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Ma il gestore non ci sta

I propietari delle discoteche rispondono: "Lo stato ci aiuti non ci lasci soli"

di A. Capannini

Discoteche sotto accusa. È qui che si offrono e si comprano le caramelline che alterano la coscienza e spingono il corpo a muoversi, e andare avanti per ore ai ritmi martellanti della musica techno. I gestori dei locali hanno il dito puntato contro: sono accusati di non aver fatto nulla in questi anni. E solo ora sembrano voler correre ai ripari: hanno elaborato un codice etico di autoregolamentazione che dovrebbe scoraggiare l?uso delle droghe in discoteca. Ma scoraggiare è sufficiente? Lo abbiamo chiesto al professor Lamberto Cantoni, responsabile immagine e comunicazione del Silb, Sindacato imprenditori locali da ballo. «Non è compito dei gestori reprimere l?uso e lo spaccio di droghe nelle discoteche. Non siamo poliziotti. Possiamo però intervenire sul contesto, creando forme di intrattenimento che non seguano un rituale di cui le nuove droghe fanno parte». In che modo? Evitando di chiudere i locali dopo le quattro del mattino, o ancora escludendo dall?intrattenimento ufficiale i cosiddetti ?after hour?. È chiaro che un rave party che duri 24 ore ?obbliga? chi vi partecipa a fare uso di ecstasy. Le ?paste? non si usano solo nei rave. Tutte le discoteche ne sono contagiate. Secondo lei i 5 milioni di frequentatori di discoteche sono tutti consumatori di ecstasy? Mi risulta piuttosto che chi ne fa uso sia una sparuta minoranza. E i gestori fanno parte di questa minoranza? È ridicolo immaginarselo. Un imprenditore che investe milioni per realizzare un locale da ballo – e che ha gli occhi puntati addosso, soprattutto quelli delle forze dell?ordine – certamente non rischia la chiusura o addirittura il carcere per qualche pasta da 20 mila lire. Finora c?è stato un solo incriminato: Gianni Fabbri. Sappiamo tutti che è stato un errore giudiziario. E la musica? Sembra esserci un legame tra i ritmi martellanti delle discoteche e l?uso di stupefacenti. La musica techno e l?ecstasy hanno lo stesso obiettivo: entrambe mirano a destrutturare una identità. Tuttavia una ?pasta? è una scorciatoria perché fa raggiungere in pochi minuti lo stato di trance, che permette ai giovani di dimenticarsi di sé. Non vi sentite responsabili di questa ?destrutturazione dell?identità?? I ragazzi hanno bisogno di queste esperienze: criminalizzare le discoteche o la musica techno, come avvenne col rock negli anni ?50, è controproducente. I giovani andrebbero a cercarsele altrove e sarebbe peggio. Resta il fatto che l?ecstasy è la nuova eroina… Ed è dannosa. Ma sbaglia comunque chi usa toni apocalittici come fa Andrea Muccioli quando afferma che chi fa uso di ecstay sarà prima o poi un celebroleso. Attenzione, non si possono combattere le nuove droghe, i cui effetti non sono ancora conosciuti, con le armi con cui si combatte l?eroina, ovvero usando un linguaggio da guerra. Non si può mandare l?esercito per combattere il problema del traffico. Dunque l?ecstasy, tutto sommato sarebbe un ?peccato veniale?, meno compromettente rispetto all?eroina? Cerchiamo di non banalizzare. L?eroina produce effetti devastanti. L?ecstasy non produce effetti terribili: per questo è più pericolosa delle altre droghe. E uccide. Undici morti in tutto. Mentre le vittime dell?eroina si contano a migliaia. Sono i numeri che ci invitano a non demonizzare questo fenomeno. Torniamo al codice etico. Non vi sembra che anticipare la chiusura ed evitare i rave party sia un po? poco? Abbiamo altri due strumenti: l?introduzione dei concerti dal vivo, che rendono meno alienato il rapporto tra i ragazzi e la musica, e le cosidette tecniche di riduzione del danno, come la camera di decompressione, i bar ecologici, dove bere bevande dissetanti a basso costo, e il divieto di vendere alcolici un?ora prima della chiusura. Per realizzare tutto questo abbiamo bisogno che anche lo Stato faccia la sua parte. Cosa in particolare? Da circa tre anni proponiamo l?eliminazione dell?imposta sullo spettacolo per i concerti dal vivo nelle discoteche, che attualmente trattiene i gestori dall?organizzare queste forme alternative di divertimento. Ma chiediamo anche che il nostro codice di autoregolamentazione diventi legge dello Stato. Solo così si può garantire il rispetto delle regole da parte di tutti i gestori. Se uno spacciatore agisse nel vostro locale, sotto i vostri occhi? Bisognerebbe avere il coraggio di denunciarlo. Molti non lo fanno perché temono di esserne coinvolti, rischiando magari la chiusura del locale o accuse pesanti che ne comprometterebbero l?immagine. E le iniziative organizzate dai sarcerdoti per avvicinare i giovani della notte? Ben vengano. Quando il cardinal Ersilio Tonini è venuto in una discoteca c?è stato il pienone, e i ragazzi hanno fatto a gara per avvicinarlo. ?


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