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Sostenibilità sociale e ambientale

Il boom Caldo Caldo. Il caffè scotta, anche in discarica

Quindici milioni di pezzi venduti nel 2001. Un prodotto molto innovativo e di grande successo commerciale. Che però ha un’'ombra: un imballaggio poco ecologico...

di Ida Cappiello

Con quale misteriosa alchimia riesce a scaldare, in una manciata di secondi, il caffè portatile Caldo Caldo che da un anno a questa parte sta conquistando le simpatie di tanti consumatori italiani? Nel 2001 ne sono stati venduti 15 milioni di pezzi, dunque è lecito chiedersi se esistano rischi di tossicità o di danno ambientale legati a una diffusione massiccia del prodotto. Siamo partiti dall?etichetta, dove è fedelmente riportato il nome della sostanza chimica responsabile del piccolo miracolo: il cloruro di calcio, un elemento molto simile al comune sale da cucina, che sviluppa calore a contatto con l?acqua ed è utilizzato anche per sciogliere il ghiaccio sulle strade d?inverno. Con l?aiuto di un esperto in chimica industriale abbiamo letteralmente smontato la confezione, dopo aver sperimentato il riscaldamento, per capire cosa fosse successo. La parte interna del bicchiere di Caldo Caldo è divisa in tre scomparti indipendenti: in quello superiore, di alluminio, è contenuto il caffè, al centro il cloruro di calcio in polvere, sul fondo l?acqua, separata dalla polvere da una sottile membrana metallica. Premendo sul fondo del bicchiere e scuotendolo energicamente per 40 secondi, come da istruzioni, la membrana si rompe e l?acqua si mescola con il cloruro di calcio, provocando una reazione di tipo fisico (che lascia cioè inalterata la struttura molecolare della sostanza) detta esotermica, che scalda la miscela. Il caffè si scalda per contatto con la fonte di calore, potenziata dalla conduttività dell?alluminio di cui è costituito il contenitore interno. Il cloruro di calcio non presenta rischi di tossicità, tanto che è utilizzato anche come additivo alimentare. Ha tuttavia un leggero effetto irritante sulla pelle, ma il rischio di contatto è molto basso e potrebbe verificarsi solo se la confezione si rompesse; tuttavia la parte esterna del bicchiere è realizzata in polipropilene, una materia plastica molto robusta, che dovrebbe garantire fuoruscite accidentali della sostanza (in etichetta si raccomanda comunque di non forare la confezione neanche dopo l?uso, un fatto piuttosto singolare per un prodotto alimentare). Cloruro in discarica Dal punto di vista dell?impatto ambientale, Caldo Caldo rappresenta però un problema perché l?imballaggio è destinato alla discarica e non può entrare nel circuito della raccolta differenziata, essendo multimateriale (polipropilene all?esterno e alluminio all?interno). Legambiente, che proprio la scorsa settimana si è mobilitata sul tema rifiuti con l?iniziativa ?Disimballiamoci?, fa notare come l?innovatività di Caldo Caldo comporti però, paradossalmente, un ritorno indietro sul fronte dell?ecocompatibilità dell?imballaggio, un valore ormai acquisito da gran parte del mondo industriale. «Certo questa innovazione ci consente di bere il caffè per strada invece che al bar, ammesso che sia un vantaggio», commenta con una punta d?ironia Laura Albani, consulente di Legambiente, «ma al prezzo di aggiungere alla discarica un nuovo rifiuto, quando tutti cerchiamo di toglierli da lì. Comunque il problema va oltre la singola azienda: è il nostro sistema economico che si alimenta di bisogni sempre nuovi, e spesso artificiosi, per poter crescere. Così ci sono in giro sempre più prodotti che da un lato danno apparenti vantaggi, ma dall?altro portano nuovi problemi alla collettività». Il produttore di Caldo Caldo è una piccola impresa della provincia di Napoli, la Nuova Bit. L?azienda che distribuisce il prodotto sul mercato nazionale è invece un grosso nome del settore alimentare, la Malgara Chiari & Forti, nota ai consumatori per marchi prestigiosi e molto pubblicizzati come Olio Cuore e Gatorade. Antonio Benini, il responsabile ricerca e sviluppo, precisa che l?azienda ha predisposto tutta la documentazione necessaria a rassicurare sull?assenza di rischi per chi fa un uso della bevanda. Imballo irriciclabile «La documentazione viene allegata alle forniture per i rivenditori», chiarisce Benini. «Ma anche i consumatori interessati a saperne di più sul funzionamento di Caldo Caldo possono rivolgersi al nostro numero verde». Quanto al problema dello smaltimento, conferma che esiste: «In effetti», ammette, «si tratta di un imballaggio multimateriale che rende impossibile il riciclo. Stiamo studiando insieme con il produttore la possibilità di realizzare un imballaggio monomateriale che consenta la stessa performance di servizio». Input Chiari&Forti, numero verde 800.855071 Sito Legambiente www.legambiente.com


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