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Se lo Stato intasca anche la beneficenza

L’esecutivo taglia i fondi per la cooperazione internazionale riducendo allo 0,11% del Pil la quota italiana di aiuto allo sviluppo.

di Sergio Marelli

Oltre 24 milioni sono, al momento in cui scriviamo, gli sms inviati grazie alla campagna di raccolta fondi lanciata dai principali gestori della telefonia italiana, diversi milioni di euro già affluiti nei conti correnti postali attivati dalle diverse ong attivatesi per il maremoto che ha devastato le coste dell?Oceano indiano, e straordinario il numero delle realtà ed enti impegnati in questa emergenza, così come quello delle persone che offrono la loro disponibilità a partire per rendersi utili nelle zone disastrate. La sorprendente prontezza e disponibilità con cui hanno risposto gli italiani, così come in moltissimi altri Paesi, a una catastrofe di proporzioni epocali che ha sconvolto un?intera area del pianeta, non può tuttavia distoglierci da due problemi che su scala nazionale e internazionale investono il mondo della cooperazione, e che oggi si ripropongono in maniera tragicamente impellente. Il primo riguarda il coordinamento degli interventi, indispensabile per garantire una corretta ed efficace gestione degli aiuti. L?enormità della tragedia e delle aree colpite, l?imponenza dei fondi mobilitati, nonché l?imprescindibile approfondita conoscenza dei contesti già di per sé difficili dei Paesi nei quali occorre intervenire, richiedono che tale coordinamento venga affidato alle Nazioni Unite, cui i singoli governi devono fornire le risorse e assegnare i mandati necessari. Il secondo problema investe direttamente il nostro governo che a martedì 4 gennaio non ha ancora comunicato gli stanziamenti di denaro pubblico che intende fissare per questa emergenza. In questa situazione, come già precedentemente abbiamo fatto, torniamo doverosamente a denunciare l?incoerenza di politiche finanziarie che annientano i fondi pubblici destinati alla cooperazione internazionale e che fanno ricorso alla generosità dei privati per fronteggiare le emergenze internazionali, magari avvalendosene per dimostrare il grande impegno dell?Italia presso i media e la comunità internazionale. Questa l?unica ragionevole interpretazione dei dati forniti in conferenza stampa dal ministro degli Esteri, Gianfranco Fini che dava a 70 milioni gli euro messi a disposizione dal nostro Paese. Se si prende infatti per veritiero quanto affermato dal segretario generale della Farnesina, Vattani, nel corso della prima riunione di coordinamento tra tutte le realtà attive – convocata lo scorso 31 dicembre dal ministero per gli Affari esteri e alla quale abbiamo partecipato – con l?obiettivo di approntare un primo inventario degli interventi e delle iniziative poste in essere, tali cifre ammontano a 8 milioni di euro per lo Sri Lanka, a 2 milioni per le Maldive e a 10 milioni per l?Indonesia. Come appare chiaro, per raggiungere i sopracitati 70 milioni non si può che aver contabilizzato, oltre a questi, i fondi raccolti dai cittadini, nonché la valorizzazione dei generi di prima necessità inviati nei giorni scorsi con due cargo, generi depositati, proprio per queste evenienze, nella base per gli aiuti umanitari delle Nazioni Unite situata a Brindisi. Ennesimo escamotage per un governo che, è bene ricordarlo, ha da poco licenziato una finanziaria che destina all?Aiuto pubblico allo sviluppo una cifra pari allo 0,11% del Pil. Dati sconcertanti e decisamente sproporzionati a fronte di una calamità che avrà ripercussioni e conseguenze sul medio e lungo periodo e che lascia facilmente prevedere che per la ricostruzione e la riabilitazione delle zone colpite occorreranno interventi articolati nel corso di diversi anni. Esternando la nostra preoccupazione per il momento in cui, come molto spesso accade, si spegneranno i riflettori dei media, ci aspettiamo che tale catastrofe interroghi la coscienza o almeno la responsabilità di chi detiene il potere decisionale delle politiche dell?Italia e di ogni Paese ricco, perché tengano fede agli impegni assunti nei consessi internazionali e riconoscano alla solidarietà e alla cooperazione internazionale una importanza prioritaria, nell?interesse e per il bene di tutti.


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