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Il non profit in cassaforte

Mediocredito e AsterX lanciano dei corsi dove manager e dirigenti bancari insegnano come si gestisce un’impresa.

di Marco Piazza

In attesa del matrimonio, che sarà celebrato a Montecitorio, quando i parlamentari voteranno finalmente la legge di riforma, fondazioni bancarie e Terzo settore si sono fidanzati. Un fidanzamento ufficiale, che si è svolto nella lussuosa sede del Mediocredito centrale, a Roma, con il sottosegretario al Tesoro, Roberto Pinza, intervenuto a benedire i promessi sposi. Una cerimonia partecipata, che lascia però ancora un grosso dubbio da sciogliere: la data delle nozze. Visto che la legge che dovrebbe riformare la normativa sulle fondazioni bancarie, spostando il loro baricentro dalla filantropia alle attività sociali, giace ancora in Commissione al Senato. Ma torniamo al fidanzamento. L?occasione è stata offerta da Mediocredito che, insieme all?associazione di servizi per il non profit AsterX, il 28 maggio scorso ha presentato, in una tavola rotonda, il corso di formazione intitolato ?Verso lo scambio di utilità sociale?, un percorso formativo articolato in tre moduli, il primo dei quali si è svolto il 29 maggio mentre gli altri due sono previsti per il 18 giungo e il 1° luglio. L?idea degli organizzatori del corso è quella di far incontrare i due mondi, in modo da farli arrivare pronti al giorno in cui ci sarà la legge e si potrà cominciare a lavorare. Per far ciò sono state preparate, per le tre giornate, due sessioni di lavoro parallele: quella in cui le fondazioni saranno i docenti e spiegheranno agli enti del Terzo settore come si fa a gestire un patrimonio, a pianificare attività imprenditoriali, a essere produttivi, anche se ci si occupa di ambiente o di servizi alla persona. Nell?aula accanto lo scenario è ribaltato: i professori sono i dirigenti del non profit, che insegnano agli allievi bancari cosa vuol dire lavorare nel welfare, fornire assistenza a disabili, fare ricerca scientifica. «Le fondazioni bancarie possono avere un ruolo nell?economia sociale, come è già avvenuto in altri Paesi», ha affermato introducendo la tavola rotonda l?amministratore delegato di Mediocredito, Giorgio Tellini, «non si devono più limitare alla beneficenza e alle donazioni. Il Terzo settore invece dovrà preoccuparsi di curare meglio la gestione del fund raising, con progetti professionali». Per Franco Marzocchi, intervenuto quale portavoce del Forum del Terzo settore, «c?è un codice genetico comune tra fondazioni bancarie e enti del non profit e questo rende possibile un vero scambio. Ma occorre stare attenti perché le fondazioni, nonostante i cambiamenti continuano a concentrare le loro attività nella tutela del piccolo risparmiatore. Per loro l?utilità sociale è ancora un aspetto secondario». A dimostrare come, nei fatti, il cambio di mentalità delle fondazioni non sia ancora avvenuto, Marzocchi ha accettato il fallimento della legge del volontariato (266/91), nell?articolo in cui obbliga le fondazioni bancarie a finanziare con parte degli utili i Centri di servizio regionale. Un articolo rimasto quasi lettera morta. Per le fondazioni ha parlato il professor Giuliano Segre, presidente della fondazione della Cassa di risparmio di Venezia, per dimostrare, dati alla mano, che le cose stanno cambiando. Delle sei maggiori, ha reso noto Segre, solo la fondazione del Monte dei Paschi di Siena, continua a essere controllata per la maggioranza dalla banca. Le altre si stanno staccando. La Cariplo entra nella sua fondazione con il 27% delle quote, la Banca di Roma con il 28%, Istituto S. Paolo con il 24%, la Cassa di Verona con il 20% e la Cassa di Torino con il 10%. «È vero però», ha concluso Segre, «che lo zoccolo duro delle fondazioni di media grandezza continua a essere sotto il controllo delle banche». Il sottosegretario Pinza, pur declinando ogni responsabilità, visto che l?approvazione del disegno di legge dipende ormai solo dal Parlamento, ha spiegato perché la legge ritarda tanto. «La lentezza dipende dalla peculiarità del sistema bancario italiano, in cui le banche cominciano a privatizzarsi solo dopo la legge Amato del 1990». Per informazioni sui corsi: Ssis, piazza di Pietra, 26 – 00186 Roma. Telefono: 06/69923377, fax: 06/679845.


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