Diritti&Salute

Oblio oncologico: è legge

La legge prevede il divieto di richiedere informazioni su una pregressa patologia oncologica dopo 10 anni dal termine dei trattamenti in assenza di recidiva di malattia in questo periodo. La soddisfazione degli oncologi medici e delle associazioni di oncologia pediatrica

di Nicla Panciera

Foto del National Cancer Institute
Photo by National Cancer Institute on Unsplash

è arrivato il via libera definitivo e all’unanimità dall’Aula del Senato al disegno di legge sull’oblio oncologico che sancisce il diritto delle persone guarite da una patologia oncologica di non fornire informazioni né subire indagini in merito alla propria pregressa condizione nell’accesso a servizi come l’ottenimento di mutui, la stipula di assicurazioni sulla vita, l’assunzione in un posto di lavoro, e l’adozione di un figlio. Il provvedimento, che ha già avuto l’ok dalla Camera, è stato approvato con 139 voti favorevoli.

 Si stima che in Europa vivano dai 300.000 ai 500.000 individui guariti da un tumore che li aveva colpiti in età pediatrica, di cui circa 50.000 in Italia, con un’età media di 25-29 anni. Alla guarigione dal loro tumore, però, non sempre è corrisposta, prima di questa legge, la possibilità di vivere una vita con le stesse opportunità sociali dei loro coetanei. 

«L’approvazione della legge sul diritto all’oblio oncologico pone l’Italia all’avanguardia in Europa. Si tratta di una battaglia di civiltà che segna la fine di troppe discriminazioni subite finora dai cittadini guariti dal cancro. Siamo orgogliosi di aver contribuito a questo importante risultato» è la prima reazione degli oncologi medici di Aiom e della Fondazione Aiom.

«I cittadini guariti dal cancro in Italia non saranno più discriminati nella vita sociale, professionale e familiare» afferma Francesco Perrone, presidente di Aiom. «Sono infatti previste specifiche norme che tutelano gli ex pazienti da possibili discriminazioni nel campo assicurativo e finanziario, oltre che nell’ambito lavorativo. La Legge approvata anche al Senato prevede il divieto di richiedere informazioni su una pregressa patologia oncologica dopo 10 anni dal termine dei trattamenti in assenza di recidiva di malattia in questo periodo. Per i pazienti in cui la diagnosi sia antecedente ai 21 anni, questo limite è ridotto a 5 anni. La legge non tutela solo nei rapporti con banche e assicurazioni ma anche in sede concorsuale, qualora sia prevista un’idoneità fisica e nell’ambito dei procedimenti di adozione. È, pertanto, una legge più avanzata rispetto a quanto stabilito in altri Stati che hanno già adottato norme su questo tema».

È inoltre previsto che, con procedure da definire attraverso un tavolo tecnico del Ministero della Salute, vengano istituite tabelle che consentano di ridurre ulteriormente questi tempi in base alla differente patologia oncologica.

Il diritto all’oblio oncologico è stato sostenuto anche da Esmo che, di recente, aveva preso una chiara posizione affinché la discriminazione verso coloro che erano sopravvissuti al cancro cessasse.

«Siamo pronti a collaborare con le Istituzioni per definire le tabelle e rendere subito operativa nei dettagli la nuova norma» spiegano Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom, e Giordano Beretta, past president di Fondazione Aiom) . «Siamo finalmente arrivati alla definizione di una Legge etica, di una Legge di civiltà che migliora il reinserimento nella vita attiva dei cittadini che hanno superato la patologia oncologica. Sono 3,6 milioni le persone che in Italia vivono con una diagnosi di cancro e circa un milione deve essere considerato guarito. È indispensabile permettere ai pazienti, soprattutto ai più giovani, di godere di una vita libera e completa dopo la fine delle cure. Nel febbraio 2022, la Commissione Europea, nell’ambito del Piano Oncologico Europeo, ha auspicato che tutti gli Stati membri si dotino di una legge sul ‘Diritto all’Oblio Oncologico’ entro il 2025. Negli ultimi due anni, Fondazione AIOM ha lanciato una campagna informativa importante ed efficace, #iononsonoilmiotumore. Con la nostra petizione on line abbiamo raccolto oltre 108mila firme. È stata una battaglia molto importante, che ha contribuito a raggiungere questo importante risultato».

Una legge di civiltà

«È una legge di civiltà» ha commentato Annamaria Mancuso, Presidentessa do Salute Donna ODV e Coordinatrice del Gruppo di Associazioni dei pazienti oncologici e oncoematologici “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”. «Da oggi l’Italia è un Paese più civile e il cancro non è più considerato uno stigma sociale. L’Italia come altri Paesi europei, fa un passo avanti e considera un ex malato di tumore, che abbia superato ogni recidiva, al pari di qualunque altro cittadino. Nessuno potrà più negargli un mutuo per l’acquisto di una casa o un contratto assicurativo sulla vita o la possibilità di stipulare qualsivoglia tipologia di contratti, se non ha una recidiva da almeno dieci anni»  

Una legge importante per i più giovani

Una legge importante in particolare per i più giovani, che hanno una vita davanti, come avevamo raccontato qui. Di  «vittoria storica» parlano la Federazione italiana associazioni genitori oncoematologia pediatrica Fiagop e Associazione italiana di ematologia e oncologia pediatrica Aieop. «La legge sul diritto all’oblio oncologico rappresenta una attesa conquista di civiltà per tutti gli ex pazienti oncologici del nostro paese, di tutte le età, e per le loro famiglie. Un “atto dovuto” che, seppur tardivamente, spazza via lo stigma della malattia imposto da una burocrazia obsoleta, per restituire anche ai guariti da tumore pediatrico il diritto di vivere e di progettare la propria vita con le stesse opportunità normative garantite dallo Stato ad ogni altra cittadina e cittadino». Lo dichiara Paolo Viti, presidente Fiagop. «Come società di riferimento nell’ambito specifico, abbiamo considerato essenziale affrontare questa disparità», afferma Arcangelo Prete, Presidente di Aieop. «Quotidianamente ci impegniamo a promuovere non solo cure all’avanguardia, ma anche una legislazione che comprenda appieno le specificità dei nostri pazienti. Il differenziare il trattamento rispetto agli adulti tiene conto delle sfide uniche che i giovani pazienti devono affrontare nel corso della loro vita». 

Photo by National Cancer Institute on Unsplash


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