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Cooperazione internazionale

Piano Mattei, il governo dimentica il Terzo settore

Al vertice Italia-Africa, Giorgia Meloni ha parlato di responsabilità e rapporti di fiducia reciproca con i paesi africani, ma non ha coinvolto il mondo del non profit. Lo denunciano operatori impegnati da anni in progetti di cooperazione come l’associazione Don Bosco 2000 e tutto il Forum con la portavoce Pallucchi

di Nicola Varcasia

«Scevro da ogni giudizio politico, prendiamo atto di un nuovo linguaggio del governo. Un linguaggio che, come sottolineato dalla Meloni, punta su un rapporto alla pari con l’Africa basato su responsabilità, fiducia e rispetto reciproco». Agostino Sella, presidente di Don Bosco 2000, ha accolto con interesse le recenti dichiarazioni del governo sul Piano Mattei. L’associazione salesiana, con base in Sicilia, oggi ospita circa 400 persone in 15 centri in tutta la Sicilia e in vent’anni ha dato vita a numerose attività imprenditoriali in Senegal, Gambia e Mali, realizzando percorsi grazie ai quali si accolgono in Italia giovani desiderosi di formarsi per poi tornare nel loro paese d’origine dando vita a nuove attività. Nel numero di dicembre, VITA ha raccontato questo modello di cooperazione circolare, ricordato anche dal presidente Mattarella.

Manca chi costruisce ponti

Ma non è tutto oro quello che luccica nelle dichiarazioni: «Abbiamo preso atto della presenza delle più grandi aziende italiane ma a malincuore abbiano notato il mancato coinvolgimento delle Ong e degli altri enti del Terzo settore che pure rappresentano un tassello indispensabile nella cooperazione allo sviluppo», aggiunge Sella, che ricordando il ruolo cruciale di queste organizzazioni che da anni lavorano in Africa al fianco della popolazione locale: «Le Ong e le associazioni non possono essere lasciate fuori dalla concertazione e dalla programmazione».

Metodi

Il presidente di Don Bosco 2000 sottolinea ancora: «Dobbiamo prima di tutto sconfiggere la fame e garantire a tutti un’educazione di qualità a tutte comunità locali che permetta ai più poveri di progredire. In questo ambito pensiamo che il modello di cooperazione circolare attuato da Don Bosco 2000, possa essere il più adatto a garantire la tutela dei diritti agli ultimi e al tempo stesso promuovere fenomeni di sviluppo in cui i veri protagonisti sono le comunità locali africane».

Sviluppo su più fronti

Infine, Sella esprime la speranza che il Piano Mattei vada oltre gli investimenti che coinvolgono solo grandi multinazionali o player italiani. «L’obiettivo non deve essere solo lo sviluppo economico, ma anche sociale e culturale, in un modello che metta fine all’approccio predatorio e lavori realmente per il bene dell’Africa».

Rischio sfruttamento

In proposito è intervenuto con una nota il Forum Terzo Settore: «La cooperazione allo sviluppo può e deve essere parte integrante di una nuova stagione nelle relazioni tra l’Italia e l’Africa, per una collaborazione che sia effettivamente paritaria e vantaggiosa per entrambe le popolazioni. Il rischio che il Piano Mattei si traduca in politiche di sfruttamento del continente è stato denunciato nelle scorse ore anche dalle organizzazioni della società civile africana: ci auguriamo che il Governo ascolti il loro appello e lavori per un reale sviluppo sostenibile, rilanciando la cooperazione allo sviluppo a partire dalle risorse a disposizione di questo settore. Il nostro Paese è infatti ancora lontano dall’obiettivo di destinare lo 0,70% del reddito nazionale lordo all’Aiuto pubblico allo sviluppo: un’efficace cooperazione Italia-Africa non può fare a meno di nuove e importanti risorse». Lo dichiara Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore.

Foto in apertura sul vertica Italia-Africa da www.vogerno.it


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