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Teresa, i tuoi figli non piangeranno

Siamo entrati nelle Case delle Missionarie della carit

di Mirella Pennisi

Tranquillità. Qualche risata che si trasforma in versaccio nel tentativo di trattenersi. Il mormorio ritmico di un rosario. La voce baritonale faticosamente sussurrata di un uomo che ha perso sua figlia e crede di poterla ritrovare in un orfanotrofio di Santiago nel Cile. Una peste rumena saltellante che una mamma adottiva non riesce a tenere ferma: «Chiedi alla suora quando arriva il fratellino». Una donna con un tremendo dolore all?anca che prende molto sul serio il suo compito di sentinella di quella che sembra la ?Segreteria?. La vita continua nella Casa generalizia italiana delle Missionarie della Carità sotto lo sguardo amoroso di madre Teresa, fermato nel tempo e nella foto e appoggiato all?altare di fronte al quale dodici novizie pregano il Cristo esposto nell?ostensorio. «… perché è col dimenticare se stessi che si trova; è col perdonare che si è perdonati; è col morire che ci si sveglia alla vita eterna…». Chi viene qui per un lutto, volto contrito di circostanza e un fiore tra le mani o un assegno, si accorge subito di essere fuori luogo. «Non potevamo chiedere di più a Dio». Suor Maria Lina, italiana di Varese, non ha potuto evitare qualche lacrima mormorando le Ave Maria. «Lei ora è felice. Le è stato concesso di fare ciò che pensava necessario prima di morire, noi pensavamo di averla già persa». Ventidue novembre 1996: Madre Teresa è a letto dopo il suo ennesimo attacco e la prognosi non è positiva. «Ma lei voleva fare almeno tre cose: partecipare al Capitolo e vedere l?elezione della sua sostituta. Fare un altro viaggio nelle sue case. E… il Papa per l?ultima volta». Così si è ripresa. Ha partecipato a quel faticoso Capitolo che ha visto l?elezione di suor Nirmala, indiana di 63 anni, alla guida dell?Ordine. Era il 13 marzo, le consultazioni erano durate 57 giorni. Madre Teresa torna alla vita normale, i medici insistono perché si riposi e per un mese, almeno, ubbidisce. Ma il 24 maggio ci sono a Roma le ?professioni?. Una ventina di ragazze prenderanno i voti temporanei (dopo un anno di postulato, due di noviziato, 5 anni di voti temporanei, quindi i definitivi) e lei non vuole mancare. «Già all?arrivo all?aeroporto ebbe bisogno dell?ossigeno. Non stava bene, l?affliggeva la bronchite. I medici ci chiesero di trattenerla il più possibile ma non ci riuscimmo». Così via in America, nella casa di New York, la prima struttura di accoglienza nel mondo per malati terminali di Aids. «Abitava nella casa di Via Casilina e anche noi l?abbiamo incontrata». Santina, una donna di più di cinquant?anni, volontaria nella Casa Serena gestita dai Missionari della carità contemplativi (un pezzo del braccio maschile dell?ordine della piccola suorina albanese). «L?abbiamo incontrata. Ci disse che Dio gli aveva dato ancora quei mesi per aprire un?altra casa». Cosa si ricorda? «Quella volta che ci disse che la cosa più grande era pulire i cessi per i suoi poveri, il lavoro più orrendo, schifoso, era l?amore più grande». A casa Serena i Fratelli lavano a mano i panni sporchi delle 60 persone che lì trovano cibo e un letto, ma anche biancheria pulita e soprattutto una carezza un abbraccio. «Bisogna stare con i poveri, toccarli, carezzarli, solo se li si conosce li si può amare. La solitudine, la mancanza di amore è il peggiore di tutti i mali». Lo diceva sempre Madre Teresa. «Noi volontari non ce la facciamo proprio a lavare quei panni, non abbiamo ancora l?umiltà e la fede per farlo». Confessa Santina che è una dei 10 mila (forse molti di più) collaboratori di madre Teresa. Il braccio laico dell?ordine di una donna che un giorno decise di risponde a quell?ultima domanda all?uomo di Cristo sulla Croce: «Ho sete». E ?I am thirsty? è scritto accanto a ogni crocifisso, in ogni casa delle 584 disperse per il mondo. A Roma come a Calcutta come nella casa di Baggio a Milano dove ogni giorno mangiano 200 poveri. «La madre è stata qui diverse volte», dice la superiora suor Maria Pia, marchigiana, da vent?anni nell?Ordine. «Ci dava la forza che viene dalla fede. Non ci aspettavamo che morisse ora, stava così bene… anche il giorno in cui è successo, aveva lavorato come sempre. Le sorelle di Calcutta ci hanno chiamato subito, hanno detto che ha sofferto a lungo prima di spirare. E, morendo, ha ripetuto più volte il nome di Gesù. Sono state queste le sue ultime parole». Stava andando a pregare per Lady Di. «Diana era un?amica della madre, ne parlava spesso, e sempre con affetto». E adesso, che succede? Continuerete come sempre? Suor Maria Pia sorride, si vede che ci ha già pensato. «La madre diceva sempre che se siamo opera di Dio, continueremo. Altrimenti faremo le fine di tutte le cose umane». Una risata più forte delle altre, qui nella Casa generalizia di Roma. La suora spiega che un ospite è finalmente riuscito a dormire. Nessuna medicina lo aveva aiutato, lui voleva le pasticche colorate. Loro ci hanno pensato e ripensato, alla fine gli hanno portato degli smarties (le pastiglie di cioccolato ricoperte di zucchero). Lui le ha guardate con attenzione, le ha prese e… «Oggi ci ha detto che è riuscito a dormire. Quelle pasticche sono formidabili, soprattutto quelle rosse». «Sono puri come bambini». Di storie come queste ce ne sono altre. Raccontano di quella donna che aveva un gran dolore alla gamba. Cercavano di convincerla ad usare delle pomate, ma lei ne voleva una in particolare e non capivano quale fosse. Poi fece vedere un pezzetto del tubo. Era schiuma da barba, gliela comprarono. Guarì. «Abbiamo visto tornare la madre alla fine di giugno». Suor Maria Lina ha in mano il Rosario e nei momenti di silenzio prega muovendo solo le labbra. «È stata con noi fino a metà luglio. Quando partì sapevamo che non l?avremmo più rivista». La vita va avanti davvero, il carisma e la regola di Madre Teresa ha generato centinaia di splendide figlie e figli. Suor Maria Lina è tornata da poco da Cuba. È stato difficile? «Problemi molti, ma mai vere persecuzioni. La Madre è troppo famosa, colpirci è un rischio troppo forte». Sorella, forse dovrebbe usare il passato. È l?unico momento di indecisione. Chi sostituirà la forza e il carisma di quella piccola donna. Chi aprirà le porte di tutte le altre cube o cambogie? «Dio, se vorrà farà soffiare il suo Spirito. La Provvidenza si occuperà del domani. Noi non abbiamo paura. Ci sono case, ci sono sorelle che non vedevano la Madre da anni. L?ultima visita l?aveva fatta nell?83, da allora le case nel mondo sono quasi raddoppiate. L?unico nostro compito è rimanere fedeli a questo cammino, perché altrimenti perderemmo noi stesse. Il resto è nelle mani del disegno di Dio». Del resto lei lo diceva sempre, ed era una regola per tutti. Quando, qualche anno fa, la Congregazione di Propaganda Fidei decise di stanziare un contributo annuale di 25 mila dollari per l?Ordine lei rispose «Non mi va di avere alcuna sicurezza materiale». Così in ogni casa. «La sera non deve rimanere una mela in frigorifero» diceva, e così è. Tutto deve essere consumato perché al domani ci pensa Dio. Il ricordo/1 Nessun vuoto L?ultima volta che ho visto Madre Teresa era il 15 luglio scorso. Mi aveva chiamato lei per farmi un regalo. Era una persona buona ed indomabile, trasparente e grintosa. Non è vero che la sua morte lascia un vuoto perché Madre Teresa ha riempito ilvuoto dell?umanità e ciò che lascia è incancellabile. La sua vita e la sua fede ci hanno dimostrato che l?impossibile non esiste. Siamo stati amici per tanti anni. Una volta le chiesi consiglio perché certa gente ci calunniava e lei mi disse: «Ognuno ragiona in base al marciume che ha dentro». Era amata dal Signore, dai poveri e da me, e io mi sentivo voluto bene, ecco tutto. L?ultima volta che l?ho vista era lucida, ma provata. Sapevo che non avrebbe potuto morire prima di rivedermi, me l?aveva promesso, e così è stato. Ne parlo al presente perché quando si ama molto qualcuno non se ne va mai. Da lei ho capito che tutto si può fare, basta non avere paura delle umiliazioni e resistere. Lei aveva capito la nostra intuizione, del Sermig, e ci ha aiutato molto. La sua fede? Dal momento in cui ha imboccato la strada della missione, non si è più voltata indietro. di Ernesto Oliviero Il ricordo/2 Con lei contro l’Aids Èdifficile raccontare l?emozione che ho provato nell?incontrare Madre Teresa di Calcutta, ma il ricordo di quei momenti è ancora vivissimo ed esaltante. La prima volta che la incontrai fu per esporle il nostro progetto di donare al suo Ordine una casa alloggio per malati di Aids a Roma. Mi colpì in questo colloquio la sua grande capacità organizzativa e la cura dei dettagli. In questi anni ho visto in qualunque ora del giorno e della notte il lavoro che hanno fatto le suore di madre Teresa per le malate di Aids. Alcuni accusavano le suore della carità di non fornire adeguata assistenza infermieristica o le terapie prescritte dai medici: è falso. Nella nostra casa alloggio le malate hanno ricevuto i farmaci sempre, fino alla morte. Quando Madre Teresa tornò a Roma, il giorno dell?inaugurazione raccomandò a tutti, ma soprattutto ai vicini del quartiere, di tollerare le malate, di non emarginarle e di andare a trovarle spesso. Madre Teresa aveva un grande interesse per la ricerca, e fiducia nei medici, ma diceva: «Intanto preghiamo». Ma il suo interesse era rivolto anche ai grandi problemi morali. Mi raccomandò di far pressione sui politici italianai e sui giornalisti per denunciare lo scandalo della prostituzione delle minorenni in India e nel Sud Est asiatico: «È una vergogna che voi occidentali permettiate che si organizzino viaggi per fare turismo sessuale». L?ultima volta che la vidi mi disse: «Quando ero giovane la lebbra era una malattia inguaribile, ma oggi no. Sento che presto anche l?Aids si potrà curare come ora si cura la lebbra». di Fernando Aiuti Il ricordo/3 Tengo la sua lettera Sono sbalordito dalla stampa inglese che nel giro di pochi giorni ha costruito il mito di lady Diana mentre ha riservato pochissimo riguardo al ricordo di Madre Teresa. Lady Diana è diventata il grande goleador delle persone frustrate da matrimoni falliti e Madre Teresa invece è emersa come una donna un po? squallida che ha fatto delle cose, ma trascurando le risorse della tecnologia e della modernità. Madre Teresa ha dato tenerezza a chi era era abbandonato, spazio a chi era senza terra, speranza a chi non ce l?aveva. La ricordo come una donna umile, decisa e forte. Ho sempre qui davanti a me la lettera che mi scrisse nel 1991, e che dice: «Caro don Pierino, è così bello sentire del tuo amore e coraggio nell?offrirti per la sperimentazione del vaccino contro l?Aids. Ringraziamo Dio per il Suo amore per te, per la Sua presenza in te e per la compassione che Egli ha fatto divampare nel tuo cuore per coloro che soffrono a causa dell?Aids. Non avere paura, tu sei prezioso per Gesù e per Maria. Maria sarà una mamma per te. Devi soltanto metterti nelle Sue mani e lasciare che Lei si prenda cura di te. Come tu hai fatto, per poter amare e amare veramente, dobbiamo sacrificare noi stessi per la salvezza di altri. ?Amatevi l?un l?altro come io ho amato voi?. Queste parole di Gesù devono essere non solo una luce per noi, ma una fiamma che consuma l?io dentro di noi. Tu sei ora diventato quella fiamma». Madre Teresa è stata una testimone. Ha contagiato il nostro mondo con il virus della disponibilità e dell?amore senza limiti e confini. di Pierino Gelmini


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