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Terzo traforo, le prime reazioni al no al referendum

Giordano (Rc): "schiaffo alla democrazia". Realacci (Legambiente): "opera senza consenso". Pecoraro Scanio (Verdi): "decisione scandalosa"

di Piergiorgio Greco

Tutte negative le prime reazioni alla decisione del consiglio regionale dell’Abruzzo di non considerare ammissibile il referendum sul terzo traforo del Gran Sasso. E le province di Teramo e Pescara, che avevano promosso il quesito, annunciano: “contro una decisione del genere, sostenuta da un atteggiamento fascista, ricorreremo alla giustizia amministrativa”. Franco Giordano, capogruppo di Rifondazione alla Camera, intervenuto oggi al dibattito a L’Aquila, attacca la Casa delle libertà, sostenendo che “la decisione apre in Italia un problema di democrazia riguardante l’atteggiamento delle maggioranze di centrodestra, a cominciare dal governo nazionale, che fanno un uso privatistico delle decisioni e che negano la partecipazione popolare”. Sulla stessa frequenza Anna Donati, capogruppo dei verdi in commissione lavori pubblici del Senato, che parla di “attentato alla democrazia” e Alfonso Pecoraro Scanio, leader del sole che ride che aggiunge: “la decisione in realtà è uno schiaffo anche al ministro Matteoli che si era dichiarato favorevole al referendum”. Ermete Realacci, leader di Legambiente e parlamentare della Margherita, sottolinea come “il terzo traforo del Gran Sasso è un’opera intorno alla quale non c’è consenso, inutile e dannosa”. E sul no al referendum (“metodo democratico per antonomasia”) attacca: “una tale decisione non può essere sancita in una riunione a porte chiuse alla sola presenza dei sindaci, senza pubblico né giornalisti”.


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