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Onelia, una lady all’Onu

Il commissario delle Nazioni Unite per l’ambiente in Kosovo è un’italiana, Onelia Cardettini.

di Lorenza Gallotti

È una delle poche donne con responsabilità di governo all?interno dell?Onu, la sola italiana. Ma a lei sembra normale, normalissimo, facile anzi, come ripete più volte nel descrivere il suo percorso all?interno dell?organizzazione. E non è questo l?unico aspetto sorprendente di Onelia Cardettini, l?italiana che, dopo essere stata sindaco Onu di Mitrovica, è oggi responsabile del risanamento ambientale del Kosovo. In pratica, il ministro dell?ambiente di questa disastrata regione. In verità, di facile, o di scontato e banale, non c?è nulla nel racconto di questa signora altissima e sottile, che ha i toni pacati e il volto severo di una professoressa vecchio stampo, ma una resistenza fisica e morale che le hanno permesso di sostenere ritmi da trincea. Ecco le sue tappe: entra alle Nazioni Unite a 21 anni, ma a 27, dopo le prime esperienze in Africa, abbandona l?organizzazione per l?università. «Cercavo una vocazione», ricorda. La trova tra Londra e Parigi, dove studia economia politica, specializzandosi alla Sorbona con una tesi di dottorato su Ambiente e sviluppo. La prima del genere, per la Francia, e sia l?argomento che l?accostamento erano così inusitati, ricorda, «che persino i colleghi mi chiedevano che cosa intendessi per ambiente». Insomma, un?anticipatrice di temi come l?ecologia e lo sviluppo sostenibile che oggi, venticinque anni dopo, fanno parte della campagna elettorale perfino dei politici più ?pantofolai? di casa nostra. Le radici prime della scelta, però, sono molto più antiche. «Sono nata in Piemonte durante la guerra. I miei erano sfollati, e le condizioni di vita di quelli come noi erano dure, piene di difficoltà. Forse questa è stata la vera molla che mi ha spinto a occuparmi delle popolazioni in fuga e delle loro condizioni di vita». Dopo la laurea, Onelia Cardettini rientra all?Onu e lavora per l?Unep, il dipartimento per l?Ambiente, spostandosi in missione in paesi diversi. «A un certo punto mi propongono di andare in Sudafrica per una missione breve, al massimo sei mesi, gli ultimi della lunga stagione dell?apartheid. Troppo importante per non esserci. Ma i sei mesi sono diventati anni: da lì mi sono spostata in Mozambico, poi nel Sahara occidentale, e infine, quattro anni fa, nei Balcani in guerra». In Bosnia, Croazia, Albania e Serbia per l?Osce, l?organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, quella che valuta la necessità degli interventi militari. Infine l?unità di emergenza del Segretariato delle Nazioni Unite. Gli ultimi due incarichi di Onelia sono stati molto più politici che ambientali: la sicurezza di Tuzla durante le elezioni, poi il governo della tribolata città di Mitrovica. Qui, in uno dei luoghi centrali della guerra del Kosovo, ha svolto un lavoro considerevole di riconciliazione tra serbi e albanesi. Come? Cominciando, spiega, «col metterli attorno allo stesso tavolo a parlare di questioni pratiche: riorganizzare il servizio dei pompieri, quello del catasto, la raccolta dei rifiuti. Partendo da lì, dai problemi pratici, passare al negoziato politico è stato molto più facile», spiega con nonchalance, come avesse ricomposto un diverbio tra condomini permalosi, ma con uno scintillio negli occhi da cui si intuisce che sa di aver fatto ben altro. E sempre a Mitrovica ha percepito la vastità dei problemi ambientali della regione, che unisce a quelli tipici di tutte le nazioni arretrate quelli di una zona da sempre contesa tra etnie diverse ma intimamente compenetrate le une con le altre: per esempio, la raccolta dei rifiuti in città era affidata ai rom di origine albanese, ma con la loro fuga per l?Europa, a Mitrovica non c?era più nessuno che se ne occupasse. Eppure, suggerisce Onelia, cercare di porre riparo al degrado in questo campo porterebbe due vantaggi: oltre a risanare le condizioni catastrofiche del sistema fognario o degli acquedotti, permetterebbe di creare occupazione in zone dove c?è grande abbondanza di manodopera. Concretezza, ancora, e consapevolezza del fatto che, per cercare di risolvere problemi grandi, bisogna prima trasformarli in tanti problemi piccoli, e affrontarli uno a uno. Di questo si è sempre occupata Onelia, in una vita volta alla ricerca di ciò che costituisse un valore per lei, e non per altri. Non, quindi, il prestigio personale o i vantaggi economici, che pure, sottolinea con una spiazzante schiettezza, «non mancano, e possono contare. Chi segue questa strada deve avere una motivazione personale forte, e spesso ha alle spalle una storia, anche familiare, di spostamenti, di radici recise, magari anche da generazioni precedenti. Nostalgia di un qualcosa che nemmeno sa bene cos?è». ?Lontano, da dove?? si potrebbe sintetizzare con una battuta yiddish che ben descrive questa vita nomade, in appartamenti di altri, con mobili di altri, con valigie sempre appresso. Certo, per affrontare una vita di questo genere ci vogliono nervi saldi. «Nervi saldi e tanti amici, cui non ci si deve vergognare di chiedere aiuto quando la situazione della popolazione di cui ci si sta occupando è veramente disperata. Forse questa è la vera formula della mia vita: la concretezza». E, forse per modestia, non si rende conto che, per chi ascolta, il suo racconto somiglia molto di più alla descrizione di una missione portata avanti con molta determinazione, anziché della ?carriera facile? di cui lei parla. Onelia Cardettini parla del Kosovo. «La situazione ecologica qui è disastrosa. È ed è il risultato di oltre dieci anni di negligenza ai quali si sono aggiunti la migrazione della popolazione e i danni dell?intervento militare della Nato», dice durante la quarta Conferenza nazionale dell?Agenzia nazionale di protezione dell?ambiente (Anpa) alla Fondazione Cini di Venezia. Durante la conferenza, il presidente dell?Anpa Walter Ganapini ha sottoscritto con l?amministrazione Onu un patto che impegna l?Agenzia a operare in missione continuativa di aiuto nel Kosovo, d?intesa con il ministero degli Esteri. «La situazione più critica è quella dell?acqua potabile», ha sottolineato la Cardettini, «ma c?è anche la centrale elettrica di Obilic, che funziona ancora a lignite, e le montagne, non metaforiche, di rifiuti provenienti dalle industrie e dalle miniere di Trepca, che vanno accumulandosi sin dall?inizio del secolo». La prima iniziativa della commissaria per l?ambiente in Kosovo sarà una campagna di sensibilizzazione ambientale, «affrontata», sottolinea, «con poco personale e nessun mezzo», che avrà inizio il 22 aprile con la ?Giornata della Terra? e darà i suoi primi risultati il 5 giugno, ?Giornata dell?Ambiente?. Sei settimane durante le quali si cercherà di sensibilizzare principalmente i giovani, i bambini e le donne, con l?appoggio dei mezzi d?informazione e della forza internazionale di pace Kfor. «Per rendersi conto di quanto ci sia da fare, e con quante poche risorse», conclude Onelia Cardettini, «la cosa migliore è venire sul posto. Arrivare da noi non è difficile: si prende un aereo da Roma a Skopje e poi da Skopje c?è un volo per Pristina. Lì ci attiviamo noi per accogliere chi viene a portarci aiuto».


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