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Cooperazione & Relazioni internazionali

Percorso lungo e spesso a ostacoli

I tempi di adozioni in Italia sono diventati eccessivamente lunghi.

di Marco Scarpati

Sono sposata da vent?anni, e non posso avere bambini. In accordo con mio marito abbiamo deciso di adottare. Abbiamo presentato istanza di adozione al Tribunale dei minori di Catania nel marzo dell?anno scorso, solo di recente abbiamo ottenuto l?idoneità. Visti i tempi burocratici così lenti, cosa mi consigliate di fare?

(Cettina S. – email)

Il percorso per giungere a un?adozione può essere lungo e, a volte, irto di ostacoli. La nuova normativa, nata con l?intento di porre al centro l?interesse di un bambino ad avere una propria famiglia, può aver contribuito a una certa involuzione di alcune pratiche. Il percorso dovrebbe svolgersi in questa maniera: la coppia (sposata da almeno tre anni o che abbia documentatamente convissuto, prima del matrimonio, per eguale periodo) si rivolge a un Tribunale per i minorenni, a una Asl o ai servizi sociali del proprio Comune. Dopo un periodo di incontri con gli operatori dei servizi, svolti in gruppo, in coppia e individuali viene stilata sui candidati una relazione descrittiva che viene inviata al tribunale per i minori. Dopo alcune settimane (una decina almeno) si viene convocati e un giudice (spesso onorario) svolge un ulteriore colloquio e predispone una relazione che sarà alla base della scelta che il Tribunale stesso intraprenderà. Se la coppia è ritenuta idonea all?adozione internazionale (per quella nazionale non c?è un?idoneità da valutare, ma solo prendere atto della disponibilità) riceverà un decreto (motivato succintamente, ma che potrebbe contenere indicazioni sul bambino che andrete ad adottare). Entro un anno la coppia dovrà conferire un vero e proprio mandato a uno degli enti autorizzati. Questi sono ormai tantissimi (alcuni dicono troppi) e hanno la finalità di reperire coppie idonee per dei bambini che sono in stato di abbandono in uno dei Paesi nei quali operano. La scelta dell?ente autorizzato si sta evidenziando come il momento più delicato dell?intero iter adottivo: nato come momento di garanzia della correttezza del percorso, si è dimostrata, alcune volte, un ?cul de sac?: alcuni degli enti, più piccoli o di recente costituzione, non sono parsi all?altezza di seguire con attenzione la coppia all?estero o di saper investire in formazione del proprio personale in Italia e all?estero ovvero di sapersi districare in un mondo, quello della burocrazia internazionale, che non è sempre di facile interpretazione. Di norma anche l?ente autorizzato svolge un?istruttoria: una serie di incontri durante i quali saranno affrontati i temi inerenti l?adozione e le pratiche burocratiche necessarie, l?impatto con i bambini e il percorso adottivo residuo. Agli operatori serve tale istruttoria perché dovrebbe spettare loro fare l?abbinamento fra la vostra pratica e quella del bambino, e verificare se le due ?fantasie?, i due vissuti e le elaborazioni fattene (vostre e del bambino) sono compatibili e determinare poi l?adozione. Il loro compito è, quindi, delicatissimo: un eventuale errore porterebbe a un alto rischio di fallimento dell?adozione e, di conseguenza, alla creazione di dolore in un bimbo che di sofferenza non ha alcun bisogno. La documentazione elaborata viene prima spedita e depositata nel Paese in cui il bambino risiede e poi, al termine del non semplice percorso locale, rinviata in Italia per la validazione da parte della Commissione per le adozioni internazionali. Senza l?autorizzazione alcun bambino può entrare in Italia e l?ambasciata italiana competente non può rilasciare un valido permesso all?ingresso nel nostro Paese. Altro problema evidenziato in questi anni, ma che la Commissione sta cercando di risolvere, è quello della quasi assenza di accordi fra Italia e Paesi stranieri per regolamentare l?adozione e le attività di cooperazione collegate. Ciò ha di fatto comportato che il nostro Paese non venisse scelto come partner prioritario e che gli enti autorizzati italiani venissero messi in coda rispetto alle possibili adozioni, ovvero vengono riservati a essi solo bambini avanti negli anni, dato naturale e giusto che spesso cozza con le fantasie degli aspiranti genitori. Vi è infine da segnalare un sostanziale disinteresse alla questione di tante ambasciate d?Italia, che hanno ulteriormente reso difficile l?applicazione della nostra pur ottima legge. Complessivamente i tempi di adozione in Italia sono diventati troppo lunghi: dal momento in cui una coppia decide di adottare e si rivolge al Tribunale per i minorenni al momento in cui il bambino giunge in Italia, passano non meno di due anni e troppo spesso gli anni diventano quattro. Un tempo assurdo e che può diventare di ostacolo alla scelta di molte coppie.

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