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Famiglia & Minori

Non si adottano i bambini ospiti

I piccoli accolti in occasione delle vacanze terapeutiche o di emergenze umanitarie non sono in Italia per cercare famiglia e spesso non si trovano affatto in stato di abbandono.

di Marco Scarpati

Siamo una coppia di Roma, conviventi da 14 anni. Io ho 50 anni e la mia compagna 48, divorziata con due figlie e nonna. Ospitiamo due volte l?anno un bambino orfano bielorusso di sette anni, tramite un?associazione. Gli vogliamo molto bene e vorremmo adottarlo. Per questo, vorremmo sapere tutto sulla documentazione necessaria e su dove è possibile rivolgersi. Se ci potete dare un aiuto, ve ne saremmo molto grati. Elio Z. (email) Accade ormai abbastanza spesso che bambini stranieri vengano accolti in Italia durante il periodo delle vacanze. Le motivazioni sono spesso nobilissime: si tratta, per lo più, di bambini che vengono da zone spesso poverissime di Paesi dell?Europa dell?Est, a volte orfani e a volte in situazioni comunque precarie (e cioè con famiglie messe assai male in arnese?), quasi sempre con storie di stenti e di istituzionalizzazione prolungata. Giunti in Italia questi bambini trovano famiglie accoglienti, in ogni caso sempre molto più ricche di quelle di provenienza. Spesso, poi, vengono a essere affidati a coppie non più giovanissime che da anni stanno ragionando, senza avere mai trovato il coraggio, su una adozione. A volte, inoltre, vengono affidati a persone che non hanno i requisiti per adottare? Capita poi assai di sovente (troppo di sovente secondo le autorità straniere?) che le coppie di genitori italiani si affezionino a questi bambini e confondano il proprio ruolo, rivendicandone uno che non è dato loro di gestire. Da alcuni anni ci capita quindi di rispondere a richieste di coppie o di singoli che cercano di ottenere in adozione un bambino russo, bielorusso, ucraino? Purtroppo la risposta è sempre la medesima: questi bambini non sono in stato di adozione e se anche lo fossero le leggi italiane e del loro Paese prevedono un iter preciso e puntuale per poter adottare. E così anche per i bambini di Chernobyl, o di qualsiasi altra emergenza del mondo: non ci sono scappatoie o vie differenti per giungere all?adozione. Per poter adottare un bambino occorre essere sposati, essere stati dichiarati idonei da un Tribunale per i minorenni, avere una fascia di età precisa, inoltre essersi rivolti a uno degli enti autorizzati a svolgere le adozioni internazionali e mettersi a disposizione di tempi e leggi che non sempre (o quasi mai) sono soddisfacenti. È vero: in questi anni ci sono state alcune? sanatorie. Si tratta, però, di situazioni eccezionali per le quali abbiamo pagato, e stiamo pagando, un caro prezzo a livello internazionale. Si tratta di situazioni eccezionali che comunque hanno determinato irrigidimenti e contribuito a chiusure da parte dei governi stranieri nelle adozioni ?normali?. Per cui, onestamente, l?unica cosa che posso consigliare a tutti è di non ospitare bambini se non si è dell?idea che poi questi piccoli dovranno tornare a casa, che stiamo aiutandoli a superare un momento della loro vita e che non dobbiamo fingerci altro che loro amici, disposti a ospitarli e ad aiutarli? rispettando le modalità che ci sono state segnalate. Di conseguenza è bene fare in modo (e questo vale per le tante associazioni che organizzano tali scambi) che i bambini non vengano ospitati sempre dalla stessa famiglia, ovvero che questa, nel caso, abbia bambini propri della stessa età del piccolo accolto. Spiegando sempre alle coppie accoglienti che è pericoloso promettere al bambino qualcosa di diverso da una bella vacanza. O anche solo farglielo sperare. Che in tal caso al piccolo, indifeso, si farà del male e che la promessa non mantenuta (anche non per nostra volontà) sarà per lui la riprova che il mondo degli adulti non è mai attendibile.


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