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Solidarietà & Volontariato

Amanda e Alex un destino da rom

Editoriale di Silvia Vicchi

di Silvia Vicchi

Sono arsi vivi nella loro roulotte nel campo nomadi di Santa Caterina di Quarto, alle porte di Bologna, fiore all?occhiello delle Politiche sociali di un?Italia ignara e addormentata. A pochi chilometri dagli stand ormai vuoti del Futurshow dove si erano celebrate i profitti presenti e le promesse future della new economy. Amanda aveva tre anni e Alex e diciotto mesi. Non è stata la distrazione di una giovane mamma, né il fato, ma la disattenzione, il disinteresse delle istituzioni, per gente abbandonata nel fango, montagne di rifiuti e fili elettrici affogati nell?acqua piovana. In campi come questo vivono oltre 250 bambini, sinti e rom italiani e molti altri stranieri. L?unica opportunità: la scuola. Grazie al lavoro dei volontari, ormai tutti i piccoli nomadi sono inseriti in classi elementari e medie, con risultati nel complesso buoni. Mario Salomoni, presidente dell?Opera Nomadi di Bologna, direttore didattico in pensione e pioniere dell?inserimento dei piccoli zingari nella scuola pubblica oggi è tristissimo. Questi bambini avrebbero diritto a ben altro. A una casa, a condizioni igieniche dignitose, a vedere applicate le normative che, anche in Emilia Romagna, stanziano fondi per insediamenti di nomadi. Erano anni che il volontariato denunciava le condizioni inumane dei campi dell?hinterland bolognese, anni di muri di gomma, rimbalzi da un ufficio all?altro, di competenza in competenza. Responsabilità di ieri, responsabilità di oggi: pare che l?unico interesse ormai sia di stabilire a chi debba essere affibbiata la paternità di tanto degrado. I bambini del campo di Santa Caterina di Quarto non sono diversi da quelli del Trebbo, o di Pianazze. Vivono lo stessa miseria, in baracche di plastica e cartone, ricoperte da pericolose lastre di amianto, tra topi grandi come gatti che gironzolano anche in pieno giorno. In campi dell?amministrazione comunale, non in piazzole abusive. Eppure a Bologna, solo due anni fa sono arrivati ben cinque miliardi grazie al Piano infanzia della Legge 285/97, che indicava, tra le priorità, interventi a favore dei minori stranieri. Dove sono finiti? Se lo chiede Serena Frascaroli, presidente di Arciragazzi e vicepresidente della Conferenza Provinciale del volontariato ? E dove sono finiti i soldi della 390? E dove andranno quelli sull?immigrazione e sull?esclusione sociale? Dove sono i sindacati, con i loro progetti di casa, lavoro e integrazione? Dove, i servizi minori del Comune? Sotto l?acqua e un cielo autunnale, al campo di Santa Caterina a piangere Amanda e Alex non c?era nessuno. Solo il padre, un ragazzo senza lacrime e senza parole e qualche volontario. Nell?aria, ancora l?acre odore di plastica bruciata, fuliggine portata dal vento e lo scheletro di ciò che resta della sua baracca.. «Mia moglie è impazzita. Ha 19 anni, è una bambina e ha visto i nostri figli bruciare, le loro voci gridare, ma non ha potuto fare niente. Dei miei bambini restano tre centimetri di cenere e ossa. Ho saputo solo adesso che sono all?obitorio della Certosa. Li ho cercati tutta la mattina, volevo che ricevessero la benedizione musulmana, ma nessuno mi diceva dove li avevano portati». Cosa fare, oggi, per Besic Suad e sua moglie, per due giovani che hanno perso tutto? Cosa fare per i 250 piccoli amici rom di Amanda e Alex a Bologna. E per le migliaia accucciati in qualche pattumiera comunale in decine di città italiane? Che fare? Chi risponderà? I sindacati? Le istituzioni? Le Ausl?


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