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Celeste Grossi: «I diritti in Parlamento, a partire da quello di vivere in pace»

Grossi, 68 anni, insegnante, giornalista, dirigente nazionale di Arci e referente nel comasco della Rete Pace e Disarmo si candida con Alleanza Verdi Sinistra per portare alla Camera «il diritto di vivere in pace. Dalla guerra, ma anche dai conflitti sociali e in armonia con l’ambiente»

di Luca Cereda

Insegnante e giornalista redattrice della rivista rossoscuola, del mensile per ragazzi Geodes Junior Celeste Grossi ha la scuola nel sangue: «Per questo ho fondato e dirigo “école – rivista di idee per l’educazione” dove mi occupo in particolar modo di educazione alla pace, all’intercultura e all’ambiente», racconta. Grossi è candidata alla Camera per Alleanza Verdi Sinistra, nel collegio plurinominale Lombardia 2.

La campagna elettorale è concomitante all’inizio del primo anno scolastico che potremmo definire “post pandemico”. Ci sono fondi del Pnrr da spendere, quel è la sua visione delle problematiche della scuola e da dove partire per risolverle?

Guardi, per risparmiare su riscaldamento ed elettricità, ci sarebbe già un’ ipotesi di riduzione del tempo scuola e di nuovo ricorso alla Dad per alcuni giorni alla settimana. In questa direzione si starebbero muovendo anche alcuni dirigenti scolastici. Siamo sempre lì, la scuola è la prima a ricevere tagli.

Davvero?

Certo. Dopo più di due anni di Covid, ancora una volta la scuola sarebbe penalizzata per l’arretratezza in cui versano gran parte delle sue vecchie strutture, con sistemi di riscaldamento e di illuminazione obsoleti ed energivori. Dopo decenni di colpevole ritardo, in assenza di un piano nazionale di ristrutturazione degli edifici scolastici per metterli in sicurezza e renderli energeticamente efficienti, oggi si torna ad ipotizzare soluzioni a costo zero per la pubblica amministrazione, come ridurre il tempo scuola in presenza, ma ad altissimo costo per il futuro del Paese e per il presente di studenti e soprattutto delle famiglie. Mentre siamo di fronte alla più grande ondata di dispersione scolastica mai vista dal Dopoguerra.

Fosse al governo oggi, in che direzione lavorerebbe per tutelare il diritto alla studio di tutti i bambini?

Credo che risparmiare sulla spesa pubblica si possa fare, anzi che sia necessario. Ma non penalizzando i più vulnerabili. Cominciamo a esigere un tetto massimo al prezzo del gas. Cominciamo ad esigere la tassazione al 100% dei 40 miliardi di extraprofitti, per restituire a famiglie, imprese e amministrazioni locali quanto indebitamente speso con le ultime bollette. Cominciamo a fare un piano di risparmio sui consumi inutili, perché non accada più che ci siano scuole e uffici riscaldati quando non ce n’è realmente bisogno, perché non ci siano negozi e supermercati con il riscaldamento acceso e le porte aperte o i banchi frigoriferi senza sportelli.

Lei vorrei portare in Parlamento tutte le sfumature della pace, da quella sociale fino a quella ambientale, da dove arriva questa sua visione?
Mio padre era comandante partigiano nella lotta di Liberazione, mi ha insegnato il ripudio della guerra. Di ogni forma di prevaricazione sul prossimo. Sono pacifista, obiettrice fiscale alle spese militari, formatrice dei ragazzi e della ragazze del Servizio civile con l’Arci e la Focsiv. In Parlamento intendo portare la battaglia del movimento per il disarmo, contrastando quelle banche che finanziano in modo molto opaco l’acquisto di armi e il sostengo a guerre vicine e lontane.

La pace per lei è anche pace sociale…

Esatto. Ho animato a Como l’esperienza dell’Associazione culturale Centofiori dedicandomi, in particolare, alla gestione della prima Bottega del commercio equo e solidale aperta in città e all’organizzazione di iniziative sulla valorizzazione delle culture “altre”. Gli altri sono persone che arrivano da Paesi lontani, ma anche chi ci sta vicino e vede se stesso, le sue relazioni e la vita in modo diverso. Le persone chiedono diritti.

Qual è il più urgente?

In primis lavoreremo per il diritto alla cittadinanza, con una nuova legge che eviti quanto è successo ad una giovane donna di 25 anni non ha potuto candidarsi con il nostro partito perché, pur essendo in Italia da quando ha nove mesi, non ha un reddito sufficiente per ottenerla. Anche se ha studiato dalle elementari alla laurea in Italia.

Diceva anche che vorrebbe difendere e battersi per i diritti delle donne

Io sono nata a Caserta nel 1954. Ho iniziato a fare politica a 14 anni, nel 1968, dove sono stata attiva nel movimento studentesco e nei collettivi femministi, esperienza continuata anche a Como. Vorrei che le donne, che rappresentano la maggior parte dell’elettorato, abbiano una voce. Vorrei lavorare sull’affermazione della cultura delle donne, capace di riconoscere e valorizzare le differenze e di gestire i conflitti in una logica diversa da quella della sopraffazione e della violenza. O del vedere la donna sono come madre e nume del focolare domestico.

Un’ultima questione che vorrei affrontare, il partito per cui si candida la riporta nel nome: “Verdi”. Cosa fare per accelerare la transizione ecologica e contrastare gli effetti della crisi climatica?

Di solito comincio sin dai miei ragazzi a scuola a fare educazione ambientale. Credo sia necessaria per la loco coscienza civica. In Parlamento vorrei che portare un’accelerata degli investimenti sulle energie rinnovabili (solare, eolico), dicendo definitivamente no al nucleare e alle trivelle. Ci vorrebbe una riforma ambientale del fisco secondo il principio “chi inquina paga”. Infine, visto che dove è stato fatto ha funzionato molto bene, credo sia necessario un piano straordinario per il trasporto pubblico locale gratuito e con mezzi esclusivamente elettrici.

Le altre interviste ai #candidatisociali:

Rahel Sejum

Paolo Galeotti

Roberto Rossini

Federica Gasbarro

Mario Barbuto

Emanuele Alecci

Filippo Sestito


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