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Sostenibilità sociale e ambientale

Trasparenza, ma per tutti

Finita ’epoca delle lobby, ma anche delle cause selvagge intentate solo per ottenere vantaggiose transazioni. Parola di governo.

di Cristina Giudici

«Fino a oggi la difesa dei consumatori è stata organizzata in modo spontaneo presso il ministero dell?Industria in un modo che, a prescindere dalla buona volontà dei suoi rappresentanti, tendeva al torbido. Con la legge quadro 281, di cui sono il primo firmatario, finalmente potremo contare su un valido strumento di democrazia diretta che si basa sul criterio assoluto della trasparenza». Non sceglie certo mezzi termini per commentare la sua vittoria legislativa, il sottosegretario all?Industria con delega alla tutela dei consumatori, Umberto Carpi, senatore dei democratici di sinistra. Allora senatore, il 28 agosto si volta finalmente pagina o è solo un restyling? «Certo che si volta pagina, si cambia veramente. Questa legge concorda con l?indirizzo politico del ministero dell?Industria e cioè quello di regolamentare il mercato e favorire i più bravi e non i più potenti. Perciò abbiamo instaurato criteri severissimi per selezionare i rappresentanti legittimi dei consumatori, le associazioni. Innanzi tutto devono essere presenti a livello nazionale e poi devono essere seri, trasparenti». Fra le critiche mosse alla sua legge, c?è anche quella che riguarda il Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti che sarà istituito presso il ministero dell?Industria. C?è chi afferma infatti che il ministero stesso debba essere una controparte e non un interlocutore, altrimenti in futuro le associazioni potrebbero subire pressioni da parte vostra. «Ma chi dice che il ministero debba essere per forza una controparte? Noi non rappresentiamo gli interessi delle aziende, ma un meccanismo per regolarle e per dare delle vere garanzie a utenti e consumatori. Altroché, la legge Bassanini ci ha delegato il compito di regolamentazione e progettazione del mercato! Le spiego io da dove vengono le critiche. Da alcune aziende contrarie a una legge che regoli la difesa del consumatore perché preferirebbero trarre vantaggi da un liberismo sfrenato come la Federchimica, che per esempio non vede di buon occhio questa legge. E poi da parte di alcune associazioni che non rispondono ai requisiti richiesti dalla legge e rimarranno tagliate fuori dal Consiglio. Associazioni che in questi anni hanno applicato una politica aggressiva per ottenere transazioni onerose a loro favore in maniera molto discutibile». Si riferisce al Codacons? «L?ha nominato lei, non io». E invece quale sarebbe il vero spirito di questa legge? «Uno spirito che mira alla mediazione, ricorrendo all?arbitrato e alla conciliazione; che fornisca ai cittadini strumenti adeguati per difendersi da comportamenti poco limpidi e non corretti delle aziende. La legge aiuterà queste associazioni a stabilizzarsi e a lavorare a regime pieno alla fine del ?99 con una struttura organizzata. Certo, le leggi da sole non bastano. I movimenti crescono sulla base di idee e non viceversa. Ora abbiamo nelle mani un vero strumento di democrazia diretta. Sta a noi farlo funzionare e avvicinarci al mondo anglosassone che in termini di difesa del consumatore è avanti anni luce rispetto all?Italia». E scoppia la guerra delle associazioni Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. Dal Consiglio del ministero, ovviamente. E le associazioni dei consumatori vogliono far di tutto per essere dentro. E allora via con i tentativi di screditare gli ?avversari? facendo circolare malignità. Ecco le principali di cui siamo stati testimoni. Prima accusa: tutti cercano di guadagnarsi i requisiti necessari per entrare nel Consiglio, così i più barano sul numero degli iscritti. Associazioni con poche migliaia di aderenti li ?gonfiano? fino a dichiararne quanto basta. Tanto, con la legge sulla privacy, consultare gli elenchi è impossibile. Le associazioni legate ai sindacati (Adiconsum, Federconsumatori, Adoc) sono accusate dalle altre di attingere gli iscritti ai serbatoi sindacali, mentre qualcuno fa notare che «essere abbonati a un giornale non è lo stesso che iscriversi a una associazione» (Altroconsumo?!). Ma non finisce qui: anche i finanziamenti sono sospettati. Le associazioni composte da avvocati (vedi Codacons) sono accusate di guadagnare miliardi con i processi: se non fosse così, fanno notare i maligni, che necessità ci sarebbe di farne 900 l?anno? E i test comparativi tra prodotti sono messi all?indice (da chi non li fa) perché pilotati dalle aziende. Esempio? Su ?Panorama? del 2 luglio vengono pubblicate le 4 associazioni che non avrebbero mai ricevuto una lira da Telecom per ?consulenze? (leggi sponsorizzazioni). Tra queste spicca Altroconsumo. Che nell?ultimo numero pubblica un servizio sui telefonini, dal titolo: ?Gli utenti promuovono Omnitel?. Sarà un caso?


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