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Cooperazione & Relazioni internazionali

Intervista a Ernest Sesay, uno degli uomini dell’anno

Il racconto dell’impegno di Avsi e Fhm contro il virus di uno degli “Ebola Fighter”, come li ha definiti Time, in prima linea nella prevenzione e nella cura, in particolare dei bambini. «Stiamo tutelando la generazione di domani»

di Lorenzo Alvaro

Lo scorso mese, la sede del Family Home Movement in Sierra Leone riceve una segnalazione: 123 bambini rimasti senza famiglia nella zona di Bumbuna, altri 78 orfani a Magburaka. Ernest Sesay, presidente della ong locale affiliata ad AVSI, risponde subito alla chiamata e si mette al lavoro per coordinare lo staff e cercare di dare assistenza ai piccoli. «Ma è un dramma che ogni giorno si ripete», racconta al telefono, «Abbiamo ospitato alcuni bambini nelle nostre strutture e nel frattempo cerchiamo famiglie per l’affido. Un’impresa non semplice, ma che ci vede impegnati con tutte le nostre forze». È così che ogni giorno prosegue instancabile il lavoro di AVSI e FHM per assicurare accoglienza e sostegno ai bambini rimasti senza genitori e cercare famiglie adatte a prendersi cura di loro, la priorità in questo momento in Sierra Leone. Per capire in cosa consista l'impegno di chi in questi giorni è statao celebrato dal Time come persona dell'anno, cioè chi combatte contro Ebola in Africa a rischio della Vita abbiamo intervistato Ernest Sesay.
 

Ernest Sesay nella sua opera di sensibilizzazione sul territorio

Il Time ha celebrato come persona dell'anno gli Ebola Fighters, chi come voi combatte contro il virus. Vi sentite degli eroi, delle persone importanti?
In questa tragedia, perché di tragedia si tratta, sono molte le persone che hanno dato la vita, tanti volti ho in mente soprattutto di educatori, medici, infermieri, molti già morti, alcuni instancabili negli ospedali per ore. Questi sono gli eroi di questa tragedia, persone che stanno rischiando tutto senza tenere nulla per se nemmeno la vita stessa. Molte anche le persone che guarite dal virus non scappano ma si mettono a disposizione degli altri e abbracciano chi è malato e ha bisogno di cure, soprattutto gli orfani e i bambini rimasti soli.
 

La copertina di Time dedicata agli “Ebola Fighters”, persone dell'anno

In cosa consiste il vostro impegno come Avsi/FHM?
Nell’ultimo mese, il lavoro di AVSI e di FHM si è concentrato sull’assistenza alle famiglie che sono in quarantena e che non possono muoversi dagli ospedali distribuendo loro cibo, acqua e beni di prima necessità. E viveri come il latte, necessario ai neonati rimasti orfani a causa dell’Ebola, sempre di più con il passare delle ore. Siamo al lavoro, infine, per l’educazione dei bambini che non possono andare a scuola, chiuse per paura dei contagi, con un programma di educazione tramite radio, utilizzando le trasmissioni dei network nazionali che per tre ore al giorno trasmettono lezioni. Assicuriamo accoglienza e sostegno ai bambini rimasti senza genitori e cercare famiglie adatte a prendersi cura di loro, la priorità in questo momento in Sierra Leone. Abbiamo tantissimo lavoro. Aiutiamo inoltre la gente in difficoltà distribuendo acqua e viveri. Educhiamo la gente su come riconoscere i sintomi di Ebola e intervenire prontamente. Facciamo mediazione con le famiglie perché non rifiutino i sopravvissuti al virus. Quando poi una famiglia o un villaggio intero viene messo in quarantena, cerchiamo di capire quanta gente c’è e quali sono i bisogni e li comunichiamo al governo.

Tecnicamente cosa vuol dire?
Un esempio è di questa settimana. Abbiamo aperto una nuova struttura a Magburaka: un centro dedicato all’accoglienza degli orfani, nato anche grazie al contributo di Unicef. Sette stanze, dieci posti letto, sei assistenti sociali, un cuoco e una infermiera. Impegnato nella struttura, anche un sopravvissuto al virus che, in quanto immune all’ebola dopo la guarigione, può lavorare come caregiver insieme ai bambini che hanno i sintomi della malattia. Una risorsa indispensabile, come tutti i sopravvissuti nel paese, nella battaglia contro l’ebola. In un villaggio alle porte del comune di Yon, nel distretto di Tonkolili, è stato aperto anche un nuovo Community Care Center, sempre grazie a una collaborazione con Unicef. L’apertura del centro di cura fa parte di un più piano del governo per creare strutture capillari e permettere così ai malati di essere curati nelle loro zone di provenienza, vicini ai loro parenti. E non è tutto…

Che altro fate?
Trasmettiamo ogni giorno, per radio, 3 ore di lezione, mentre il nostro staff ha contattato alcuni insegnanti e professori che possono essere sentiti dagli alunni via telefono, per domande e spiegazioni sulle lezioni.

Perchè il vostro impegno è rivolto principalmente ai bambini e sul tema educativo?
Sono 2.000 i bambini rimasti orfani dallo scoppio dell’epidemia. Stime che sono destinate a salire fino a 10mila, secondo il ministero della Salute della Sierra Leone. La nostra priorità, adesso, è quella di assicurare accoglienza e sostegno ai bambini rimasti senza genitori e cercare famiglie adatte a prendersi cura di loro. I bambini sono il futuro del paese, vanno tutelati e sostenuti in questa difficilissima situazione. Inoltre oltre all’importanza dell’accoglienza e delle cure mediche fondamentale è l’educazione, le scuole sono chiuse, i bambini non possono assistere alle lezioni bisogna intervenire sul fronte educativo per tutelare la generazione del domani.

Info
Per dare adeguata assistenza ai minori e ai bambini orfani, è possibile attivare un sostegno a distanza d’emergenza: con meno di ottanta centesimi al giorno (312 euro l’anno) puoi sostenere un bambino in Sierra Leone che sarà seguito dai nostri operatori per far fronte ai bisogni più immediati (distribuzione beni alimentari, accoglienza e assistenza). Puoi attivare un SAD d’Emergenza online, oppure scrivi a sostegno.distanza@avsi.org, o telefona a AVSI Sostegno a distanza tel. 0547 360811.


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