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Salute

Puglia, sanità in affanno: medici e infermieri preferiscono il privato

«Bisogna fermare questa emorragia di personale» dice Matteo Valentino, segretario regionale di Cittadinanzattiva della Puglia. «In tanti vanno via dagli ospedali pubblici per andare nel privato». Una mancanza di personale che può mettere in difficoltà le aziende sanitarie, provocando il rallentamento dei servizi e diritto alla salute dei cittadini

di Emiliano Moccia

«Medici, infermieri, specialisti che vanno via dagli ospedali pubblici per andare nel privato. Bisogna fermare questa emorragia di personale, che sta mettendo in difficoltà molti presidi sanitari pugliesi. Si allungano le liste d’attesa ed i territori vanno in sofferenza». Matteo Valentino è il segretario regionale di Cittadinanzattiva della Puglia, impegnata a promuovere l’attivismo dei cittadini per la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni, il sostegno alle persone in condizioni di debolezza. Tra i diritti da difendere dal sodalizio, c’è anche quella alla salute, messo in difficoltà in questi anni «dall’assenza di personale e dalle tante attrezzature che poi non vengono utilizzate».

Ad accendere la riflessione sull’attuale momento della sanità pugliese ed in particolare del foggiano, è stato il sindaco di Lucera Giuseppe Pitta, che insieme ad altri 15 primi cittadini dei Monti Dauni, ha attirato all’attenzione contro il demansionamento dell’ospedale “Francesco Lastaria”, che «serve una popolazione di oltre 70mila abitanti, considerando che, oltre alla cittadina federiciana, serve anche tutti i centri dei Monti Dauni, parte del basso Molise e la parte est della Campania» aveva detto a VITA il sindaco Pitta. Una protesta plateale che ha visto il primo cittadino trasferire la sua scrivania davanti al plesso sanitario, riuscendo così a fare ascoltare le criticità vissute dal territorio.

Molti medici passano al privato, un fenomeno che ci deve far riflettere su quanto sta accadendo

Matteo Valentino, segretario regionale di Cittadinanzattiva della Puglia

«L’iniziativa merita rispetto e attenzione» rileva Valentino «e abbiamo chiesto al direttore sanitario dell’Asl di Foggia, Antonio Nigri, cosa sta succedendo e come sta procedendo la situazione. Domani, invece, a Bari incontreremo Vito Montanaro, direttore del dipartimento Promozione della salute della Regione Puglia, per capire bene la questione dimensionato e carenza di personale». Una situazione complessa, accentuata dal fatto che «molti medici passano al privato, un fenomeno che ci deve far riflettere su quanto sta accadendo, come il fatto che si fanno i concorsi pubblici, ma partecipano in pochi. La mancanza di personale adeguato e preparato può creare situazioni di demansionamento e manda in affanno i presidi sanitari. Una situazione di preoccupazione che riguarda anche gli ospedali di Putignano, Casarano, Gioia del Colle, solo per citarne alcuni». Proprio negli ultimi anni, la Puglia ha registrato diversi casi di medici passati dagli ospedali pubblici alle cliniche private, non solo per questioni economiche, ma anche per la maggior competitività e possibilità di accesso ai macchinari diagnostici.

L’ultimo report del dipartimento regionale della Salute, che risale allo scorso mese di luglio, rileva che in Puglia mancano 982 medici: su un fabbisogno di 9.377 unità ce ne sono in servizio solo 7.395., anche a causa dei pensionamenti. Nonostante questo, però, il rapporto Gimbe registra che la Regione rispetta i livelli essenziali di assistenza: sono presenti 1,99 medici ogni mille abitanti, sotto la media nazionale che è pari a 2,11; cosi come ci sono meno infermieri, 4,61 ogni mille abitanti contro i 5,06 della media italiana. Ma allo stesso tempo rileva che la Puglia è tra le regioni che in Italia sborsano di più per le cure sanitarie fuori regione, sbordando 281 milioni di euro. Non solo. Dal report Gimbe emerge il ruolo predominante della sanità privata, soprattutto quella accredita, rispetto al servizio sanitario pubblico nell’erogazione di prestazioni specialistiche: la Regione si colloca in seconda posizione con le strutture private che erogano il 73,1% del valore totale della mobilità sanitaria attiva regionale. «Il rischio che corrono i cittadini» prosegue Valentino «è che le liste d’attesa per gli esami diagnostici si allunghino ulteriormente e vadano da quattro mesi ad un anno, che non ci siano gli specialisti, che tanti pugliesi continuino ad andare fuori regione per le visite mediche, che alla fine per fare una tac, una radiografia, una mammografia si preferisca andare dal privato. E chi può pagare ci va, gli altri che fanno, muoiono durante l’attesa?».

Anche per questo, spaventa il Disegno di legge sull’autonomia differenziata, che dopo essere stato approvato in Senato dovrà essere discusso anche alla Camera. «E’ una decisione scellerata, che rischia di distruggere ulteriormente la sanità pubblica a beneficio di quella privata. Ma il cittadino ha diritto ad avere una sanità pubblica, come quella che ci ha caratterizzati in questi anni. Per fermare questa carenza di personale, probabilmente occorre consentire alle figure professionali un maggior riconoscimento contrattuale, che è poi è uno dei motivi principali che spinge tanti professionisti ad andare nel privato. E’ il tempo di mettere mano al sistema legislativo sanitario. Per esempio» conclude Valentino «negli anni scorsi sono state fatte delle scelte sbagliate, abbiamo finanziato la formazione di tanti specialisti ma non ci siano preoccupati di assumerli nelle nostre strutture sanitarie e sono andati via, anche in altri Paesi europei, per affermarsi».

Per far fronte a questa situazione e per venire incontro alle esigenze delle dieci aziende sanitarie pugliesi, la Giunta presieduta da Michele Emiliano ha annunciato a fine anno un piano che tra assunzioni e stabilizzazioni nel 2024 prevede l’ingresso di circa 2500 unità di personale, tra medici, infermieri, tecnici sanitari e così via. Anche se il recente sondaggio della Federazione dei medici internisti ospedalieri fa capire che l’umore dei medici pugliesi al momento non è dei migliori: il 29% degli intervistati pensa di lasciare il servizio pubblico, mentre il 25% pensa alla pensione anticipata.

Foto di copertina: Asl di Bari