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L’innovazione educativa? C’è, ma non cambia (ancora) il sistema

Cos'è esattamente l'innovazione educativa? Chi la fa in Italia? Qual è il profilo dell'innovatore? La scuola si cambia più efficacemente da dentro o da fuori? Tante domande a cui risponde la prima mappa dell'innovazione educativa d'Italia, elaborata da Ashoka. Con cento nomi ed esperienze

di Luca Solesin*

Giovedì 14 dicembre, alla Camera dei Deputati, Ashoka Italia ha presentato il rapporto Strade d’Innovazione. Percorrendo la trasformazione dell’educazione in Italia, testo conclusivo di un percorso partecipato di mappatura dell’innovazione educativa nel nostro Paese costruito con più di 15 partner in un’ottica di impatto collettivo. Il Rapporto è il risultato di un lavoro di dieci mesi, fatto di interviste, esplorazioni, questionari, form online e ci restituisce una fotografia dell’innovazione presente, mappando più di 1.200 realtà in Italia, restituendo un profilo di innovatore ed innovatrice e delineando alcune delle sfide che abbiamo davanti.

Che cosa è veramente innovazione (e cosa non lo è)

Ma per noi di Ashoka la prima sfida che abbiamo dovuto affrontare nel realizzare questa mappa è stata senza dubbio quella metodologica. Infatti, se intendiamo mappare l’innovazione educativa dobbiamo saper definire i confini stessi della mappa. E dunque ci siamo chiesti che cosa sia (e cosa non sia) innovazione educativa.

Le definizioni di innovazione educativa variano ampiamente nella letteratura nazionale ed internazionale e nei contesti più disparati, ma non tutto ciò che chiamiamo “innovazione” lo è veramente. Per questo motivo ci siamo avvalsi di una “definizione di lavoro” modulata da ciò che l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca in Educazione-Indire ha stabilito come tale: per innovazione educativa abbiamo inteso sia il processo (come l’innovazione viene generata, sostenuta e potenziata) sia il prodotto di un determinato intervento educativo che implichi necessariamente la possibilità di osservare, misurare, valutare e, in una certa misura, prevederne l’impatto.

Le cinque categorie dell’innovazione educativa

Attraverso tale definizione ci siamo dunque trovati a mappare una realtà molto variegata, dentro e fuori la scuola, che abbiamo racchiuso in cinque categorie principali:

Attività del progetto Mus-e, foto Ashoka Italia

  1. Scuole. Istituti di ogni ordine e grado che hanno reso l’innovazione un carattere identitario della propria cultura scolastica e organizzativa al fine da offrire un progetto educativo trasformativo;
  2. Metodologie. Metodologie di insegnamento e di apprendimento sperimentate in classi, sezioni o gruppi di attori della comunità educante;
  3. Leader di cambiamento. Individui con visione, motivazione ed esperienza nel cambiare la scuola;
  4. Costruttori di ecosistemi territoriali. Enti multisettoriali impegnati da diversi anni nel creare un ecosistema che permetta di far emergere in maniera sostenibile l’innovazione educativa, attraverso collaborazioni con partner territoriali e realtà pubbliche e private;
  5. Progetti. Iniziative territoriali, nazionali ed internazionali svolte da imprese sociali, fondazioni, no-profit e for profit che stanno lavorando in un’ottica sistemica, costruendo un ecosistema che possa favorire l’emergere dell’innovazione sociale.

Non solo dentro: l’innovazione si fa attorno la scuola

La mappatura ci offre dati e riflessioni piuttosto interessanti, ma fra i risultati emersi credo ce ne siano tre particolarmente degni di nota.

Il primo è che non si può più parlare (forse non lo si sarebbe potuto fare nemmeno in passato) di innovazione educativa e del sistema scolastico solo guardando alle scuole e a ciò che c’è dentro. Dobbiamo guardare e considerare anche ciò che c’è attorno. L’innovazione educativa si fa insieme. Non c’è altro modo di vedere ed analizzare quanto sta accadendo. Aziende, associazioni, cooperative, fondazioni, gruppi di volontari e imprese sociali stanno adottando approcci formativi innovativi, portano nella scuola risorse, competenze e visioni e concretamente collaborano con le scuole per affrontare le sfide di innovazione e di inclusione sociale. Penso ad esempio a realtà come Casco a Parma, a Fondazione per la Scuola in Piemonte, a Junior Achievement ed Invento Lab a livello nazionale e tante altre realtà che spiegano e raccontano il successo dei percorsi di innovazione.


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L’innovatore chi è?

La seconda è che chi innova è una persona (o meglio un gruppo di persone) che possiede competenze variegate di tipo progettuale, di ricerca e pedagogiche. Infatti l’innovazione più interessante ed impattante nasce in contesti di emergenze sociali e di bisogni concreti (spopolamento, dispersione scolastica, malessere studentesco…) per i quali è necessario strutturare risposte complesse che presuppongono competenze complesse. E questa innovazione è pedagogicamente sostenuta e guidata.

L’innovazione più interessante ed impattante nasce in contesti di emergenze sociali e di bisogni concreti per i quali è necessario strutturare risposte complesse che presuppongono competenze complesse

Luca Solesin, Ashoka Italia

Quando i framework pedagogici guidano le scelte metodologiche e di innovazione si riescono a raggiungere impatti educativi e sociali coerenti con le emergenze educative.  Penso a realtà come Dynamo Academy in Toscana, Cometa in Lombardia, CalcioSociale a Roma, al Liceo Banzi Bazzoli a Lecce e alle tante realtà che portano innovazione educativa con una forse attenzione al benessere sociale della comunità.

Mettere l’innovazione a sistema

Il terzo elemento è la constatazione che l’innovazione in Italia non è riuscita a diventare la norma. L’innovazione educativa in Italia c’è e diversamente da qualche anno fa, oggi, dire che “l’innovazione educativa in Italia esiste” non fa più notizia. Ciò che stupisce però è che ancora questa innovazione non è riuscita a diventare la norma. Rendere l’innovazione strutturale dentro alla propria scuola e per tutte le scuole italiane senza dubbio richiede tempo ma anche azioni molto pratiche e concrete. Innanzitutto è necessario fare uno sforzo di documentazione: il 40% delle realtà da noi mappate non documenta sistematicamente l’innovazione che produce. È necessario fare scelte organizzative forti come l’IC3 di Modena, dove tutti gli studenti da quattro anni sono coinvolti in un curriculo sull’intelligenza artificiale per comprendere e padroneggiare l’emergente. È necessario ripensare alla leadership educativa, che si deve trasformare sempre di più ad una leadership distribuita, al servizio della comunità e volta al cambiamento di sistema.

È necessario ripensare alla leadership educativa, che si deve trasformare sempre di più ad una leadership distribuita, al servizio della comunità e volta al cambiamento di sistema.

Luca Solesin, Ashoka Italia

L’educazione in Italia ha di fronte a sé grandi sfide urgenti e pressanti, ma da oggi possiede anche una mappa per conoscere, comprendere e percorrere insieme strade d’innovazione.

*Luca Solesin è direttore Giovani e Scuola di Ashoka Italia. In foto, attività all’ISIS Europa di Pomigliano D’Arco (NA) e nell’ambito del Progetto Mus-e (da Ashoka Italia)


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