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Biodiversità

Parlamento Ue: via libera alla legge sul ripristino della natura

Il Parlamento europeo approva la legge sul ripristino della natura. Il 30% di foreste, praterie, zone umide, laghi, fiumi ed ecosistemi marini dovrà tornare in buono stato entro il 2030. Non solo protezione e conservazione: ora si aggiunge il lavoro per il ripristino, per aumentare gli spazi naturali e invertire la rotta che ha portato ad avere oggi l'80% degli habitat in condizione degradata. Per il Wwf Italia «è la migliore risposta alla campagna di disinformazione che è stata condotta negli ultimi mesi contro le politiche del Green Deal europeo»

di Elisa Cozzarini

Fioritura nei prati stabili

Doveva essere un semplice passaggio formale, invece, fino all’ultimo, i sostenitori della legge europea sul ripristino della natura, la Nature Restoration Law, sono rimasti col fiato sospeso. Oggi finalmente l’Europarlamento ha adottato la norma, con 329 sì, 275 no e 24 astenuti. Entro il 2030, gli Stati membri dovranno ripristinare il buono stato di salute almeno del 30% di ecosistemi quali: foreste, praterie, zone umide, fiumi, laghi e aree marine, a partire dalla rete di protezione Natura 2000. La percentuale aumenterà al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Gli Stati dovranno adottare piani nazionali di ripristino illustrando come intendono raggiungere questi ambiziosi obiettivi.

Oggi oltre l’80% degli habitat europei è in cattivo stato: da qui nasce l’esigenza di una legge per contribuire al recupero a lungo termine degli ecosistemi terrestri e marini, per raggiungere gli obiettivi dell’Unione e mantenere gli impegni internazionali in materia di clima e biodiversità. La Commissione Ue calcola che il nuovo regolamento porterà benefici non solo all’ambiente, ma anche all’economia, visto che ogni euro investito si traduce in almeno otto euro di benefici.

«L’approvazione della legge sul ripristino della natura è la migliore risposta alla campagna di disinformazione che è stata condotta negli ultimi mesi contro le politiche del Green Deal europeo», commenta Dante Caserta, responsabile affari legali e istituzionali del Wwf Italia. Siamo soddisfatti della scelta degli eurodeputati di aver dato ascolto alla scienza e di aver respinto posizioni populiste e antiscientifiche. Ora chiediamo al governo italiano di cambiare rotta e approvare una legge necessaria per il benessere della natura e delle persone». 

Intanto, a Roma, durante la conferenza stampa al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste sull’attività dell’Agrifish e iniziative per il mondo agricolo e della pesca, il ministro Francesco Lollobrigida dichiarava: «La legge sul ripristino della natura approvata dal Parlamento europeo è proprio un esempio di quell’approccio ideologico e di quel percorso che va fermato, perché ha messo in ginocchio il nostro sistema produttivo». Eppure la Nature Restoration Law non esiste ancora. A sostenerla sono stati oltre un milione di cittadini, cento imprese, seicento scienziati e duecento ong, che hanno firmato una petizione perché diventasse realtà. 

«Nonostante mesi di attacchi strumentali, fake news sui presunti impatti negativi sul mondo agricolo, una negoziazione che ne ha ridotto l’ambizione, addirittura un tentativo dell’ultima ora di sabotare il voto da parte del Ppe, la legge è in dirittura di arrivo», dichiara Andrea Goltara, direttore del Centro italiano per la riqualificazione fluviale – Cirf.  «È tempo per il Governo italiano, che finora ha solo contrastato la nuova norma, di mettersi al lavoro per recuperare l’enorme ritardo accumulato sul ripristino della natura e, per quanto riguarda più direttamente i fiumi, il ripristino della connettività».

Per migliorare la biodiversità negli ecosistemi agricoli, la legge prevede il miglioramento di almeno due dei tre seguenti indicatori: presenza di farfalle comuni; percentuale di elementi caratteristici del paesaggio rurale, come siepi, con elevata diversità; stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati. I Paesi dovranno anche migliorare l’indice dell’avifauna comune: gli uccelli sono infatti un indicatore dello stato di salute della biodiversità. È previsto il ripristino almeno del 30% delle torbiere drenate entro il 2030. La presenza di questi ecosistemi è una delle soluzioni più economiche per ridurre le emissioni nel settore agricolo. Come richiesto dal Parlamento, per andare incontro alle richieste del mondo agricolo, la legge pone un freno di emergenza che, in circostanze eccezionali, consentirà di sospendere gli obiettivi relativi agli ecosistemi agricoli quando la superficie coltivata sarebbe ridotta tanto da compromettere la produzione alimentare e renderla inadeguata ai consumi dell’Ue.

Al termine della votazione, il relatore, lo spagnolo César Luena, del gruppo Socialisti e Democratici, ha sottolineato: «Oggi è un grande giorno per l’Europa, perché passiamo dalla protezione e dalla conservazione della natura al suo ripristino. La nuova legge ripristinerà gli ecosistemi degradati senza compromettere il settore agricolo, lasciando agli Stati membri una grande flessibilità. Vorrei ringraziare i ricercatori per averci fornito le evidenze scientifiche e per il loro impegno nel combattere il negazionismo climatico».

La fase finale del procedimento prevede ora che l’accordo venga approvato formalmente dagli Stati membri tra marzo e aprile di quest’anno. Poi sarà davvero legge.

La foto è di Elisa Cozzarini


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