Salute

Foggia, uno sportello che aiuta i migranti con malattie del sangue

La sezione foggiana dell’Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma ha attivato lo sportello di integrazione socio-sanitaria rivolto a pazienti ematologici migranti che vivono nel territorio. «Un’esigenza spontanea, nata dall’aver registrato un’alta affluenza di cittadini stranieri che arrivano in ospedale colpiti da malattie del sangue» ha spiegato il presidente dell'Ail, Celestino Ferrandina

di Emiliano Moccia

Quando un cittadino tunisino che viveva nel ghetto di Torretta Antonacci, in agro di San Severo, ha manifestato un caso di leucemia acuta, è sorto il problema di garantire una sistemazione abitativa adeguata alla sua situazione sanitaria. È da qui che è partito tutto, che ha preso forma e vita lo sportello di integrazione socio-sanitaria rivolto a pazienti ematologici migranti. «L’aspetto igienico-sanitario in questi casi diventa fondamentale, non poteva vivere nelle baracche presenti nell’insediamento infornale nella condizione in cui si trovava. Così abbiamo messo in moto la rete dei servizi territoriali composta da enti istituzionali, parrocchie, Caritas, associazioni per individuare una soluzione alloggiativa consona nel favorire un buon decorso oncoematologico sia al paziente sia alla sua famiglia presente nell’insediamento».

Celestino Ferrandina, presidente Ail di Foggia

Celestino Ferrandina, presidente della sezione Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma di Foggia, racconta la nascita del servizio, il primo di questo genere di una sede Ail in Italia, «che va ad integrarsi allo sportello socio-sanitario provinciale già attivo da diversi anni, con l’obiettivo di accompagnare i malati oncoematologici delle fasce meno abbienti ai servizi territoriali, alle agevolazioni che vengono riservate ai pazienti con malattie del sangue. Quello di Foggia è un territorio in cui vivono tantissimi migranti, soprattutto per questioni economiche e di lavoro, in quanto vengono impegnati nelle zone agricole come braccianti. Di conseguenza, questa iniziativa» spiega Ferrandina «nasce da un’esigenza spontanea, dall’aver registrato un’alta affluenza di migranti che arrivano in ospedale che in alcuni casi sono colpiti da malattie onco-ematologiche e vengono ricoverati in reparto».

La presenza di una mediatrice culturale allo sportello agevola i migranti non solo sotto l’aspetto prettamente sanitario, nel momento in cui si riceve una diagnosi di malattia ematologica, ma anche per il successivo accesso ai servizi sanitari.

«La sua è una funzione fondamentale quando si tratta di comunicare al paziente, dopo che viene dimesso dall’ospedale, tutte quelle informazioni che sono inerenti ai comportamenti da tenere, sotto il profilo alimentare, dell’igiene personale, dei rapporti sociali» spiega Ferrandina. «Non è raro che i migranti arrivino in Italia già con delle forme di linfomi senza neanche saperlo, e poi emerge in seguito a degli screening sanitari. A me personalmente è successo più volte di assistere a queste situazioni in reparto. Altre volte, invece, la patologia viene fuori dopo un ricovero. La figura della mediatrice culturale ci ha spinti ad elaborare un’attività più strutturata come il servizio di integrazione socio-sanitario destinato a pazienti ematologici migranti. Da noi possono accedere sia i cittadini stranieri regolarmente presenti nel territorio sia gli irregolari. Al momento il reclutamento dei pazienti bisognevoli è piuttosto casuale, attraverso conoscenze, associazioni di volontariato, segnalazioni, come è capitato con Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo».

Lo sportello della sezione Ail di Foggia

Uno dei problemi principali in provincia di Foggia è quello della mancanza di strutture destinate all’housing sociale, luoghi in cui poter effettuare le dimissioni protette per garantire una sistemazione alloggiativa adeguata e le cure migliori per i pazienti più fragili. «Per i cittadini migranti che in tanti casi vivono in situazioni igienico-sanitarie precarie è molto importante che il decorso venga effettuato in un luogo sicuro, proprio per evitare possibili complicanze della malattia. Oggi lavoriamo caso per caso, di volta in volta per risolvere il problema dei pazienti. Il nostro servizio di integrazione ha come prospettiva anche quello di collaborare con istituzioni pubbliche, associazioni, parrocchie per trovare risposte laddove non sono presenti strutture per le dimissioni protette». Infine, Ferrandina annuncia un nuovo lavoro che vede in prima fila l’Ail di Foggia. «È in fase di programmazione con la Regione Puglia un’attività diretta nei campi, nei vari insediamenti informali, per svolgere un’indagine di educazione sanitaria e uno screening destinato ai migranti rivolto al riconoscimento precoce di eventuali sintomi di malattia onco-ematologiche». È possibile contattare lo sportello socio-sanitario dell’Ail ai seguenti recapiti: foggiaail@gmail.com o
0881.661096.


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