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«Meglio chiudere». in Germania la scuola scoppia

La preside di un istituto della periferia scrive al Senato di Berlino: «Siamo allo stremo delle forze». E un’altra: «In alcune classi il 90% degli alunni è straniero.

di Riccardo Bagnato

Un grido d?aiuto lungo tre pagine per descrivere le drammatiche vicende che hanno coinvolto la scuola superiore della Rütlistrasse, nel quartiere berlinese di Neukölln. Sono passate poco più di due settimane da quando Petra Eggebrecht ha preso carta e penna e scritto al Senato della città di Berlino. «Siamo senza speranza. Certi colleghi vanno in classe con il cellulare acceso per poter chiedere aiuto in caso di aggressione. Siamo allo stremo delle forze». Firmato: la preside. Quello che sembrava un ultimo estremo tentativo per attirare l?attenzione su quanto stava accadendo, era in realtà il coperchio a un vero e proprio vaso di pandora senza fondo. Da settimanali prestigiosi come Die Zeit o Der Spiegel, fino ai locali Tagesspiegel o agli immancabili tabloid BZ e Berliner Kurrier, tutti hanno dedicato copertine e approfondimenti alla ?scuola del terrore?, questo il soprannome che si è guadagnata. Qui dentro insegnanti e alunni, insieme alle proprie paure e difficoltà, abbandonati da istituzioni e famiglie a mala pena riescono a tollerarsi l?uno l?altro. Tanto che a contare i casi di violenze degli ultimi mesi, l?urlo lanciato dalla preside Eggebrecht sembra quello di un naufrago su un?isola deserta, giunto quasi per miracolo nelle mani di qualche politico cittadino, poi raccolto da altri insegnanti, amplificato dalla stampa, e finalmente rimbalzato a livello nazionale. Non più e non solo Neukölln quindi, ma un elenco lunghissimo di atti vandalici e violenze incomprensibili che hanno portato la scuola tedesca sull?orlo dell?inferno e la condizione dei giovani immigrati di periferia di tutta la Germania sulle prime pagine dei giornali.Come nel caso di Ali e Jessica. Teenager. Lui 16, lei 15 anni. Una storia d?amore finita in un parco, dove il 4 dicembre scorso Ali, insieme al suo amico Faruk, ha tentato di provocare l?aborto di lei a suon di calci nel ventre. O come l?ennesima denuncia e abbandono, questa volta della preside della Theodor-Plievier-Oberschule nel quartiere di Wedding, a nord di Berlino: «Nelle nostre classi arriviamo ad avere il 90% di stranieri», dice Angela Prase-Mansmann e si domanda «chi e come ci si dovrebbe integrare in queste condizioni?». E ancora nel racconto di Ayse e Meryan, due studentesse della stessa Rütli-Oberschule, entrambe di 16 anni, che hanno deciso di andarsene via: «A casa di solito non parliamo di quello che succede in classe. I nostri genitori hanno già molte preoccupazioni», dice Meryan, e continua: «Un giorno un tipo è entrato in classe, era di un?altra scuola, e ha picchiato l?insegnante», e Ayse aggiunge, «gli insegnanti non possono farci nulla, hanno paura quanto noi». L?ennesimo e forse più chiaro campanello d?allarme, dunque, per l?intera politica d?integrazione condotta dalla Bundesrepublik negli ultimi decenni. E su cui sono intervenuti tutti i politici di grido, dal segretario generale della Cdu, Volker Kauder, al cancelliere Angela Merkel, la quale ha invitato i suoi connazionali a manifestare «con orgoglio il proprio essere tedeschi» e a difendere quella lingua germanica che nelle nuove generazioni, anche in conseguenza dell?alta presenza di giovani extracomunitari, sembra sempre più corrotta. A rincarare la dose, come se ce ne fosse bisogno, ci si è messo anche il premier bavarese Edmund Stoiber (Csu)che ha confermato: «Chi non sa il tedesco non sarà iscritto a scuola, chi si renderà responsabile di atti di teppismo in classe verrà immediatamente radiato, coloro che nel lungo periodo rifiutano l?integrazione dovranno lasciare la Germania».


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