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Cooperazione & Relazioni internazionali

Ocean Viking soccorre 272 migranti, si teme per un naufragio

La nave della Ong Sos Mediterranee ha portato a termine tre operazioni di soccorso e ora attende per l'assegnazione di un porto sicuro. Sale il numero dei migranti portati indietro in Libia. L'Oim: "non si hanno più notizie dei 600 migranti riportati a terra dalla cosiddetta guardia costiera libica lo scorso gennario e portati in un centro governativo". Alarm Phone chiede con urgenza chiarimenti alle autorità su un imbarcazione in difficoltà che era stata segnalata il 9 febbraio, a bordo c'erano 91 persone

di Alessandro Puglia

Soccorsi, riportati in Libia e scomparsi. Èquanto sta accadendo in queste ore nel Mediterraneo centrale in assenza di politiche europee che garantiscono il soccorso in mare. Da oltre 48 ore l’Ocean Viking della Ong Sos Mediterranée sta attendendo di conoscere un porto sicuro di sbarco dopo aver portato a termine tre operazioni di salvataggio, in meno di 48 ore, tra il 18 e il 19 febbraio.

«Tre operazioni di soccorso che sono state condotte in una totale assenza di coordinamento dalle autorità marittime. La JRCC (il centro di coordinamento di soccorso libico) non ha mai risposto alle nostre chiamate e le persone con cui ci interfacciamo non parlano l’Inglese. I centri di coordinamento europeo hanno continuato a dirci di contattare le autorità libica e non hanno offerto alcun supporto nonostante abbiamo fatto presente che Tripoli non risponde. E’ inaccettabile che queste persone vengano lasciate sole, in mezzo al mare, in condizioni di sovraffollamento e in imbarcazioni instabili dove la morte è la sola possibile opzione», scrive Sos Mediterranée in un comunicato.

A bordo della Ocean Viking ci sono ora 274 persone, donne e minori, che come testimonaniato dai medici di MSF a bordo hanno nel corpo chiari segni di violenze. In particolare le ferite di un uomo sono compatibili con percosse subite quotidianamente.

Nel frattempo l’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) comunica che non si hanno più notizie dei 600 migranti riportati a terra dalla cosiddetta guardia costiera libica lo scorso gennario e portati in un centro governativo. L’Oim nei giorni scorsi aveva ribadito che “i migranti soccorsi non possono essere portati indietro e che è necessario garantire porti sicuri e porre un termine alla detenzione arbitraria nei centri libici”.

Alarm Phone, la piattaforma per il soccorsi di migranti in imbarcazioni in difficoltà, chiede con una mail inviata alle autorità italiane, maltesi, libiche europee informazioni sul naufragio invisibile del 9 febbraio 2020 per poter dare una risposta alle famiglie delle 91 persone scomparse. Il 9 febbraio Alarm Phone aveva tempestivamente segnalato il caso di emergenza alla “guardia costiera libica” e dopo oltre un’ora hanno perso i contatti con la barca: «In quel momento le persone erano in preda al panico, dicevano che il motore non funzionava più, che l’acqua stava entrando nella barca e che c’erano delle persone in acqua», scrive Alarm Phone.


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