Biodiversità

Sì dell’Ue al ripristino della natura, nonostante l’Italia

È stata approvata, sul filo del rasoio, la legge europea sul ripristino degli ecosistemi. Una vittoria storica per gli ambientalisti e per oltre un milione di cittadini, seimila scienziati e cento imprese e organizzazioni della società civile che hanno firmato la petizione #RestoreNature. Adesso è il momento di passare all'applicazione concreta della norma, con il coinvolgimento della società civile

di Elisa Cozzarini

Rovere bosco bovedo

Questa volta è legge per davvero: la Nature Restoration Law, già approvata dall’Europarlamento lo scorso febbraio, ha avuto il via libera anche dal Consiglio Ambiente dell’Ue lunedì 17 giugno. Dopo un lungo e tumultuoso iter, la misura più contestata del Green deal di Ursula von der Leyen entrerà in vigore tra venti giorni. Determinante è stato il voto a favore dell’Austria, annunciato dalla ministra dell’Ambiente, la verde Leonore Gewessler. Anche la Slovacchia, dopo aver espresso alcuni dubbi, ha appoggiato il testo. Si è raggiunta così la maggioranza di venti Stati su ventisette, che rappresentano il 66% della popolazione dell’Unione. Contraria, dall’inizio alla fine, l’Italia, assieme a Ungheria, Olanda, Polonia, Finlandia e Svezia. Il Belgio è rimasto neutrale.

Il risultato premia l’impegno della coalizione #RestoreNature, composta da BirdLife Europe, ClientEarth, European environmental bureau – Eeb e Wwf Europa, che ha raccolto l’invito della società civile e del mondo della ricerca scientifica. Con la nuova legge, verranno fissati obiettivi vincolanti per il ripristino del 20% degli ecosistemi terresti e marini degradati entro il 2030. Per ottenere questi risultati, gli Stati devono riportare da cattive a buone condizioni almeno il 30% degli habitat, quali foreste, praterie, zone umide, fiumi e laghi. E devono garantire che non si deteriorino una volta ripristinati.

La reazione del mondo ambientalista

«È il programma naturalistico più ambizioso mai presentato. Uno sguardo rivolto al presente e al futuro, in modo da riportare realmente la natura nelle nostre vite», è il commento di Danilo Selvaggi, direttore di Lipu Italia. «Siamo molto soddisfatti per l’approvazione della legge, una vittoria storica della società civile europea che difende l’ambiente e vuole costruire un rapporto equilibrato tra uomo e natura», dice Dante Caserta, responsabile Affari Legali e Istituzionali del WWF Italia. «Spiace che in un passaggio cruciale per la tutela della natura in Europa, il governo di Giorgia Meloni abbia clamorosamente mancato l’appuntamento con la storia, opponendosi ideologicamente e scegliendo la disinformazione delle lobby dell’agroindustria contro gli interessi dei cittadini. Ma ora non potrà evitare di dare attuazione al regolamento, definendo un piano nazionale con obiettivi chiari, concreti e vincolanti». L’impegno delle associazioni ambientaliste, adesso, è proprio monitorare il processo di applicazione della Nature Restoration Law da parte degli Stati membri.

Tra i Paesi più convintamente a favore, c’è stata l’Irlanda: il ministro per il Clima e l’Ambiente Eamon Ryan, sottolineando l’azione diplomatica svolta per arrivare all’approvazione finale, ha affermato: «Il ripristino della natura è nell’interesse di ciascuno di noi. Non c’è sicurezza alimentare se gli ecosistemi sono degradati. Credo che i cittadini siano assolutamente d’accordo nel voler conservare anziché distruggere il mondo naturale, che arricchisce tutti noi».

Con l’entrata in vigore della legge, l’Unione europea potrà avere un ruolo guida a livello globale in occasione della prossima Conferenza dell’Onu sulla Biodiversità, prevista a fine anno. Inoltre, per la coalizione #RestoreNature il voto del Consiglio Ambiente «è anche un messaggio molto chiaro in vista dei prossimi cinque anni del Parlamento e della Commissione europei: biodiversità e clima sono e devono restare una priorità strategiche della nuova legislatura».

La foto in apertura è di Elisa Cozzarini

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.