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Perché ci è necessario il romanzo

di Luca Doninelli

La crisi che ha colpito il mondo sta continuando la sua opera. In Italia cedono molte roccaforti, crollano le amministrazioni locali travolte dagli scandali, chiudono molte imprese, si corrodono i risparmi di una vita. Giusti e ingiusti, buoni e cattivi sono colpiti. Chi era al potere e lo sta perdendo evoca ombre di complotti, chi attacca i vecchi poteri mescola verità e calunnia, prove e sospetti oppure semplici supposizioni. Nuovi poteri premono, i quali dovranno a loro volta fronteggiare la crisi, che sembra destinata ad essere molto lunga. Ho sentito e letto molte storie di poteri occulti, si sa che in Europa la Massoneria è forte, lunghe ombre si stendono persino sul Vaticano, e l’ipotesi che il mondo sia in mano a gruppi ristretti che gestiscono interessi incalcolabili (dagli Illuminati alla finanza di matrice ebraica ai grandi eserciti, in primis quello americano) si rafforza. Al tempo stesso, però, la crisi ci aiuta anche ad essere più saggi, a distinguere il necessario da ciò che non lo è, a riconoscere i veri amici da coloro che non lo sono. Se i sociologi e gli analisti politici trovano in questa complessa materia molti spunti interessanti, colpisce la difficoltà di chi – storici e romanzieri – deve fare i conti non con un solo aspetto del problema, ma col problema come tale. Ho visto la scorsa estate il film Margin Call, tipico film americano sulla crisi, molto onesto, che dà la colpa di tutto all’avidità degli uomini e all’errore (che diventa errore anche matematico) degli uomini di borsa di voler assecondare questa avidità. Per un romanziere, però, ci sono anche altri interrogativi. Cosa produce l’avidità? Perché l’uomo è avido? Lo siamo sempre stati, no? Però in certi momenti tutto sembra subire un’accelerazione, come se un freno fosse setto tolto. Che freno? Anche qui, le risposte sono tutte insoddisfacenti, c’è sempre qualcos’altro da scoprire e da sapere, e sembra che il vecchio motto “gli dèi confondono la mente di coloro che vogliono mandare in rovina” rinasca dalle radici sepolte ma mai recise di una saggezza millenaria. Solo una grande narrazione può rispondere a questi enigmi, o se non rispondervi almeno affrontarli in modo tentativamente integrale.


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