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Economia & Impresa sociale 

Terzo settore, credito sì ma non per progettare

Ai Cantieri ViceVersa in corso a Padova, realtà associative a confronto con banche, assicurazioni, società di investimento responsabili. Presentata una ricerca Forum-Aiccon che fotografa il rapporto del non profit con gli strumenti finanziari: le risorse usate prevalentemente per la gestione ordinaria e l'anticipo di contributi pubblici. Crowdfunding quasi sconosciuto. Claudia Fiaschi: «Passi avanti ma servono cambiamenti culturali»

di Giampaolo Cerri

Terzo Settore e buona finanza si parlano molto di più rispetto a quanto accadeva fino a pochi anni fa, ma da parte dei diversi enti del Terzo Settore c'è ancora poca famigliarità con le soluzioni di finanza che possono accompagnare lo sviluppo e migliorare l'impatto dei progetti. Gli stessi operatori finanziari sottovalutano l'importanza di alcune aspettative del Terzo Settore che vede nella finanza non solo una offerta di prodotti ma anche un potenziale di relazioni, di opportunità formative, di alleanza per la costruzione di economie di scala adeguate a generare impatto anche attraverso gli strumenti finanziari. È quanto emerge dallo studio Terzo settore ed ecosistema finanziario: sentiment di una relazione generativa, realizzato dal Forum nazionale del Terzo settore insieme ad Aiccon/Università di Bologna, con il coordinamento scientifico di Paolo Venturi, e presentato alla Summer School dei CantieriViceVersa in corso in questi giorni a Padova.

La ricerca è stata realizzata attraverso l’invio di un questionario anonimo a tutte le organizzazioni aderenti al Forum Nazionale del Terzo Settore. A rispondere sono state principalmente persone impegnate in organizzazioni di grandi dimensioni: metà nel management, l’altra metà nella governance.

Dallo studio emerge un crescente interesse del Terzo Settore nella costruzione di collaborazioni con il mondo della finanza, con una maggiore familiarità verso banche e assicurazioni: il 74,2% delle organizzazioni utilizza strumenti per assicurare i volontari, il 61,3% anche per assicurare i soci. L'uso degli strumenti bancari è ancora molto orientato alla gestione corrente e all’anticipo dei contributi pubblici (il 35,5%) e poco agli investimenti. Poco rilevante l’uso di strumenti di funding mix, appannaggio di pochi innovatori.
Anche il Crowdfunding, strumento strategico non solo per raccogliere fondi ma anche per co-progettare, è poco usato: solo l’8,1% delle realtà di piccole dimensioni usa piattaforme digitali di questo tipo, dato che scende al 5,4% per le reti più grandi. Interessante la restituzione sulle relazioni "non finanziarie" tra Ets e operatori finanziari: costruzione di network tra attori per scopi comuni e formazione sono le collaborazioni più frequenti per le grandi reti.

«Il Terzo Settore può migliorare in modo consistente l'impatto della propria azione sociale con un uso consapevole delle diverse soluzioni finanziarie», dice Claudia Fiaschi, responsabile Cantieri ViceVersa per il Forum nazionale Terzo settore, «ma occorre investire ancora sulla crescita di una cultura finanziaria vocata socialmente all'interno del Terzo settore. I Cantieri Viceversa rappresentano un bel laboratorio in questa direzione ma c'è ancora molto lavoro da fare».

«Nel rapporto tra enti del Terzo Settore e i diversi strumenti finanziari disponibili», continua Fiaschi, «sono troppo poco utilizzate le piattaforme di crowdfunding che oggi sono invece lo strumento principale per intercettare la propensione alla donazione della comunità. È sottovalutato il potenziale dei prodotti assicurativi limitato oggi a quelli da obblighi di legge e registriamo un uso ordinario dei prodotti bancari. Per gli operatori finanziari la ricerca apre uno spazio interessante di programmazione: network di scopo. formazione, piattaforme di welfare aziendali o di raccolte fondi, donazioni di beni strumentali sono già in corso di sperimentazione da valutare ed espandere».

«Rispetto alla prima edizione di Cantieri Viceversa», conclude Fiaschi, «si sono fatti molti passi avanti. Allora il Terzo Settore vedeva banche e assicurazioni come un diavolo tentatore, oggi abbiamo qui cento persone, metà del mondo del Terzo Settore metà del mondo finanziario, che dialogano insieme parlando un linguaggio comune. I cambiamenti culturali chiedono tempo oltreché investimenti. Credo che siamo sulla strada giusta».


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