Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Sostenibilità sociale e ambientale

La gratuità e il cinismo secondo la Tamaro

I bambini e gli adulti disabili sono angeli, perché non conoscono il male, le bugie e la falsità. Da loro possiamo imparare la gratuità dell'amore

di Redazione

Quando capita, così raramente, di leggere qualcosa di bello e convincente insieme, qualcosa che avresti voluto scrivere tu, bisogna avere l’umiltà e la libertà necessaria per farsi da parte. Mi è successo leggendo la riflessione di Susanna Tamaro sulla gratuità che introduce l’ultimo catalogo di un noto fotografo per una nota marca di pullover (evento pubblicitario su cui, qui, soprassediamo). Ecco, quasi per intero, lo scritto della Tamaro. (r. b.) «In questi ultimi decenni abbiamo imparato a seguire il mito dell’intelligenza come i levrieri seguono la lepre. Questo tipo di intelligenza crede di comprendere, mentre in realtà classifica, giudica e separa. L’intelligenza sa per certo come devono essere le cose e come non devono essere. Costruisce scatole, scatolette, steccati, muretti e poi muri di cemento. Una volta edificato un muro, viene da sé metterci sopra del filo spinato, pagare una sentinella armata perché ne controlli il passaggio. Divido dunque sono. Disprezzo dunque sono. Il cinismo è il sentimento dominante di questi tempi, ci fa sentire lucidi e superiori. Nella concretezza della vita, questa forma mentale agisce come una sorta di siccità: prosciuga, riduce, rinsecchisce ogni cosa. Per questo, quando cerco di immaginare il cuore di coloro che si nascondono dietro al cinismo, vedo una radice secca, una forma di vita sgonfia, incerta, che va avanti pulsando fiaccamente. Quando penso al loro cuore – a quello che il loro cuore è diventato – vedo una corazza rigida e sclerotica fatta di avidità, di presunzione. E sotto questa corazza, il vuoto. Nel vuoto, sul vuoto, avanza la paura, cresce e si avviluppa come una pianta infestante. Nessuno mai ammette di aver paura. Sappiamo tutto, dominiamo tutto. Di cosa mai dovremmo aver paura? Edifichiamo torri di teorie, muraglioni di chiacchiere per nascondere questo sentimento. E invece è proprio la paura che ci rende logorroici. La paura di amare. E quella, ancora più grande, di essere amati. In un mondo ormai caparbiamente basso, il sentimento dell’amore è la minaccia più grande. Dove passa l’amore non resta altro: si sgretolano i muri, uno dopo l’altro si incendiano gli steccati. Improvvisamente ci si trova soli in mezzo a un deserto, ci si scopre nudi, senza più un nome, senza più una meta, indifesi. Soltanto in quel momento – soltanto dall’umiliazione della nudità – possono nascere pensieri nuovi, parole nuove, un nuovo modo di vedere le cose. Soltanto così la freddezza del giudizio superiore può lasciar posto alla comprensione e alla commozione. “Io credo che i bambini e gli adulti disabili” dice Paola, madre di un bimbo down, “siano in realtà degli angeli, perché non conoscono il male, le bugie, la falsità”. Lo credo anch’io. Non siamo noi che cisacrifichiamo per questi bambini – come pretende una certa retorica filantropica – sono loro che si sacrificano per noi. Scendono sulla terra con occhi splendenti per rompere le corazze dei nostri cuori e aprirli al dono più grande, al più inaccettabile: la gratuità dell’amore».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA