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La prima volta del Commercio equo in Senato

Il 7 febbraio il Senato ha approvato all'unanimità la prima mozione parlamentare a sostegno del commercio equo e solidale.

di Benedetta Verrini

E’ stata approvata all?unanimità dal Senato, lo scorso 7 febbraio, la prima mozione parlamentare di riconoscimento e sostegno al commercio equo e solidale. Impegnerà il governo ad affrontare i temi del rapporto tra Nord e Sud del mondo, definire regole più eque in materia economica e commerciale e favorire un sostegno adeguato al fenomeno. Si tratta di “un primo passo per un pieno riconoscimento di questa significativa esperienza economica, sociale, culturale e politica”, ha dichiarato il senatore Nuccio Iovene (Ds), autore della mozione presentata insieme ad altri senatori. Vediamo i contenuti e le prospettive del documento. Sette pagine dettagliatissime, quasi una tesi sullo ?stato dell?arte? del commercio equo nel quadro europeo e italiano: questo è il prezioso contenuto della mozione n. 98, approvata a Palazzo Madama. Una conquista, perché “è la prima volta che il Parlamento riconosce il commercio equo e il suo valore”, commenta il senatore Iovene. I quattro punti conclusivi del documento (in parte ?depotenziati? dagli emendamenti introdotti dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Cosimo Ventucci) stabiliscono che il governo dovrà impegnarsi “a favorire la diffusione del commercio equo e solidale, come possibile strumento aggiuntivo di sviluppo”; “a riconoscere l?importanza dei prodotti del commercio equo e solidale garantiti secondo gli standard delle organizzazioni esterne di certificazione del Fair Trade, come le organizzazioni associate in Fairtrade Labelling Organizations, qualora detti standard vengano assimilati a quelli della tradizione giuridica comunitaria e, comunque, a quelli riconosciuti a livello internazionale”; “a incoraggiare allo stesso modo i prodotti importati e commercializzati secondo i criteri stabiliti dalla Carta italiana dei criteri del commercio equo e solidale e immessi sul mercato italiano da importatori e Botteghe del mondo che l?hanno sottoscritta” e infine a “sensibilizzare l?opinione pubblica sulle esperienze di commercio equo e solidale, quale strumento di lotta alla povertà”. Dopo questo primo passo potrebbero esserci, secondo Iovene, “l?approvazione di una mozione analoga anche alla Camera e disposizioni di riconoscimento e sostegno economico al commercio equo nella prossima Finanziaria, e in una futura pdl di riforma della legge sulla cooperazione”. Perché il commercio equo, in Italia, è un fenomeno in fase di crescita esponenziale: “In quest’ultimo biennio c?è stato un massiccio aumento della domanda”, dice il presidente di TransFair Italia, Adriano Poletti. “I fatturati delle botteghe registrano un incremento del 30% ogni quattro mesi”. Secondo quanto riportato nel testo della mozione, il fatturato complessivo del settore, in Italia, nel 2001 ha superato i 16 milioni di euro. I prodotti di largo consumo, in particolare gli alimentari, rappresentano l?80% delle vendite. E potenzialmente il mercato può aprirsi ancora, se solo si pensa che i prodotti del commercio equo “da noi rappresentano lo 0,3% dei consumi complessivi”, aggiunge Paolo Pastore, direttore di TransFair. “In Austria e in altri Paesi questa percentuale arriva al 2-3%”. Un?altra grande partita potrebbe giocarsi nel pieno riconoscimento, da parte del ministero degli Esteri, del commercio equo come strumento di cooperazione allo sviluppo. “L?Unione Europea finanzia le nostre ong per il commercio equo; il nostro ministero degli Esteri no” dice Iovene. “Forse, è giunto il momento di sollecitarlo a riconoscere il commercio equo e solidale tra gli strumenti di cooperazione allo sviluppo”. Info: Il fenomeno in Italia Cos?è – È una partnership commerciale, che promuove equità nel commercio internazionale e contribuisce allo sviluppo sostenibile, dando ai produttori marginalizzati del Sud migliori condizioni e assicurazioni sulle regole Protagonisti – L?organizzazione di marchio italiana (TransFair Italia) nasce nel 1994 con il concorso delle centrali di importazione italiane, importanti parti della società civile e alcune ong. A livello organizzativo ci sono poi 7 importatori, tra cui Ctm, che è la maggiore in termini di dimensioni aziendali e fatturato; Commercio Alternativo; Ram – Robe dell?altro mondo. Numeri – Operano nel territorio 374 botteghe (di cui 120 socie di Ctm). Gli altri punti di vendita sono negozi commerciali e catene di supermercati (2.620, tra cui Coop ed Esselunga). I volontari coinvolti sono 1.500 e il fatturato annuo complessivo, in continua crescita, si attesta intorno ai 16 milioni di euro (dati Fair Trade in Europe 2001). Testi e info sull?argomento: TRANSFAIR CTM


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