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Profit e non profit, insieme per chi è più fragile

La fondazione udinese Progetto autismo Fvg ha avviato un progetto di stage per persone disabili all'interno di aziende del territorio, collaborando anche con catene multinazionali. Questo ha permesso di crescere non solo a coloro che sono stati coinvolti nell'attività, ma anche alla comunità e alle imprese coinvolte

di Veronica Rossi

Lavorare restituisce un senso di dignità, crea delle relazioni, dà la possibilità di essere inseriti in un contesto sociale. Questa affermazione è vera per tutti, anche e soprattutto per le persone che, a causa della loro fragilità, non sono avviabili verso un impiego. Il progetto For nothing ideato da Progetto Autismo Fvg, fondazione della provincia di Udine nata dall’iniziativa di familiari di bambini e ragazzi autistici del territorio, e realizzato in collaborazione con l’ente di formazione Enaip permette anche a coloro che si trovano in una condizione di autismo ad alto carico assistenziale – quindi con difficoltà che non permettono di accedere a un vero e proprio impiego – di fare esperienza nel mondo del lavoro all’interno di grandi e piccole aziende.

«Avevamo già collaborazioni con aziende locali, ma, dopo un anno e mezzo di impegno, siamo riusciti a coinvolgere anche il punto vendita Carrefour di Udine», racconta Elena Bulfone, la presidente della fondazione. «Ci ha contattati anche Decathlon, con cui partiremo a settembre». In questo modo 10 persone – utenti del centro diurno gestito da Progetto Autistmo –, assieme ai loro educatori, si recano per tre ore al giorno, dal lunedì al venerdì, in cinque aziende del territorio, una per giorno a fare uno stage; al supermercato, per esempio, svolgono attività di etichettatura e di riordino. I tirocinanti non sono isolati rispetto agli altri lavoratori. Anzi: le persone di Progetto Autismo, i loro educatori e i dipendenti delle aziende passano del tempo assieme, bevono il caffè, interagiscono.

«Abbiamo visto grandi miglioramenti nelle persone coinvolte, hanno recuperato molta fiducia nelle proprie capacità», commenta Bulfone, che è anche mamma di un ragazzo autistico, «e, ci hanno detto, ci sono state ricadute positive anche per i dipendenti. Per esempio, molti hanno compreso le necessità di coloro che usufruiscono dei permessi obbligatori per assentarsi dal lavoro che noi familiari di persone fragili abbiamo, che spesso vengono concepiti come un privilegio e provocano invidia».

Questo modello di attività, nato in Friuli, è esportabile e replicabile in tutte le aziende del territorio nazionale che, andando a sostenere l’inclusione delle persone disabili, operano per il benessere della comunità, nell’ottica della Responsabilità sociale d’impresa – Csr. «La Csr è una grande opportunità di crescita del territorio attraverso la collaborazione e lo sviluppo di partnership win-win-win: vincenti per l’azienda, per l’ente non profit e per la comunità», afferma la presidente.

«Gli enti non profit rappresentano per le aziende un’opportunità di sviluppo di parte dei loro obiettivi: sono infatti un bacino di valori e di possibilità che sono ideali e funzionali per le aziende sia per contribuire alla costruzione di valore condiviso con e per la comunità, sia per costruire valore per l’impresa stessa in termini reputazionale e di percezione del brand. Infine, per un ente no-profit la disponibilità ad accogliere adulti con autismo in percorsi di stage lavorativi è una grande occasione per dimostrare il valore umano di queste persone e attivare percorsi capacitanti. La dignità dei nostri ragazzi più fragili è così tutelata e promossa in maniera fattiva e concreta in percorsi protetti. Una grande vittoria di civiltà in un progetto di rete replicabile e virtuoso».


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