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Vita indipendente, “Terza via” in Sardegna

Si sta lanciando una nuova strada tra l'assistenza tradizionale.

di Franco Bomprezzi

Parlando della legge 162/98 sulla vita indipendente e di Regioni che promulgano leggi che “sembrano volerne rilanciare la sostanza”, non hai citato la Sardegna. Qui questa legge è pienamente applicata dal 2000. I fondi stanziati quest?anno sono stati rilevanti, per un totale di oltre 10 milioni di euro! L?incremento dei piani nella nostra regione è stato esponenziale: erano 123 nel 2001, oltre 600 nel 2002. Quest?anno sono ben 1.524 e oltre 250 i Comuni interessati. Molte famiglie, informate della possibilità di sostegno concreto, hanno ripreso in casa i propri figli adulti chiusi nelle residenze sanitarie assistite. Segno che l?istituzionalizzazione, spesso, è una scelta obbligata, che decade nel momento in cui la famiglia sa di poter contare su un sostegno concreto e su interventi ad hoc. Marco Espa, presidente ABC Sardegna Caro Marco, è vero che la Sardegna ha fatto questa scelta molto importante e positiva, e so quanto sei stato determinante per questo obiettivo che permette di conseguire i risultati che citi con legittima soddisfazione (e quindi mi scuso per la mancata citazione). È comunque una strada, ne converrai, un po? diversa rispetto ai criteri che culturalmente animano il movimento per la Vita indipendente, basati sull?autodeterminazione e sulla progettualità delle persone con disabilità grave, che diventano imprenditori di se stessi e persone messe in grado di ?diventare famiglia?. La Sardegna sta lanciando in pratica una ?terza via? tra l?assistenza tradizionale e questo obiettivo che vanta alcune realizzazioni significative, ma ancora isolate, nel nostro Paese. Forse è maturo il tempo per un dibattito serio, concreto, su tutte le possibili soluzioni a un problema reale. Soluzioni che non sono alternative. Dipende, come sempre, anche dalle risorse.


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