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Povertà, il ReI termina il suo iter parlamentare

Le Commissioni del Senato e della Camera hanno espresso il loro parere sullo schema di decreto del Governo: si chiude così oggi l'iter parlamentare del ReI. Il parere del Senato richiama «la necessità di un rafforzamento del personale dei servizi sociali e dei centri per l'impiego perché il sistema possa prendere in carico le persone e le famiglie in difficoltà, con l'ottica di "aiutare chi deve aiutare"», quello della Camera invece parla esplicitamente della necessità di prevedere una deroga ai limiti e divieti vigenti per le assunzioni legate al potenziamento della rete territoriale dei servizi sociali.

di Sara De Carli

Il reddito di inclusione potrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri lunedì 7 agosto, per il suo ultimo e definitivo passaggio. La Commissione Lavoro del Senato ha dato ieri parere favorevole allo schema di decreto legislativo recante disposizioni per l’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà (AG 430), ovvero il decreto attuativo della legge 33/2017 che istituisce a decorrere dal 1° gennaio 2018 il Reddito di inclusione (ReI), quale misura unica a livello nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale (qui il testo del parere approvato). Il ReI potrà essere richiesto dal 1° dicembre 2017 e raggiungerà – ha detto il sottosegretario Luigi Bobba proprio in Commissione Lavoro – 1.800.000 persone, di cui 800mila minori ».

Il parere della Commissione Lavoro del Senato, nelle osservazioni, non modifica in maniera rilevante il decreto del Governo: non c’è ad esempio il reintegro del comma che era presente nello schema di decreto entrato in Consiglio dei Ministri e poi eliminato nel testo trasmesso alle Camere, che prevedeva la possibilità di assumere operatori sociali in deroga ai divieti di nuove assunzioni, chiesto fra gli altri dall'Alleanza contro la Povertà e da Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali: «non è stato possibile perché al momento c’è un vincolo di risorse da parte della Ragioneria. Nelle premesse però abbiamo insistito molto su questo necessario rafforzamento dei servizi sociali e di prossimità e nelle osservazioni abbiamo scritto che all’articolo 15 appare opportuno aggiungere che “nel monitoraggio delle criticità rilevate, specifica attenzione è rivolta all’adeguatezza di professionalità sociali in organico ed alle ragioni dell’eventuale insufficienza”», spiega Annamaria Parente, relatrice del provvedimento. «Significa che se all’atto del monitoraggio si rilevasse che le risorse professionali sono insufficienti, si potrà intervenire. Dico anche di più, ora c’è da approvare la legge di bilancio, se riusciremo a trovare risorse andranno a rafforzare i servizi, questo è il mio impegno».

Nelle premesse, è ribadita con forza la necessità di arrivare il più presto possibile a una miusra che sia effettivamente universale: si ricorda che nella prima fase «il ReI è riservato a una platea molto ampia, anche se non esaustiva delle persone in povertà assoluta», si sottolinea che «la legge delega prevede un graduale incremento del beneficio e una estensione dei beneficiari da attuarsi mediante il Piano nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale e grazie alle risorse attese dal riordino delle prestazioni di natura assistenziale finalizzate al contrasto della povertà e da eventuali ulteriori risorse da definire mediante specifici provvedimenti legislativi», che «una misura definita essenziale ed universale deve necessariamente tradursi in un diritto esigibile per tutta la popolazione individuata in condizioni di fragilità economica e sociale, e non nei limiti delle risorse disponibili» e si osserva che «il tema delle risorse adeguate e sufficienti riguarda sia la misura passiva del trasferimento monetario ai beneficiari sia la quota di risorse destinata ai servizi».

Sulla questione dei servizi, le premesse definiscono il ReI come «una misura nazionale e di prossimità nello stesso tempo», ricordano che «la legge delega e il decreto attuativo intervengono su una carenza atavica del sistema sociale nazionale», il fatto che «il ReI sia un LEP» ed esplicitano «la necessità di un rilancio della programmazione sociale, i cui risultati non sono stati soddisfacenti in questi anni, per connettere responsabilità, risorse e risultati conseguiti». Vengono valutati positivamente «il forte richiamo alla legge n. 328 del 2000 per una sua effettiva attuazione in tema di contrasto alla povertà ed il collegamento con la normativa del terzo settore, legge n. 106 del 2016 ed i suoi recenti decreti attuativi» e «la messa a sistema del ruolo degli enti del terzo settore nel contrasto alla povertà, includendoli anche nella progettazione personalizzata». Infine le premesse richiamano esplicitamente «la necessità di un rafforzamento del personale dei servizi sociali e dei centri per l'impiego perché il sistema possa prendere in carico le persone e le famiglie in difficoltà, con l'ottica di "aiutare chi deve aiutare"».

Anche la Camera ha approvato oggi, nelle Commissioni congiunte XI e XII, il prescritto parere sul decreto legislativo attuativo della legge delega sul contrasto alla povertà. Così si chiude quindi oggi l’iter parlamentare del Reddito d’Inclusione (ReI). Le deputate Pd Ileana Piazzoni e Anna Giacobbe, relatrici del provvedimento rispettivamente per le Commissioni Affari Sociali e Lavoro della Camera ricordano come in fase di prima attuazione la misura «potrà contare su circa 2 miliardi di euro e sarà rivolta ai nuclei familiari con figli minori o disabili, donne in stato di gravidanza o persone ultra cinquantacinquenni in condizione di disoccupazione, per arrivare gradualmente, con progressivo incremento delle risorse, a raggiungere tutte le persone in condizione di povertà assoluta. Un obiettivo che va perseguito con il Piano nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale, come precisato nel parere oggi approvato, garantendo innanzitutto il buon funzionamento della misura e il completo utilizzo delle risorse ad oggi stanziate». Diverse sono le indicazioni fornite al Governo per la stesura definitiva del decreto: «dall'opportunità di riconoscere il beneficio agli ultra cinquantacinquenni disoccupati a prescindere dalla causa di tale stato e indipendentemente da una precedente occupazione, alla necessità che il Piano nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale possa innalzare il massimale del beneficio e il limite mensile di prelievo in contanti; dall'opportunità di prevedere una deroga ai limiti e divieti vigenti per le assunzioni legate al potenziamento della rete territoriale dei servizi sociali, alla necessità di prevedere termini certi per l’erogazione ai Comuni e agli Ambiti territoriali delle risorse a ciò destinate».

Photo by Christian Spies on Unsplash

Aggiornamento alle 10.45 di giovedì 3 agosto: per problemi tecnici il decreto povertà non sarà in Consiglio dei Ministri di lunedì


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