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Sanità & Ricerca

Rsa in Lombardia, sistema a rischio

Sotto finanziata e con costi sempre più elevati, la rete delle residenze sanitarie assistenziali rischia di saltare. Il punto, il nuovo modello e le proposte dell'Unione Nazionale Enti di Beneficenza e Assistenza alla IX Commissione del Consiglio regionale della Lombardia

di Redazione

Le residenze sanitarie assistenziali (anche note come Rsa) sono chiamate a rispondere a bisogni sempre più complessi e a garantire livelli di assistenza sempre più intensivi, con un «pesante disallineamento» tra le risorse pubbliche dedicate al sistema e i costi sostenuti dalle strutture. In un contesto di sofferenza del sistema dei servizi sociosanitari, le Rsa sono parimenti considerate uno dei servizi più strutturati dell’offerta per anziani: indispensabili quando il bisogno dell’anziano e della sua famiglia non può più trovare risposte in situazioni a minor intensità assistenziale e sono «sicuramente, oggi più che in passato, un comparto sotto finanziato» (i 48 euro medi di contributo giornaliero dovrebbero garantire la copertura delle spese sanitarie legate all’assistenza: presenza di personale medico e infermieristico, farmaci, presidi, elementi caratterizzati da importanti aumenti cui non è corrisposto un adeguato rifinanziamento pubblico).

Un comparto sotto finanziato, al punto che «tutti i monitoraggi realizzati in questo periodo tra i nostri associati hanno evidenziato la preoccupazione per la tenuta dell’intero sistema». Sono queste alcune delle note presentate oggi alla IX Commissione permanente (sostenibilità sociale, casa e famiglia) del Consiglio regionale della Lombardia dall’Unione Nazionale Enti di Beneficenza e Assistenza – Uneba, in rappresentanza di oltre il 70% degli enti gestori di servizi sociosanitari per anziani in forma residenziale, semiresidenziali e diurna. Uneba non ha solo presentato una fotografia del settore. Ma ha fatto specifiche richieste alla Regione Lombardia, cinque per la precisione: programmazione, rivalutazione delle tariffe, valorizzazione delle competenze di prossimità delle Rsa, sperimentazione di nuovi modelli di integrazione tra ospedale e territorio e Rsa aperta. La richiesta ribadita di Uneba? «Essere parte attiva del processo di programmazione e la disponibilità a co-costruire e sperimentare nuovi modelli di presa in carico che poggino su decenni di esperienza e professionalità forti».

Programmazione

La programmazione, sostiene Uneba, permetterebbe «una prospettiva temporale che consenta di organizzare i servizi realizzando gli investimenti necessari, e questo percorso deve considerare il sociosanitario non come un erogatore di prestazioni ma come un attore con cui co-progettare e co-costruire quella dimensione del territorio accogliente, capace cioè di farsi carico delle persone fragili e delle loro famiglie».

Tariffe

La rimodulazione delle tariffe «conseguente ad una rivalutazione e stratificazione del bisogno accolto e coerenti con lo standard assistenziale garantito» ha l’obiettivo di ridurre la distanza tra costi e sistema di finanziamento delle nostre strutture valorizzando la qualità della cura.

Prossimità

Per Uneba occorre una valorizzazione del know how in termini di prossimità». Le Rsa vanno considerate «come attori seduti al tavolo di coprogettazione, in grado di mettere a disposizione del sistema, esperienze e servizi».

Nuovi modelli di integrazione

Il quarto punto passa per la «sperimentazione di nuovi modelli di integrazione tra ospedale e territorio», riconoscendo il ruolo di «multiservizi svolto ormai da tempo da moltissime delle nostre Rsa».

La Rsa aperta

Infine Uneba ha portato all’attenzione della Regione il tema della messa a sistema della misura Rsa aperta che, in qualità di erogatore di prestazioni domiciliari, «deve vedersi riconosciuta pari dignità delle C-Dom e un sistema di remunerazione coerente con le prestazioni erogate».

Il sistema è a rischio tenuta

In un contesto di crisi finanziaria, «conseguente ad un sistema di regole non più coerente con i bisogni, la cui applicazione amplia continuamente la forbice tra costi e ricavi», il sistema, segnala Uneba, è «a rischio tenuta. Gli attuali livelli di remunerazione dei servizi, nonostante gli interventi di adeguamento degli ultimi anni, sono infatti significativamente inferiori ai costi di gestione degli stessi».

Un nuovo modello

Per rispondere a queste criticità, Uneba sottolinea la necessità di un riassetto complessivo del sistema, «superando la logica prestazionale e partendo dal ruolo che le Rsa possono e devono ricoprire» e chiede una riforma che poggi su quattro parole chiave: qualità della vita, prossimità, multiservizi, rifinanziamento.

Qualità della vita. Vuol dire «attenzione che si sposta dai temi della fragilità della persona alla persona nella sua interezza, nella complessità della sua storia personale e familiare, nelle aspettative e attese soprattutto centrate sui suoi percorsi di relazioni sociali e affettivi».

Prossimità, intesa «come elemento di natura psicologica, di vicinanza intesa non solo nella sua dimensione fisica, ma anche come atteggiamento del sistema dei servizi nella capacità di ascolto, di comprensione dei bisogni espressi e non solo, cui far corrispondere gli interventi».

Multiservizi. Per Uniba «le Rsa possono e devono assumere un ruolo attivo non solo nella programmazione ma anche nell’erogazione di prestazioni specialistiche, focalizzate e calibrate sulla cronicità e sulle grandi fragilità».

Rifinanziamento. il settore socio sanitario, sottolinea l’Unione Nazionale Enti di Beneficenza e Assistenza, «necessita di maggiori risorse finanziarie e del superamento della stagione delle sperimentazioni gestionali,risorse finanziarie commisurate al lavoro svolto e alla complessità dei bisogni accolti».

Foto di apertura credits Pixabay


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