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Cooperazione & Relazioni internazionali

Trapianti: in Usa si ricompenseranno i donatori?

Tra le possibili misure di rilancio della donazione, un compenso alle famiglie degli "espiantati". Eurotransplant: "Offerta rischiosa per le famiglie povere, favorirà speculazioni"

di Redazione

Un compenso per le famiglie dei donatori di organi: la proposta, che da mesi fa discutere gli Stati Uniti, e’ arrivata anche al congresso internazionale sui trapianti in corso a Miami, e subito e’ esplosa la polemica. All’indomani dell’allarme sulla carenza di donatori (quasi 200.000 in attesa contro 65.000 trapianti eseguiti ogni anno), gli esperti sono a caccia di nuove strategie per rispondere alla richiesta di organi. Tra le ipotesi al vaglio, le donazioni da vivente riescono a soddisfare solo una minima parte delle richieste, mentre la disponibilita’ di organi da animali geneticamente modificati richiede ancora qualche anno di attesa. E allora perche’ non considerare l’ipotesi avanzata qualche mese fa dall’American Medical Association, di offrire un compenso alle famiglie dei donatori? Negli Stati Uniti, infatti, senza il consenso esplicito del potenziale donatore l’organo non puo’ essere prelevato. Cosi’, per incentivare i trapianti, l’associazione dei medici americani ha prospettato l’ipotesi di introdurre un meccanismo che prevedesse qualche forma di compenso economico per le famiglie dei potenziali donatori: l’onere delle spese funerarie oppure un bonus di qualche centinaio di dollari. Un esperimento pilota e’ stato avviato da tempo in Pennsylvania, con un contributo di 300 dollari per il funerale del donatore cadavere, oppure il rimborso delle spese di viaggio per il donatore vivente. Possibilista il presidente della Societa’ internazionale dei trapianti, Carl Groth, del Karolinska Institute di Stoccolma, per il quale non ci sono motivi per cui un progetto che sta dando buoni risultati, come quello avviato in Pennsylvania, non possa funzionare altrove. Un deciso ”no” e’ venuto invece dall’Europa, rappresentata dalla Eurotransplant, l’organizzazione cui fanno capo i Paesi dell’Europa centrale. Contrari anche i rappresentati dell’America Latina, secondo i quali la proposta e’ rischiosa in Paesi molto poveri, dove anche poche centinaia di dollari potrebbero diventare un incentivo per speculare sulle donazioni di organo. Contrario all’ipotesi di compensare le donazioni l’italiano Ignazio Marino, direttore dell’Istituto Mediterraneo per i Trapianti di Palermo (Ismett). ”Sono radicalmente contrario – ha detto – perche’ in questo modo si potrebbe aprire una porta molto particolare, al punto che un domani si potrebbe approvare il pagamento degli organi da un donatore vivente. Ma il corpo umano non puo’ e non deve essere oggetto di commercio. Non credo inoltre – ha aggiunto – che chi ha un reddito da 500.000 dollari l’anno possa essere influenzato dalla cifra offerta per le donazioni. Dagli incentivi potrebbe essere attratta soltanto la fascia di popolazione piu’ povera”.


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