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Famiglia & Minori

La lezione di Jasim, il maestro di Bagdad

Ha 27 anni, il pomeriggio lavora in un internet cafè. Perché la scuola non gli dà abbastanza per vivere. "Qui l’istruzione è in abbandono"

di Maurizio Pagliassotti

Jasim Mohammed è un ragazzo di Bagdad. Lavora in un internet cafè come responsabile della gestione del server software ed è anche maestro in una scuola elementare di Bagdad. Sono suoi allievi i bambini che hanno inviato le lettere ai loro coetanei italiani pubblicate da Vita la scorsa settimana. “Il compito più difficile è stato convincere i padri dei bambini: i piccoli erano entusiasti di mettersi in contatto con altri scolari di un Paese lontano, i genitori invece hanno paura che le lettere possano essere lette? Una fobia legata al passato, a quando la corrispondenza era controllata”. Jasim guadagna 75 dollari al mese, nonostante la sua laurea in informatica e il suo doppio lavoro. “Troppo poco, non riesco nemmeno a sposarmi, dipendo ancora dai miei genitori”, mi ha detto un pomeriggio, aggiungendo: “Voglio andarmene. Qui non c?è futuro, la situazione diventerà sempre più marcia e io non desidero passare la mia vita in guerra. Mi piacerebbe andare in Italia o negli Usa, ma i permessi sono bloccati? Mi sono informato presso le ambasciate ma è impossibile raggiungere i Paesi occidentali”. Lui il 9 aprile scese in piazza per festeggiare la caduta del regime che tanto dolore aveva provocato alla sua gente, gli sciiti. Il tempo ha cambiato il suo sentimento, portandolo a una forte frustrazione. Le sue parole sono cariche di pessimismo e oscuri presagi, come soluzione vede la fuga. Il suo perfetto inglese tradisce una passione per gli States, coltivata di nascosto dalla polizia del regime. “Gli Usa sono sempre stati il mio sogno, per 27 anni ho vissuto desiderandoli, e ovviamente studiando la loro lingua. Molte persone sentendomi parlare mi chiedono se ho studiato là. Ora sono molto deluso. Io desideravo andare nel loro Paese, non che loro venissero a occupare il mio per così tanto tempo”. L?internet point dove lavora, insieme ad altri cinque ragazzi, è a pochi passi dalla piazza dove i tank americani abbatterono la statua di Saddam decretando la caduta del regime. è il Baghdad Internet cafè (www.iraqbaghdad.net) dove ogni giorno si riversano decine di iracheni che vogliono conoscere internet con le sue potenzialità di comunicazione fino a poco fa sconosciute. “Quando c?era Saddam, internet era praticamente vietato”, dice Jasim, “e quei pochi che potevano permettersi di spendere cifre ingenti per le connessioni erano controllati dalla polizia segreta. I siti americani ed europei erano censurati”. Internet è un buon business? “Mah, dopo il boom iniziale ora la richiesta è scarsa. I costi del servizio sono troppo elevati per un iracheno (più di un dollaro all?ora). Fortuna che vengono i giapponesi e ci passano ore, sennò avremmo già chiuso”. Tra insegnante e tecnico informatico, il grosso del salario gli arriva dal secondo lavoro. “I maestri guadagnano una miseria, la scuola irachena è in condizioni pessime. Mi piacerebbe raccontare la situazione del mio Paese all?estero. Voi giornalisti non potete capire quanto sia importante per noi. Questa opportunità che Vita mi dà con le lettere dei bambini va in questa direzione. Spero di coglierla al meglio”. Info: Per scrivere a Jasim Mohammed: jasiimk@yahoo.com

MIO PAPA E’ UN EROE DI GUERRA. IO, UN RAGAZZO DI FATICA

Cari amici italiani, mi chiamo Sin e vivo a Bagdad. Jasim mi ha detto che avete ricevuto delle lettere dai bambini iracheni, così vi scrivo anch?io. Non ho mai parlato con degli occidentali, quindi sono molto curioso. Ho visto qualche film sui ragazzi americani, e penso che abbiate una bella vita con molte cose: macchine, tv, computer etc. Vorrei comprarli anch?io, ma non posso perché la mia famiglia è povera e non abbiamo abbastanza soldi. Dopo la guerra, la situazione è anche peggiorata. Mio papà è morto, era un ufficiale dell?esercito iracheno e ha combattuto per molti Paesi con coraggio. È morto nella battaglia di Baakuba, alla fine di marzo. Non vado a scuola, perché non possiamo comprare i libri e la mia famiglia ha bisogno di soldi per il cibo. Così, da quest?anno, lavoro in una macelleria di Bagdad come ragazzo di fatica per 15 dollari al mese. Non è molto, ma ci serve. Vorrei venire in Italia a conoscervi, ma so che è impossibile perché sono musulmano. Nome: Sin Età: 12 Città: Bagdad

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