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Il giorno dopo lo stupro

Se si ritiene di aver subito violenza contattare il 1522 può essere la scelta migliore: si mette in moto una rete di protezione (e informazione) che parte dal Pronto soccorso passa per la denuncia fino al sostegno psicologico e materiale (con l'accesso anche a percorsi formativi di lavoro)

di Redazione

"Sorella, io ti credo". Pensate a queste parole e immaginatele nella testa di una donna vittima di violenza in strada (anche un locale o simili), in un contesto non domestico (che sia chiaro, sono l'80% dei casi) o più correttamente di una donna che si trova in una situazione di maltrattamento e violenza. Calatele poi in uno scenario sociale e soprattutto culturale che scarica sulla vittima le responsabilità di un'aggressione, spostandone le ragioni dall'autore (o dagli autori), pezzo per pezzo, in un processo noto a tutti come "vittimizzazione secondaria". Fino in alcuni casi a ribaltare i fatti. In un quadro simile, chiamare il 1522 (numero nazionale e servizio di prossimità) e mettersi subito in contatto con la rete nazionale dei centri antiviolenza può essere la scelta più giusta: fra queste c'è Donne in Rete contro la violenzaD.i.Re (85 organizzazioni per 110 centri antiviolenza, più di 60 case rifugio), ma anche la cooperativa Eva in Campania, Lilith a Latina, e poi Differenza Donna e Befree. Ne abbiamo parlato con esperte del settore (che hanno preferito restare anonime), che ci hanno spiegato perché anche il primo passo, ovvero recarsi in pronto soccorso, andrebbe fatto con una volontaria (quindi sarebbe assistito, protetto e consapevole).

Il primo colloquio. Nel caso della rete dei centri D.i.Re già nel corso del primo colloquio le operatrici sono in grado di acquisire informazioni per offrire le indicazioni più adeguate.

La denuncia non è una garanzia, se non sei affiancata da un centro antiviolenza rischi

Chiama prima possibile il 1522 (o quando ti senti di farlo)

In caso di violenza sessuale in strada (ma anche per le altre forme di violenza, c'è anche lo stalking, ci sono gli abusi sul posto di lavoro) è opportuno cercare subito il supporto di un centro antiviolenza. Dove "subito" è il valore da dare alla tempestività. Prima si alza il telefono e si compone il 1522 e meglio è. Perché? Pensiamo alla ricerca di sostanze con cui crediamo di essere state drogate, ma anche ad un referto sulle percosse o ad una visita ginecologica. L'operatrice di un centro antiviolenza (che ti segue da subito e ti accompagna in tutto quello che deve essere fatto) è in grado di mediare e permette alla donna di esprimere la propria volontà. Che vuol dire non essere sola, essere consapevoli di quello che si sta facendo, della denuncia penale e delle sue conseguenze. Di tutti i tipi, insulti sui social compresi.

Il congelamento da shock. Successivamente alla violenza, molte donne entrano in una fase di "congelamento": è un processo di protezione che spinge a dimenticare. Finché non ce la fanno più e denunciano. Proprio in considerazione di questo, la legge permette di sporgere denuncia fino a 12 mesi dopo i fatti. Al tempo stesso la non tempestività della denuncia viene usata spesso nella strategia accusatoria.

Nel 2021, sono state 11.771 le donne che hanno effettuato un accesso in Pronto soccorso con indicazione di violenza, per un totale di 12.780 accessi (gli uomini sono 10.246 per 10.844 accessi totali)

Istat

Prepararsi alla battaglia legale

Dopo il referto e la denuncia penale, la strategia legale della controparte punterà a denigrare e sminuire la vittima, accusata di aver detto il falso (in alcuni casi si viene imputati di calunnia), con tutti i suoi comportamenti vengono passati al vaglio (abbigliamento, atteggiamento) e usati contro di lei. Obiettivo, allegerire la posizione dell'imputato. Anche in questo caso, essere assistita da un'operatrice di un centro antiviolenza permette di affrontare in modo preparato questa fase. Si chiama sostegno.

Il supporto psicologico

In tutto il percorso che va dalla segnalazione, passa per la denuncia fino alla battaglia legale, il centro antiviolenza assicura alla vittima supporto psicologico gratuito. Anche in una fase di ricostruzione post evento. Sarà l'operatrice del centro a valutare poi se è necessario un percorso di analisi ulteriore che esula dalle competenze del centro stesso: di solito il risarcimento ottenuto serve proprio a sostenere questa spesa.

La foto in apertura è di Eric Ward per Unsplash


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