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Paradossi, miraggio pensione e… ideali

Tramite l'accesso a progetti di "Vita indipendente" si può assumere un assistente personale che risolverebbe molte incombenze quotidiane.

di Franco Bomprezzi

In Italia, quanti tra madri, padri, fratelli, mogli o persone care hanno scelto di tenersi in casa e accudire amorevolmente un disabile grave, consci di fare un vero lavoro non retribuito ma che, per colmo, non dà diritti futuri? Quanti si trovano nella situazione di mia moglie, di non poter, causa questa scelta, lavorare con contributi versati ai fini pensionistici? Qui sta il paradosso. Queste persone lavorano non retribuite per anni, per trovarsi, come nel caso di mia moglie quando morirò, senza contributi, senza reversibilità, senza lavoro (dicono che dopo i 40 anni è difficile trovarne uno). Vi sembra giustizia questa? Pierluigi Penna Caro Pierluigi, dalla tua lunga e appassionata lettera aperta, piena di osservazioni condivisibili e amarezza per lo scarto tra parole e fatti, tra buone intenzioni di questo 2003 e la realtà spesso amara di una vita che deve fare i conti con la fatica quotidiana e con risorse economiche insufficienti, mi sono permesso di estrarre il punto centrale, il quesito clamorosamente forte che poni a tutti noi. Si sottolinea da più parti, e dal governo in primo luogo, la centralità della famiglia. Poi, di fatto, ci si trova di fronte a un?evidente ingiustizia, difficilmente sanabile. Teoricamente, e anche in pratica, sarebbe più giusto che tu potessi accedere a finanziamenti personalizzati per progetti di ?Vita indipendente? (in base alla legge 162 del 98). In questo modo potresti diventare datore di lavoro di un tuo assistente personale che risolverebbe, nell?arco della giornata, molte delle incombenze attualmente assicurate da tua moglie. La quale, liberata da questo ruolo ?obbligato? (anche nel senso degli affetti) potrebbe cercare di trovare un?autonoma dimensione lavorativa, in grado di garantirle una dignitosa pensione. Ma in ogni caso si pone la questione, di fatto, di una sacrosanta ?reversibilità? del trattamento pensionistico in casi come quello che tu delinei con tanta chiarezza. Anche se, conoscendo gli importi della pensione di invalidità, dubito che ciò risolverebbe il problema.


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