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Le droghe “tutte uguali” e gli operatori di strada

Parla Mirco Pulicari, psicologo e psicoterapeuta della cooperativa Il Cammino, è responsabile di due unità mobili che operano nella regione Lazio. Con un'esperienza di strada più di 10 anni nella zona a Est di Roma, spiega come «affrontare un mondo complesso e ricco di sfumature». E racconta che aumentare lo stigma sociale genera l'allontanamento dai servizi

di Redazione

No, le droghe non sono tutte uguali. Sono un mondo complesso. Affermazioni come quelle rilasciate martedì alla Camera della presidente del Consiglio Giorgia Meloni («Le droghe fanno male tutte, non esistono distinzioni, chi dice una cosa diversa dice una menzogna») hanno l’effetto di semplificare e polarizzare le posizioni E, nel pendolo fra terrore e ideologia, a farne le spese sono i consumatori di sostanze. Stigmatizzati, prendono le distanze da quei servizi che offrono sostegno. Un approccio che non è di nessun aiuto, perché non serve per poter capire e intervenire in una realtà piena di sfumature. Proprio quelle su cui agiscono gli operatori del privato sociale come Mirco Pulicari, 41 anni, della cooperativa Il Cammino, responsabile di due unità mobili di strada attive nella regione Lazio, più precisamente nella zona a Est di Roma.

Si taglia, ma senza comprendere

Psicologo e psicoterapeuta, impegnato sul fronte tossicodipendenze dal 2010, Pulicari ha le idee chiare a proposito delle dichiarazioni di Giorgia Meloni. «Sono parole – dice – che vogliono semplificare e che hanno come obiettivo di polarizzare un certo tipo di opinione pubblica, condizionare un certo tipo di pensiero e favorire un certo tipo di cultura proibizionista, che taglia senza comprendere. Una frase poco utile a mio avviso che non aiuta a comprendere le reali problematiche di questo mondo. Pensare che tutte le droghe funzionino allo stesso modo e abbiano tutte lo stesso obiettivo significa ignorare la scientificità che c’è dietro a studi che affermano il contrario».

Più informazione e prossimità

Se non ha senso ridurre in questo modo la complessità del tema droga, la chiave di lettura appropriata va invece ricercata nell’informazione. «Le sostanze hanno una componente di rischio, che spesso è sconosciuta. Questa è la parte su cui si deve intervenire, non demonizzando, ma facendo molta più informazione, a partire dalle scuole». Informazione ma anche “stare in prossimità”. Una perifrasi quest’ultima che Pulicari definisce centrale nella sua attività. Vuol dire «stare vicino alle persona che sceglie di consumare droga e intervenire se per questa persona il consumo diventa qualcosa di problematico».

Effetto stigma

Il rischio di questo approccio è stigmatizzare, rinsaldando l’opinione che chi fa uso di sostanze sia sbagliato e malato. «Parlare di sostanze stupefacenti non significa parlare di tossicodipendenza – spiega Pulicari – ci sono molte sfumature del rapporto tra le sostanze e la loro assunzione. C’è per esempio il consumatore equilibrato e autoregolato, in contesti dove non c’è necessariamente patologica, ma c’è anche quella persona che ha instaurato un rapporto problematico con la sostanza perché ha un impatto sul suo funzionamento generale. Tra i due estremi ci sono sfumature, e e su quelle noi operiamo».

Unità di strada

Messa da parte la polemica, Pulicari torna sulla sua attività. «Abbiamo – precisa – unità mobili che fanno la cosiddetta “riduzione del danno” e che operano con i consumatori che hanno già un rapporto problematico con le sostanze e che sono già in carico ai servizi. A loro forniamo materiale sterile: un’azione fondamentale che ci permette di impattare forte sulla diffusione dei virus come HIV e HCV. Abbiamo poi anche unità mobili cosiddette di “riduzione del danno di tipo sperimentale” che poi si occupano dei nuovi consumatori che non hanno un rapporto problematico con le sostanze. Il loro obiettivo è stare in prossimità di quelle zone dove si assumono sostanze: luoghi informali (strade, parchi, panchine, anche luoghi di aggregazione come eventi, locali). Nelle zone di prossimità il gruppo di Pulicari distribuisce kit e materiali informativi che hanno a che fare con il consumo e che permettono alle persone di «abbattere il rischio. Nel kit c’è anche un gel per le ferite provocate quando si assumono sostanze in polvere e anche etilometri usa e getta».

Poliassunzione, droghe sintetiche e psicofarmaci

Con più di un decennio di attività “su strada”, Pulicari prova a dare un quadro di cosa e come è cambiato il mercato della droga nella zona in cui opera. «Sul territorio della Asl Roma 5 è rimasto costante il consumo dei cannabinoidi – osserva – c’è più varietà però all’interno di questa famiglia di stupefacenti. Inoltre, sono aumentate tantissimo le cocaine». Poi ci sono i trend. «Qualche anno fa erano le sostanze psicoattive acquistabili sul darknet. Oggi il tema è la poliassunzione, ovvero l’assunzione di sostanze differenti in contesti differenti». Quello che però sta facendo interrogare di più gli esperti è l’emersione del mix tra droghe e psicofarmaci. «Un utilizzo dagli esiti poco conosciuti e controllabili. Anche noi operatori, che conosciamo la farmacocinetica, abbiamo scarsa conoscenza dei mix con gli psicofarmaci e i loro effetti a breve e lungo termine. Stiamo chiedendo aiuto gli psichiatri e cercando di capire quali sono le molecole più utilizzate. Sicuramente sono sostanze molto disponibili e che si reperiscono facilmente».

La foto in apertura è di Pixabay. Le immagini nel testo sono da: https://www.facebook.com/ItaNPUD e Myriam Zilles per Unsplash


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