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ActionAid: «Senza associazioni la ricostruzione crea deserti»

Un tavolo di confronto partecipato, una normativa unica e tempi certi per la ripartenza dopo un disastro naturale: l'associazione ha consegnato al ministro Musumeci le linee guida della campagna #Sicuriperdavvero

di Redazione

Dopo l’alluvione in Emilia-Romagna, l’ennesima a pochi mesi da Ischia e da quella nelle Marche, e dopo 50 anni di emergenze, l’Italia non ha ancora una legge quadro, un vero e proprio Codice delle Ricostruzioni, che indichi come affrontare la ricostruzione, con conseguenze gravi sui tempi, le modalità da attuare e sui diritti delle persone colpite, sul futuro di intere comunità e centri abitati. Per questo deve essere aperto con urgenza un processo di ascolto e consultazione con i comitati e le associazioni che rappresentano le persone colpite e le organizzazioni della società civile coinvolte insieme ai territori, perché venga redatta una legge sulle ricostruzioni che tenga conto del loro punto di vista, saperi, esperienze: in concreto si tratta di «aprire un tavolo con i portatori di interesse e di bisogno: i cittadini e le cittadine, le associazioni che si sono occupate a diverso titolo delle crisi e ancora oggi sono in questi territori». La richiesta è arrivata questa mattina da ActionAid che, proprio nel giorno dell’apertura del tavolo governativo permanente che dovrà decidere della ricostruzione in Emilia Romagna, ha consegnato al ministro per la protezione civile e per le politiche del mare Sebastiano Nello Musumeci le linee guida della campagna #Sicuriperdavvero. QUI il documento integrale.

#Sicuriperdavvero. L’iniziativa, dal 2019, ha attivato oltre 400 persone e realtà sociali, associazioni, comitali locali, esperti attorno all’urgenza di avviare un dibattito pubblico, partecipato e ampio, sulle politiche di prevenzione e di ricostruzione in Italia. «In questo lungo percorso – ricorda Katia Scannavini, vice segretaria ActionAid Italia – abbiamo elaborato delle linee guida e tentato di coordinarci con le istituzioni sulla necessità di una legge organica sulle ricostruzioni». Un percorso che, sottolinea sempre Scannavini, non ha portato tuttavia a delle «risposte concrete».

L’assenza di una normativa per le ricostruzioni fa sì che non sia previsto e disciplinato il ruolo delle persone e comunità colpite nelle ricostruzioni. Il loro diritto di essere informati sullo stato della ricostruzione e partecipare alle decisioni che determineranno il ritorno alla normalità ed il futuro dei loro territori non è garantito in alcun modo

Katia Scannavini, ActionAid Italia

Le richieste al Governo

L’iniziativa di ActionAid Italia chiede prima di tutto che venga messo a punto «un modello di gestione stabile, certo ed efficace per le ricostruzioni in Italia e che nel definirlo vengano coinvolte le comunità e i territori già colpiti perché hanno maturato esperienza e sapere locale». Che venga disciplinato «in maniera chiara ed uniforme su tutto il territorio nazionale cosa accade alle persone, ai servizi di welfare, alle attività economiche e sociali nel periodo che intercorre tra la prima risposta e il superamento dell’emergenza con l’avvio della ricostruzione vera e propria». Che sia garantita «la partecipazione delle persone che vivono e animano i luoghi colpiti in tutte le fasi della ricostruzione e anche nelle fasi di transizione tra risposta e superamento dell’emergenza, attivando spazi, modi e luoghi di coinvolgimento di tutte le espressioni delle comunità colpite». Si sottolinea inoltre la necessità che «vengano stabiliti processi e luoghi deputati a rendere conto delle risorse pubbliche che vengono impiegate per le ricostruzioni ad avere accesso a tutte le informazioni che riguardano le ricostruzioni», «che venga garantita a cittadini e cittadine e loro forme organizzate la possibilità di promuovere attività a beneficio della collettività e contribuire con la loro iniziativa al processo di ricostruzione» e che «vengano previste sempre misure e risorse dedicate alla ricostruzione e alla rigenerazione sociale, economica e culturale per tutto il tempo necessario al ritorno della normalità».

Senza gli e le abitanti, senza i comitati e le associazioni locali che si spendono ogni giorno per mantenere viva la comunità, ogni ricostruzione è destinata a creare luoghi deserti

Katia Scannavini, ActionAid Italia

Le risposte del ministro

Dalla tragedia del Belice in Sicilia, dal 1968 a oggi, «sono state oltre 5 mila le vittime» di eventi catastrofici come terremoti e alluvioni, ha ricordato il ministro Musumeci, «eppure in 80 anni, in tema di tutela del territorio non sono stati fatti passi avanti assai significativi. La tutela del territorio è affidata a sei otto organismi istituzionali doversi e manca una strategia unitaria» in fatto di prevenzione e ricostruzione. E la partecipazione? «Quando si elabora un progetto di legge è difficile sentire la base» ribadendo tuttavia il lavoro di ascolto «degli enti rappresentativi» e sottolineando come il disegno di legge sulla ricostruzione sia lo strumento che permette «all’associazionismo di intervenire per apportare le necessarie modifiche».

I numeri di 50 anni di emergenza

Solo negli ultimi 50 anni il nostro Paese ha subito sei violenti terremoti. Il 36% dei comuni italiani si situa nelle zone sismiche più pericolose. Qui vivono circa 22 milioni di persone e sono presenti più di 6 milioni di edifici, la maggior parte ad uso residenziale. Secondo i dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, Il 93,9% dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni ed erosione costiera. Se l’Italia avesse un codice delle ricostruzioni, sottolinea Actionaid, «i territori non verrebbero lasciati ad ogni nuovo evento catastrofico alla discrezionalità di chi è al Governo in quel momento», «non si perderebbero settimane di tempo a discutere su quale figura sia più adatta a gestire il post emergenza», o «quali siano i luoghi deputati a prendere tali decisioni o ancora, le persone saprebbero già a quali strutture rivolgersi e con che tempi verrebbero attivate le misure per la ricostruzione e conoscerebbero in modo certo e tempestivo i criteri con cui riceveranno contributi per ricostruire e poter tornare ad abitare le proprie case e i propri territori».

La foto in apertura è di © Avalon:Sintesi Cesena Alluvione Emilia Romagna. Le altre immagini sono da https://www.youtube.com/@ActionAidItaliaActionAidItalia


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