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Riforma della non autosufficienza: la sfida ora è vigilare sui decreti

L'assenza di risorse stanziate dalla Legge di Bilancio e i prossimi decreti attuativi: il punto sulla riforma che vuole rivoluzionare l'assistenza agli anziani sostenuta delle associazioni aderenti al Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza

di Alessio Nisi

S.ARCANGELO (RAVENNA) : OBIETTORE DI COSCIENZA ASSISTE ANZIANE PRESSO LA CASA PROTETTA UMBERTO I DELLA COOP L'AQUILONE FOTO DI © STEFANO CAROFEI/AG.SINTESI

Un passaggio atteso da 26 anni che non può essere vanificato da decreti troppo generici che ne affievoliscano l’impianto né dall’assenza di risorse. Dopo che lo scorso marzo il Parlamento ha approvato la Legge Delega della Riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti (la legge 33/2023), l’attenzione delle parti sociali è ora tutta sulla stesura dei Decreti Legislativi (entro il gennaio 2024), nei quali declinare operativamente l’impianto della Delega e la Legge di Bilancio 2024, con le relative decisioni in termini di fondi e prime azioni da compiere. Perché è importante questa riforma? Perché, come indica la legge 33, in ballo c’è la revisione complessiva delle politiche dell’assistenza agli anziani in Italia, finalizzata al loro rafforzamento. Riuscire a tradurla in pratica, però, è tutt’altra questione. Esiste il diffuso timore che la riforma rimanga una lista di buone intenzioni senza possibilità di essere attuata inattuata. I passaggi di questi mesi risulteranno cruciali.

Come rapportarsi alla scarsità di risorse? Che cosa si può fare per spingere sull’avvio della riforma? Quali aspetti della stessa vanno messi a fuoco? Che cosa conviene? Se n’è discusso in un incontro pubblico organizzato dal Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, gruppo di 57 associazioni che ha contribuito alla legge Delega, coordinato da Cristiano Gori, docente di Politiche sociali all’Università di Trento. «Un grandissimo esercizio di partecipazione», dice Anna Lisa Mandorino di Cittadinanzattiva a proposito del Patto.

4 milioni di anziani

La riforma nel complesso interessa 4 milioni di anziani non autosufficienti e circa 10 milioni di persone in Italia, considerando i caregiver e mira a tenere insieme politiche di prevenzione e promozione del benessere della popolazione anziana (l’Italia è la nazione più vecchia al mondo dopo il Giappone con il 5% di over 65 e andrà al raddoppio nel 2030) e una rivoluzione nella presa in carico nella fase in cui le persone non sono più autosufficienti. 

Le risorse che non ci sono

Varata senza risorse aggiuntive ma con la previsione di un riordino complessivo di fondi che via via sono stati istituiti negli anni, la legge avrebbe dovuto ricevere un’iniezione di risorse nella prima manovra utile (quella del 2024) e con i decreti attuativi da approvare entro gennaio 2024. Ma di risorse neanche a parlarne, la legge di Bilancio non ha previsto alcun finanziamento: le associazioni del Patto chiedevano 1 miliardo e 300 milioni.

Disponibile ad un incontro

Risorse e prossimi passi della riforma sono proprio i temi della lettera inviata alle organizzazioni del Patto dal Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci. Nel documento, letto in apertura dei lavori, Bellucci sottolinea l’impegno «per una riforma lungamente attesa e per dare attuazione alla delega, che rappresenta un passo in avanti nella creazione di una società più inclusiva, dove gli anziani non sono trascurati, ma sono risorsa per il nostro sistema, valorizzati per la loro esperienza e pienamente supportati nelle loro esigenze socioassistenziali. Una società migliore». Un impegno, precisa, «seppur in una congiuntura economica non favorevole, per stanziare in questa Legge di Bilancio le risorse finanziarie utili per avviare una riforma seria e concreta». E offre inoltre la sua disponibilità «per un nuovo incontro al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, per confrontarci positivamente ed in modo costruttivo sui prossimi passi della riforma».

Coordinamento, enti locali e frammentazione

Per Marina Sereni, responsabile salute del Pd, «temi come questi non sono proprietà di una maggioranza o di una minoranza. È una questione che riguarda davvero milioni di italiani e la quasi totalità delle famiglia». Della Legge 33 ha detto: «È una norma complessa e ambiziosa, soprattutto in termini di coordinamento e semplificazione della vita dei cittadini in una materia frammentata, soprattutto nelle competenze». Propone poi al Patto di «confrontarsi con le altre amministrazioni», in particolare Regione e Comuni, «interfaccia con il territorio».

Annamaria Parente, di Italia Viva, sottolinea come la Legge Delega si porta dietro questioni annose, «tra cui il tema del sociale e della sanità», soprattutto in fatto di competenze tra istituzioni «che non sempre lavorano in sinergia». Una frammentazione che «a cascata sulle prestazioni e su quello che si deve fare per migliorare la vita delle persone». Entra poi nel dettaglio dei Livelli essenziali di assistenza – Lea. «Una misura che dovrebbero essere finanziati e che dovrebbero contenere temi che riguardano l’assistenza. Come li possiamo in qualche modo “intercettare”?» si chiede.

Alessio D’Amato, di Azione, parla della riforma come «di una scommessa del nostro Paese in un momento di grande incertezza. Non solo» sottolinea, «non ci sono risorse aggiuntive per la sanità, ma quelle risorse vanno commisurate all’erosione inflattiva». Ricorda poi che quanto sarà importante il passaggio parlamentare. «Va esercitata attività emendativa. Certo, nessuno nasconde che si ci siano enormi difficoltò, ma su questi temi vanno dati dei segnali».

Claudio Gori, docente di Politiche sociali all’Università di Trento

Vigilare sui decreti e che fare nel 2024

Cristiano Gori nel ripercorrere il cammino della riforma sottolinea come sia importante in questa fase «far salire la rilevanza pubblica e politica sul tema della non autosufficienza. Bisogna fare un passo avanti» e «tradurre l’impianto in indicazioni specifiche», facendo riferimento a decreti attuativi «tecnicamente solidi e incisivi» per limitare il rischio «vaghezza, ovvero decreti che non attaccano i nodi critici, e poca incisività». Le proposte sono quelle che il Patto ha consegnato al ministro Bellucci il 3 agosto. «Dobbiamo vigilare sui contenuti di questi decreti». E nel 2024? Si può agire senza risorse aggiuntive?Per Gori sì. E fa riferimento «alla parte di governance, quella di costruzione del Sistema nazionale assistenza anziani – Sna e quella di riforma delle valutazioni».

Senza decreti di qualità, che ne definiscono la portata innovatrice, anche una legge delega buona rischia di non essere efficace


Anna Lisa Mandorino – Cittadinanzattiva 

La cura e l’assistenza in casa

Quello della cura e dell’assistenza in casa è uno dei grandi temi che hanno a che fare con la riforma della non autosufficienza. «Un provvedimento», sottolinea Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, una delle 57 realtà che aderiscono al Patto, «che in Italia si attende da troppi anni e che ci chiedono a gran voce le tante famiglie che rappresentiamo, che ogni giorno devono fare i conti, anche economici, con la non autosufficienza. Per questo è importante che nei decreto delegati sia dia voce anche agli assistiti e alle loro famiglie».

Sul tema è intervenuto anche Franco Pesaresi,  direttore dell’Azienda servizi alla persona Ambito 9 di Jesi. La presa in carico familiare vuol dire farsi carico dell’altro con «una risposta domiciliare», spiega Pesaresi. «Prevede», aggiunge, «la costruzione di una rete assistenziale capace di garantire, in modo globale, all’anziano non autosufficiente e alla sua famiglia continuità nelle cure, assistenza integrata e una giusta distribuzione delle risorse». Ebbene «l’assistenza domiliare c’è, è una cosa utile, ma non c’è per gli anziani non autosufficienti. C’è da costruirla». Per Pesaresi occorre prima di tutto superare il modello prestazionale e «riorganizzare l’assistenza domiciliare integrata, l’Adi, in modo che possa garantire i suoi interventi con la durata e l’intensità adeguate alle condizioni dell’anziano. Sappiamo che ora non è così».

Il monitoraggio

Tra gli obiettivi della Legge 33 c’è anche di migliorare il sistema di monitoraggio dell’assistenza locale, ricorda poi la ricercatrice Laura Pelliccia. «Si sente la necessità di un sistema mirato e specifico».

In apertura foto Stefano Corifei/Agenzia Sintesi e nel testo foto dell’incontro per concessione di Assindatcolf


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