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Famiglia & Minori

Questione minori. Orfanotrofi per sempre

Per gestire migliaia di ragazzi abbandonati, un gruppo di senatori propone di lasciare aperti gli istituti. E le associazioni insorgono: "tradite le promesse".

di Benedetta Verrini

Una cosa è certa, riguardo ai minori in istituto: non si sa quanti siano. Secondo l?Istat, 28mila; 15mila secondo il Centro nazionale di documentazione e analisi per l?infanzia e l?adolescenza. Uno scarto inquietante, più volte denunciato da associazioni come Anfaa e AiBi, che il 19 giugno ha portato il ministro del Welfare, Roberto Maroni, a rispondere a un?interrogazione in Parlamento. La diversità qualitativa e temporale tra le due indagini, a detta del ministro, giustifica la differenza. E tra qualche mese saranno disponibili i dati aggiornati al 31 dicembre 2000. Quante siano, queste decine di migliaia di bambini sono una bomba silenziosa, in attesa di esplodere entro il 2006, quando gli istituti dovranno chiudere definitivamente. E mentre il ministero studia soluzioni alternative, c?è già chi pensa di correre ai ripari mantenendo lo status quo. è la prospettiva di un disegno di legge proposto dal senatore Antonio Girfatti (FI), e appoggiato da altri 53 senatori (tutti della maggioranza e tutti uomini). Il provvedimento, in discussione al Senato, cancella il termine di chiusura del 31 dicembre 2006 e aggiunge che il minore privo di un ambiente familiare idoneo «può essere affidato a una famiglia alternativamente a un istituto». «Quando ho visto questo disegno di legge mi sono chiesto se ci fosse la preoccupazione di evitare quello che è successo con la legge 180 sulla chiusura dei manicomi, cioè una fase di dimissioni selvagge e incontrollate» commenta Walter Martini, responsabile del servizio minori dell?associazione Papa Giovanni XXIII. «Ma poi, mi sono reso conto che c?era molto di più: questa proposta vuole dare all?istituto la stessa dignità dell?affido familiare, e qualifica le comunità familiari come soluzione addirittura residuale». «La mia è una proposta aperta e modificabile, un modo per aprire il dibattito e trovare le migliori soluzioni nell?interesse dei minori» spiega il senatore Girfatti, che cita ad esempio la lunga tradizione di un istituto del suo collegio d?appartenenza, il Bartolo Longo di Pompei. Fondato da religiosi alla fine dell?Ottocento per accogliere i figli dei carcerati, l?istituto oggi ospita 60 ragazzi provenienti dalle realtà più disagiate del territorio, offrendo loro alloggio e istruzione, reggendosi solo sulla carità. «Avvieremo un?indagine per monitorare la situazione» continua Girfatti. «Perché non vogliamo difendere a scatola chiusa gli istituti, ma preservarne la tradizione educativa. Inoltre, mi hanno riferito che sugli affidi si sta creando un certo ?mercato? da parte delle famiglie». «Non ho ancora visto una famiglia che si è arricchita con l?affido» replica Martini. «Questi sospetti rivelano un?assoluta mancanza di conoscenza di questa realtà: non si tratta di accudire bambini belli e un po? tristi, ma piccoli con un passato durissimo sulle spalle, segnati da abusi sessuali, con caratteri borderline, con handicap fisici. Dedicarsi a loro significa impegnarsi ogni minuto per curare queste ferite. I rimborsi dei Comuni vanno da un minimo di 150 a un massimo di 500 euro al mese. Non mi sembrano affatto determinanti per decidere di diventare genitori affidatari». Al contrario, il costo medio di mantenimento di un bambino in una comunità alloggio è di 125 euro al giorno. «Promuovere l?affido familiare sarebbe dunque più conveniente anche per lo Stato» prosegue Martini. «Purtroppo, la facilità di gestione dell?istituto rispetto alla famiglia fa sì che alcuni tribunali continuino a preferirlo, anche per minori sotto i 6 anni». Pochi giorni fa la comunità di Don Benzi ha presentato un esposto contro il tribunale di Torino, che ha deciso l?inserimento in istituto di due fratellini (2 anni l?uno, 6 mesi l?altro), nonostante le comunità familiari fossero pronte ad accoglierli. «La legge sulle adozioni, varata un anno fa, sotto questo punto di vista è già stata tradita». Coinvolti nel tavolo di lavoro per il Piano d?azione infanzia del ministero del Welfare, i rappresentanti della Papa Giovanni XIII hanno presentato una dettagliata proposta. «Non vogliamo fare guerre di religione» sottolinea Martini. «Anzi, riteniamo che in moltissimi casi gli istituti vadano recuperati e riconvertiti per l?affidamento diurno. Ma se c?è bisogno di residenzialità bisogna credere nell?affido familiare, e rilanciarlo».


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