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Paesi poveri al bivio O il debito o la vita

Molti chiedono la cancellazione ma ci sono in arrivo le proposte

di Marco Piazza

Del debito estero che opprime i Paesi eufemisticamente definiti ?in via di sviluppo? ultimamente se ne parlava poco. Forse perché troppo concentrati sul nostro debito interno e sulla necessità di tenerlo sotto controllo per entrare in Europa dalla porta principale, gli italiani e molti altri occidentali sembravano aver rimosso questo dramma. E i mass media facevano assai poco per ricordarglielo. Poi ci ha pensato il Papa, che in più occasioni (a cominciare dall?enciclica Tertio millennio adveniente) ha ricordato al mondo che «il Giubileo deve essere un momento propizio per pensare a una riduzione significativa, se non a una cancellazione totale, del debito internazionale che pesa sul destino di numerose nazioni». E allora, visto che nel frattempo in Europa ci siamo entrati, qualcuno ha pensato di tornare alla carica, per riuscire finalmente – sfruttando anche il ?peso? di un simile ?testimonial? – a liberare i Paesi più poveri da un simile fardello (nell?Africa subsahariana, per fare un esempio, gli Stati versano ai ricchi creditori del Nord del mondo il quadruplo di quanto spendono per la salute e l?educazione delle popolazioni). Questo qualcuno è la Focsiv, una federazione di 56 ong che di Paesi in via di sviluppo si intende davvero, perché negli ultimi 25 anni ha consentito a oltre 12 mila volontari di prestare il proprio servizio nei Paesi del Terzo e Quarto mondo. Il 3 giugno, a Roma, in occasione della conclusione della Scuola di politica internazionale, la Focsiv ha organizzato un seminario dal titolo ?Far passare la vita prima del debito?, lanciando ai grandi organismi monetari internazionali (Banca mondiale e Fondo monetario internazionale) alcune proposte concrete. Al seminario ha partecipato anche il governatore della Banca d?Italia, Antonio Fazio (vedi la sintesi dell?intervento in basso), che ha incoraggiato l?azione dei volontari, sostenendo che da qualche tempo anche nella Banca mondiale e nel Fmi esiste una nuova sensibilità nei confronti di questi problemi. «Noi ong», ha detto Sergio Marelli direttore generale della Focsiv, «viviamo da molti anni a stretto contatto con la gente che subisce gli effetti del debito. Ci piacerebbe tanto dire soltanto: ?cancellatelo?. Ma ci rendiamo conto che non si può e allora ci siamo sforzati di proporre soluzioni alternative». Focsiv, che per realizzare questo importante obiettivo si è alleata con le Cari tas internazionali e con reti mondiali di organizzazioni similari (Cidse, Clong e Forum), ha lanciato per bocca del suo direttore generale quattro proposte precise: «Occorre innanzitutto allargare il solco tracciato dal progetto della Banca mondiale per i Paesi altamente indebitati (il progetto Hipe) che è una buona base, ma non basta perché deve effettivamente coinvolgere tutti i 41 Paesi più a rischio e perché deve offrire loro una possibilità realistica di uscire da questa spirale drammatica». La seconda proposta della Focsiv è quella di collegare la cancellazione del debito con l?investimento nello sviluppo umano, in forme concertate tra governi e società civile. La terza di assicurare la trasparenza per ciò che riguarda l?alleggerimento del debito e l?ultima di assicurare che i debitori e i creditori possano trattare su un piano di eguaglianza. In rappresentanza della Santa Sede è intervenuto monsignor Diarmuid Martin, segretario del Pontificio consiglio della Giustizia e della pace. «Ci vuole urgenza e solidarietà», ha detto. «Perché il nostro mondo viaggia a due velocità: la globalizzazione che passa per le autostrade e la solidarietà che va per strade di campagna». ?


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