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Liberi per vivere I don in piazza

Mazzi, Gelmini, Benzi, Pezzoli e il laico Muccioli: cinque leader spiegano il loro no alla droga libera e lanciano la sfida al governo. Ecco il manifesto che hanno scritto

di Marco Piazza

In piazza ?contro?. Per dire no alle forze politiche di maggioranza e opposizione che stanno facendo passare la liberalizzazione delle droghe leggere. Per arrabbiarsi con il governo, che sta tradendo il suo impegno di aiutare i giovani. Ma più ancora in piazza ?per?. Per mettere a disposizione un enorme patrimonio di esperienza e conoscenza sulle sostanze stupefacenti, i modi in cui liberarsene, e soprattutto i ragazzi, le loro richieste, le loro debolezze. È con questo spirito che sabato 23 maggio, i fondatori di molte delle più note comunità di recupero di tossicodipendenti scenderanno in piazza a Roma (a partire dalle ore 10, da piazza Esedra a piazza Navona) in una grande manifestazione intitolata: ?Liberi per vivere?. Ci saranno don Antonio Mazzi, fondatore della Comunità Exodus, don Pierino Gelmini (Comunità Incontro), don Oreste Benzi (Associazione Papa Giovanni XXIII), don Chino Pezzoli (Comunità Promozione umana), Andrea Muccioli (San Patrignano) e molti altri. Il momento non potrebbe essere più caldo. In Italia, la commissione del Senato ha appena approvato, con un voto trasversale che ha stravolto gli schieramenti politici, la depenalizzazione del consumo di gruppo e della coltivazione ad uso personale di hashish e marijuana. A New York, l?8 giugno, si terrà un?assemblea plenaria dell?Onu in cui verrà presentato un progetto che si propone di ridurre del 50 %, nei prossimi dieci anni, la produzione di droga nel mondo. Un piano che verrà appoggiato pienamente dai protagionisti del 23 maggio, che anticipano a ?Vita? le loro richieste: politiche sociali basate sulla prevenzione e sul recupero dei tossicodipendenti. Mazzi: sì, l?Ulivo mi ha proprio deluso Con l?avvento dell?Ulivo al governo credevo sinceramente che il no alla droga fosse praticabile. Invece mi sto ricredendo. E le ultime dichiarazioni di Prodi a favore della liberalizzazione delle droghe leggere confermano questa mia sensazione. Per altro, sono abbastanza soddisfatto della campagna di prevenzione contro le nuove droghe, presentata recentemente dal ministero della Solidarietà sociale. Spero che la buona fede della ministra Livia Turco rimanga tale anche in futuro, anche se non posso nascondere un?amarezza di fondo. E forse è per questo che ho deciso di aderire al movimento di Di Pietro, che mi sembra, per quanto possibile, ancora fuori dai giochi dei partiti. Comunque, il governo deve impegnarsi maggiormente, con particolare attenzione ai luoghi frequentati dai giovani: dalla scuola al tempo libero. Per ciò che riguarda la manifestazione, voglio dire che scendere in piazza è la nostra strategia e non si limiterà solo al 23 maggio. Abbiamo molte manifestazioni in strada, come per esempio nella bella iniziativa che stiamo portando avanti insieme al Coni. Senza dimenticare, poi, l?impegno, al nostro fianco, della Nazionale italiana cantanti. don Antonio Mazzi Pezzoli: educare alla normalità Mi piace pensare che questa manifestazione a cui parteciperemo sarà un momento propositivo. Non scenderemo in piazza solo per protestare, ma per dare il nostro contributo alla lotta alla droga, per offrire la nostra esperienza. Per ciò che mi riguarda vorrei sottolineare come sia fondamentale, per combattere la droga, proporre un?educazione alla normalità. E chiedere a tutti uno sforzo in questa direzione. Invece oggi prevale una cultura diversa. I giovani, anche per colpa dei mass media, si orientano oggi verso una direzione che io riassumo in due tipi di sindrome. La sindrome dell?eroe e quella del vitellone. Si tratta evidentemente di due modelli virtuali, per raggiungere i quali si fa ricorso alle pasticche. Per essere forti e provare piacere si sente il bisogno di prendere sostanze stupefacenti che diano eccitazione, come sono le droghe sintetiche che vanno di moda in questo periodo. Queste sostanze, come del resto tutte quelle stupefacenti, provocano danni alla mente e non danno ai giovani le risposte che cercano. Per fare questo, al contrario, è indispensabile educare i ragazzi alla spinta verso la gioia.Far capire loro quali sono i veri valori della vita. don Chino Pezzoli Per quale motivo scendo in piazza? Ve lo spiego con quattro domande. Perché i parlamentari in campagna elettorale non ci hanno parlato di liberalizzazione della droga? E se il governo ha problemi di maggioranza perché deve farli pagare ai giovani? I ragazzi poveri sono i più colpiti da questo dramma, perché la sinistra, proprio la sinistra, non li protegge più? E infine, visto che tempo fa chi spacciava veniva chiamato spacciatore di morte, per quale motivo lo Stato vuole diventarlo lui stesso? Ecco i miei motivi che rivolgo a politici e governo. Il 23 maggio il ministro Flick deve ritirare il progetto di legge sulla liberalizzazione. Ormai è chiaro a tutti che chi liberalizza, senza volerlo per carità, favorisce il racket. E poi non è assolutamente vero che le carceri sono piene di drogati. Quindi io dico no a qualsiasi ipotesi del genere. Io conosco i giovani, vado a parlare con loro nei bar e nelle discoteche. Ebbene, quei ragazzi domandano la vita. E nessuno, né la Chiesa, né il governo riesce a dar loro le risposte giuste. don Oreste Benzi Muccioli: non basta limitare i danni La cosa più importante, della nostra manifestazione, è che noi comunità siamo finalmente insieme, uniti nel rispetto delle diversità Finora lo siamo stati troppo poco, ma ora ce n?è veramente bisogno, perché i giovani sono sempre più abbandonati a se stessi, lasciati da soli nelle strade. Le campagne del governo non offrono alternative ai ragazzi. Con un finto linguaggio giovanile dicono sostanzialmente questo: ?Se proprio ti devi drogare, prendi due pastiglie, invece di tre?. L?obiettivo non sembra essere il recupero, ma solo quello di impedire ai drogati di nuocere agli altri. Finora l?unica risposta concreta è stata quella delle comunità. Il problema è che non ce ne sono abbastanza, sono tantissimi quelli che chiedono di venire ma che noi non possiamo accontentare. Lo Stato deve aiutarci a soddisfare queste richieste. La nostra marcia non deve esaurirsi il 23 maggio, ma continuare e coinvolgere tutta l?Europa. Perché questo continente, nella lotta alla droga, rappresenta il ventre molle della società occidentale. Basta vedere le proposte allo studio della Commissione europea: parlano di legalizzare le droghe leggere, depenalizzare quelle pesanti, sperimentare droghe alternative. Noi abbiamo il dovere di combattere tutto ciò. Andrea Muccioli Gelmini: diversi, ma l?obiettivo è uno La nostra non è una manifestazione per omologarci tra noi, per dire che le comunità di recupero sono tutte uguali. Ci uniamo piuttosto per arricchirci attraverso le nostre diversità. Perché si deve comprendere che le comunità non sono una risposta unica, ma rappresentano più risposte e diverse. Purtroppo, molti non rispettano le nostre diversità, ma ci accomunano alle esperienze più negative, come quella banditesca della comunità di Tolentino. I veri banditi sono quelli che speculano sulla tossicodipendenza, quelli che privilegiano l?ideologia a scapito della persona. In piazza, vogliamo rivendicare il diritto al volontariato e all?auto-aiuto, che non sono sussidiarie, ma primarie nella nostra società. don Pierino Gelmini


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