Banche ed enti filantropici
Intesa Sanpaolo, in arrivo dividendi record per le fondazioni
A Milano, l'ad Carlo Messina ha presentato i dati del primo trimestre: 2,3 miliardi di utili con una proiezioni di oltre 8 sul 2025. Cifre che prospettano agli enti, azionisti per il 20%, dividendi davvero importanti per la loro attività, anche a favore del Terzo Settore
Buone notizie per il Terzo Settore italiano quelle che sono arrivate oggi (ieri per chi legge, ndr) da Milano, dove Intesa Sanpaolo presentava i risultati del primo trimestre. Buone perché, visto che la prima banca italiana chiude a 2,3 miliardi di utile, +17% rispetto allo scorso anno, con una proiezione sul 2025 di oltre 8 miliardi, le fondazioni bancarie, azioniste per circa il 20%, riceveranno centinaia di milioni sotto forma di dividendi con cui realizzare la propria attività, in parte anche erogativa a favore del non profit del Paese, appunto.
«Il miglior utile dal 2007», ha detto Carlo Messina, amministratore delegato, presentando i dati alla stampa in un incontro, questo pomeriggio, a Ca de Sass, la storica sede Cariplo a Milano, al civico 8 di via Monte di Pietà.
Dunque ottime notizie per Compagnia di San Paolo, che ha il 6,5% del capitale, Fondazione Cariplo, che detiene il 5,25%, e giù giù, passando per le partecipazioni minori di Padova e Rovigo, Firenze, Bologna, Cuneo, Pavia.
Il 2007 è praticamente l’atto di nascita dell’attuale Intesa, quando ci fu la fusione con San Paolo Imi della banca già nata dalla unione di Cariplo con Ambrosianoveneto.
La visione del futuro e i pranzi con Orcel
In una conferenza stampa in cui spesso i giornalisti sono sembrati più interessati agli assetti futuri dell’Associazione Bancaria Italiana – Abi e alle sorti del presidente Patuelli, «con chi vado a pranzo sono cavoli miei, scusate», ha detto ridendo, riferendosi a una colazione con l’ad di Unicredit, Andrea Orcel, che era stata descritta come decisiva per le sorti dell’associazione, Messina ha raccontato di essere ottimista sul futuro dell’Italia, di vedere una crescita che, nel 2025, potrebbe arrivare a un 1% del Pil: «Supereremo la previsione dall’Ocse» ha detto, anche grazie agli investimenti del Pnrr, «fondamentali per potere garantire il rafforzamento dell’occupazione e di tutte le misure che consentono di ridurre le diseguaglianze».
Fra famiglie e fondazioni
Il ceo ha fatto il quadro di una banca solida, sostenibile economicamente, le cui azioni, oltre alle già citate fondazioni, sono in mano per un 20% alle famiglie italiane, «siamo quello che Generali era anni fa per i pensionati: un titolo in cui si potevano investire i propri risparmi» e per il 60% al mercato internazionale «ma, anche in questo ambito, parliamo di fondi pensione e di fondi con una visione di medio e lungo termine». Insomma «un azionariato improntato alla sostenibilità».
Per tornare alle fondazioni, Messina ne ha tessuto l’elogio: «Sono il nostro punto di forza assoluto», ha detto, «cioè Intesa Sanpaolo non sarebbe così, se non ci fossero le fondazioni e io sono testimone della grande capacità di questi enti di poter garantire una serenità al management, senza nessuna intrusione sulle decisioni di business, con una visione di sostenibilità futura e con un comune senso sui progetti di carattere sociale».
«Fondazioni, ha ragione Guzzetti:
un sistema da preservare»
Neppure una domanda dalla platea che sollecitava, senza citarla esplicitamente, un commento alle vicende di Fondazione Crt, definite «il polverone delle fondazioni», lo aveva scalfito: «Sinceramente», ha risposto, «mi sembra che, a parte un caso specifico, dove io ho letto solo quello hanno scritto i giornali, le fondazioni che conosco, con le quali interagisco come azioniste, siano fondazioni eccellenti, il meglio che c’è in Europa. Quindi, francamente, non capisco le polemiche su questo fronte: se sbagliano un paio di mosse, interverranno per sistemarle, ma questo settore è un punto di forza del nostro Paese, non un punto di debolezza». E poi, ancora, una citazione dello storico ex-presidente di Fondazione Cariplo e Acri, Giuseppe Guzzetti, intervenuto in settimana a replicare l’uscita polemica su La Stampa dell’ex-ministro Giulio Tremonti, altrettanto storico avversario dell’assetto privatistico di questi enti: «Sono totalmente d’accordo con Guzzetti», ha tagliato corto Messina, «è un settore che va preservato totalmente».
«Più investimenti diretti nel sociale? Valuteremo»
Rispondendo a una domanda di VITA, sull’ipotesi che questi ricchi dividendi possano incrementare anche la già importante attività sociale diretta di Intesa Sanpaolo, Messina è stato possibilista: «Dal 2023 fino al primo trimestre di quest’anno», ha detto, «abbiamo già destinato 400 milioni di euro al settore sociale che è più di tutti i dividendi che sono stati erogati da parte e fondazioni più grandi. Quindi già svolgiamo, oggettivamente, una forte azione anche con i finanziamenti che facciamo al Terzo Settore con quella che era la ex Banca Prossima (oggi Direzione Impact, ndr), dove ovviamente siamo l’interlocutore principale».
Intesa, ha spiegato l’a.d, «continuerà a investire molto su questo. La forte redditività della banca ci consente di poter destinare delle quote molto significative e, alla fine dell’anno, faremo le valutazioni se questi ammontare possono essere anche incrementati», con la possibilità per la banca «di fare delle valutazioni ulteriori di supporto al Terzo Settore o a chi ha bisogno nel nostro Paese», ricordando l’impegno di Intesa «a gestire direttamente o indirettamente, con altri soggetti fra cui le Caritas, il più grande progetto contro la povertà nel nostro Paese».
Profumo, il presidente giusto per Isybank
In ultimo ma non per ultimo, la nomina dell’ex-presidente Acri, Francesco Profumo, che assumerà la presidenza IsyBank e, secondo alcuni, ennesima dimostrazione di quanto siano buoni i rapporti col mondo delle fondazioni bancarie: «Quando Francesco ha lasciato la presidenza di Compagnia di San Paolo», ha spiegato Messina, «ho sempre pensato a lui per questo ruolo. È il presidente perfetto per aiutarci anche a poter posizionare la banca correttamente in Europa».
Sostenibili non sorprendenti
A un giornalista finanziario che, alla fine della conferenza stampa, gli chiedeva in favore di telecamera come commentasse l’accoglienza tiepida della Borsa italiana, aggiungendo che gli investitori «si aspettavano in fondo qualche sorpresa in più», il numero uno di Intesa ha risposto, sibillino: «E infatti noi non siamo sorprendenti, siamo sostenibili».
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