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Educazione

Uomini violenti, imparare a cambiare 

A Brindisi dal 2022 è attivo il Centro uomini autori di violenza - Cuav. Il servizio, riconosciuto dalla Regione Puglia, è gestito dalla cooperativa sociale Solerin ed ha l’obiettivo di prevenire ed interrompere comportamenti violenti nei confronti delle donne e dei minori

di Emiliano Moccia

«Ho imparato a riconoscere le mie debolezze, la mia aggressività inconscia, migliorando la mia capacità di gestione del modo in cui rispondo a situazioni che un tempo avrebbero suscitato in me la violenza. Ho capito che la violenza ha tanti volti che spesso non riconosciamo e che, soprattutto, non è mai giustificabile». A parlare è Antonio (nome di fantasia) che ha seguito il gruppo di lavoro del Centro uomini autori di violenza Cris.A.M. Brindisi – Cuav – attivo dal 2022 con l’obiettivo di prevenire ed interrompere gli autori di comportamenti violenti o abusanti, di limitare la recidiva, di favorire atteggiamenti differenti. Il servizio è riconosciuto dalla Regione Puglia ed opera con una équipe specializzata composta da tre psicologi psicoterapeuti, una psicologa psicoterapeuta e una educatrice professionale. Sono loro che incontrano e si confrontano in questo percorso di rieducazione con «gli uomini autori o potenziali autori di violenza che si presentano al Cuav in modo spontaneo, o perché segnalati dalla Magistratura o su spinta del loro legale. Non è facile per un uomo autore di violenza riconoscere le proprie responsabilità e decidere di cambiare. Certo, non abbiamo la fila dietro alla porta, ma questo primo bilancio di attività ci incoraggia a pensare che alcuni uomini fanno una riflessione sui loro gesti e ne vengono a parlare», spiega Roberto Comunale, coordinatore dell’equipe che per conto della cooperativa sociale Solerin – Solidarietà e Rinnovamento – gestisce il servizio denominato Crisalide Area Maltrattanti.

Non è facile per un uomo autore di violenza riconoscere le proprie responsabilità e decidere di cambiare

Roberto Comunale, equipe Cuav di Brindisi

Tra gli uomini che hanno seguito il percorso, anche Giuseppe che pensando alla sua ex partner confida: «Sono andato via dopo quello che è successo senza rendermi conto che oltre alla violenza ti ho anche abbandonata. Chiedo scusa perché non ho mai chiesto come stanno i ragazzi. Sono scappato dalle mie responsabilità, dagli impegni presi con voi. Questo lungo percorso intrapreso mi ha permesso di capire dove ho sbagliato. Non ho ascoltato le tue richieste di confronto; facevo quello che ti rendeva felice ma solo perché più comodo, più facile. Ero più preoccupato dai problemi economici, pratici che dai veri valori importanti come l’affetto, la comprensione, la condivisione. Ho affrontato le difficoltà con la violenza sia fisica, che verbale. Ora capisco quanto gli insulti, le ingiurie, i lanci di oggetti siano gesti violenti e pericolosi per chi è dall’altra parte. Ci sono altri modi per affrontare le difficoltà».

Due anni fa, dunque, la Regione Puglia, attraverso l’assessorato al Welfare, ha attivato i primi sei Centri ascolto maltrattanti – Cam, uno per ogni provincia, che si raccorda con le reti locali antiviolenza. La successiva conferenza Stato-Regioni ha istituito i Cuav che sostituiscono i Cam. In quello di Brindisi, i primi percorsi realizzati «raccontano di 39 uomini che abbiamo seguito, provenienti da diverse zone della provincia, così suddivisi: 8 accessi spontanei, 8 su disposizione della Magistratura attraverso l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna, 2 dall’Ufficio di Servizio Sociale Minorile del Ministero di Giustizia, 12 attraverso il legale, 9 servizio sociale territoriale», dice Comunale. «Il percorso con gli uomini autori o potenziali autori di violenza prevede una serie di colloqui individuali di valutazione propedeutici all’inserimento dell’uomo in un lavoro di gruppo psicoeducativo strutturato della durata di almeno 12 mesi. La valutazione motivazionale fa emergere in molti uomini la difficoltà a riconoscere quanto fatto. Si mettono in un atteggiamento di difesa, di negazione dei fatti accaduti, di rifiuto della responsabilità o dell’impatto che le loro azioni hanno avuto sulle vittime non solo sul piano fisico, ma anche su quello psicologico, forse quello che segna di più».

Gli uomini si mettono in un atteggiamento di difesa, di negazione dei fatti accaduti, di rifiuto della responsabilità

Roberto Comunale, equipe Cuav di Brindisi

I primi gruppi che hanno animato l’attività del Cuav di Brindisi erano composti da uomini autori di reati diversi: violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica; maltrattamenti; stalking; molestia sessuale; revenge porn; possesso di materiale pedopornografico. Nel corso degli incontri, quindi, vengono affrontate varie tematiche, «come gli stereotipi di genere, il riconoscimento delle emozioni, le modalità più appropriate per reggere le situazioni di conflitto, l’impatto sui figli e sui minori, l’aspetto della sessualità. Il gruppo si confronta su questi temi, ne parla, ne discute, ne prende coscienza». Una delle caratteristiche del Cuav è «la valutazione del rischio, della recidiva dei comportamenti, che può essere considerata più o meno pericolosa e viene condivisa con l’Uepe affinché poi il giudice possa decidere cosa fare. Perché il servizio», ribadisce Comunale, «opera innanzitutto per la tutela e la protezione delle vittime di violenza, donne e minori. Proviamo con il nostro lavoro a rieducare gli adulti uomini autori di violenza. Non è un intervento facile, però questi primi riscontri sono positivi. La valutazione dei primi gruppi ci dice che il 70-80% degli uomini mostrano dati incoraggianti, dove si evince la riduzione del rischio di recidiva. Anche le resistenze manifestate, appartengono in realtà alla vergogna sociale per quello che si è fatto ed è un primo segno di consapevolezza delle proprie azioni sbagliate. In certi casi emerge la consapevolezza delle proprie difficoltà e del danno prodotto sulle donne e sui figli a livello fisico e psicologico».

Tra i dati più interessanti registrati dal Cuav, «il fatto che la violenza è un fenomeno trasversale, che attraversa allo stesso modo condizioni sociali ed economiche diverse. Va rilevato che il maltrattamento psicologico, economico o domestico fatto da un uomo facoltoso o ricco è più difficile che esca dalla sfera domestica, rispetto ai casi che magari si consumano in situazioni in cui c’è una maggiore fragilità sociale» aggiunge Comunale. Inoltre, le operatrici del servizio Crisalide Area Maltrattanti «se l’uomo le autorizza, contattano la vittima per dirle che l’ex-partner ha fatto richiesta di accesso al percorso, facendo mantenere ovviamente tutte le cautele opportune. C’è anche l’impegno ad informare le vittime di violenza se rileviamo situazioni di rischio e acquisiamo anche la loro versione dei fatti per capire come sono andate le cose nella dinamica del racconto».

«Mi spiace per come è finita. Non doveva essere un sopruso o chiudere la nostra relazione, ma la presa d’atto di due adulti che nonostante i sentimenti, si rendono conto che le differenze erano inconciliabili, condividendo le scelte». Questa è la voce di un altro uomo che ha concluso il percorso. E ribadisce quanto sia importante parlare, sensibilizzare, aiutare le coppie nel loro cammino di crescita. Anche per questo, il Cuav di Brindisi ha avviato dei cammini di sensibilizzazione nelle scuole per parlare ai più giovani e nelle parrocchie nei corsi prematrimoniali per incontrare i futuri sposi.

In copertina: foto Mart Production/Pexels


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