Cooperazione & Relazioni internazionali

Armi nucleari, associazioni cattoliche chiedono all’Italia di proibirle

Acli, Pax Christi, Papa Giovanni XXIII, Azione cattolica, Focolari, Sant'Egidio e altri movimenti ecumenici chiedono la ratifica del Trattato Onu. Manfredonia (Acli): «La firma sarebbe un segnale forte per iniziare un vero percorso di pace e per accompagnare monsignor Zuppi in questa sua missione in Ucraina, perché possa davvero aprire le strade necessarie»

di Giampaolo Cerri

In occasione del 2 giugno, Festa della Repubblica, e quindi della tradizionale parata militare ai Fori imperiali di Roma, le associazioni e organizzazioni del mondo cattolico e dei movimenti ecumenici e non violenti su base spirituale, hanno chiesto che il Governo Italiano ratifichi il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari dell’Onu, «come primo passo per arginare la guerra in Ucraina e intavolare un percorso diplomatico che porti alla pace», sottolinea una nota delle Associazioni cristiane lavoratori italiani – Acli.

«Ci troviamo in uno scenario apocalittico, oggi è necessario più che mai che il Trattato venga firmato perché il crinale su cui stiamo camminando è pericolosissimo» ha dichiarato Carlo Cefaloni del Movimento dei Focolari aprendo la conferenza stampa svoltasi ieri, presso la Camera dei Deputati.

«Domani ci sarà la parata militare, noi invece siamo qui per dire che non vogliamo la guerra ma dobbiamo deciderlo davvero», ha detto don Renato Sacco di Pax Christi, «perché in quest’ultimo anno sono stati investiti 2240 miliardi di euro in armamenti, questo significa che si vuole la guerra: c’è bisogno di scegliere in maniera forte e determinata la pace».

Durante la conferenza stampa è intervenuta anche Enkolina Shqau dell’Associazione Papa Giovanni XXIII «che ha sottolineato che “per dire di no alla guerra e alle armi nucleari non si tratta di essere buoni ma di essere intelligenti perché non è possibile che ancora non abbiamo imparato nulla dai disastri del secolo scorso».

«In occasione della festa del 2 giugno vogliamo ricordare come l’Assemblea costituente», ha sottolineato Emanuela Gitto, vicepresidente Settore Giovani di Azione Cattolica, «decise di mettere il ripudio della guerra tra i pilastri fondativi della nostra Repubblica, per questo è importante che da queste stanze parta la richiesta di far tacere le armi e di aprire un vero dialogo verso la pace»

Secondo Emiliano Manfredonia, presidente Acli, «in questi mesi è mancata la politica, soprattutto è mancata una visione profetica della politica. E così a vincere sono i soliti trafficanti, compresi quelli di droga e di esseri umani. Impegniamoci invece per firmare questo trattato come gesto profetico, come segnale forte per iniziare un vero percorso di pace e per accompagnare monsignor Zuppi in questa sua missione in Ucraina, perché possa davvero aprire le strade necessarie». Maurizio Simoncelli, portavoce della campagna Italia ripensaci ha spiegato che “il Trattato finora è stato firmato da nazioni che non hanno produzioni nucleari e sarebbe bello che invece l’Italia fosse la prima a dare il buon esempio in tal senso perché lo sappiamo, avere armi nucleari non aumenta la sicurezza di un paese, ma piuttosto il contrario».

Nella sala stampa della Camera dei deputati erano presenti anche alcuni parlamentari, tra cui il deputato dem Paolo Ciani, che ha voluto ribadire quanto sia importante l’impegno della politica «e non fa onore alla politica europea il via libera di queste ore da parte di Strasburgo che permetterà l’uso di fondi del Pnrr per la produzione di munizioni da inviare in Ucraina». Anche Nicola Fratoianni, dell'Alleanza Verdi Sinistra, ha commentato la notizia del voto dell’Europarlamento dicendo che «questi sono atti che non hanno nulla a che vedere con la vera politica e sono molto felici di manifestazione come quella che avete organizzato oggi perché sono necessarie per far cambiare direzione ai decisori».

Mario Marazzitti della Comunità Sant’Egidio ha voluto aggiungere che «la firma di questo documento sicuramente non serve a risolvere il conflitto in Ucraina, ma è un primo passo per abbassare la febbre della guerra e questa corsa folle agli armamenti». «La buona politica è quella che ci fa uscire dalla logica del mercato», ha detto Maurizio Certini della Fondazione Giorgio La Pira, «quindi dal business legato alla produzione di armi perché bisogna far capire a tutti che le bombe portano insicurezza».

Al termine della conferenza stampa, i rappresentanti delle associazioni si sono ritrovati davanti a Montecitorio per esporre uno striscione dove c’era scritto: «Per una Repubblica libera dalla guerra e dagli armi nucleari».

La foto in apertura è di Fabio Fiorani per Agenzia Sintesi.


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