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ONU: Da dove viene e dove sta andando?

Anticipiamo l'editoriale di R. Bonacina che lancia la prima puntata su VITA non profit magazine in edicola da venerdì: "La storia dell'ONU". Con la collaborazione scientifica dell'ISPI

di Riccardo Bonacina

Da che il 20 marzo scorso, con l?operazione «Decapitation attack», fu mosso unilateralmente, l’intervento militare anglo americano contro l?Iraq, l?Onu è rimasta al tappeto e sembra incapace di rialzarsi. Bloccate da un Consiglio di sicurezza paralizzato dalla minaccia di veti incrociati, le Nazioni Unite sembrano essere rimaste impantanate negli equilibrismi delle loro risoluzioni, imprigionate nel balletto di aggettivi con cui, di volta in volta, i vincitori della guerra gli assegnano un ruolo: ?vitale?, ?importante?, ?secondario?, ?da definire?, e così via. La crisi dell?Onu pare così profonda da rendere quasi patetici, e fuori tempo massimo, anche i periodici e autorevoli richiami di personaggi come Giovanni Paolo II, che ha recentemente ribadito come: ?All’alba del XXI secolo la sfida consiste nell’edificare un mondo nel quale gli individui e i popoli accettino pienamente e senza equivoci di avere delle responsabilità nei confronti degli altri esseri umani, di tutti gli abitanti della terra. L?Onu può fare molto per rafforzare il sistema multilaterale volto a creare questa solidarietà internazionale?. O come quello, recentissimo, di Carlo Azeglio Ciampi: ”Oggi, che abbiamo il cuore colmo di angoscia per una guerra che le istituzioni internazionali non sono riuscite ad evitare, dobbiamo riaffermare la convinzione che istituzioni come l?Onu non debbono essere messe da parte come inutili, ma debbono anzi essere rafforzate perché esse soltanto ci danno speranza nel futuro?. Inviti alla ragionevolezza e ad uno sguardo capace di prospettiva e di futuro che sembrano però non reggere il confronto con i numeri dei cinquantotto anni di storia dell?Onu che sono davvero impietosi: poco più di 30 missioni dal ?45 ad oggi a fronte di oltre 200 guerre combattute nel mondo che sono costate la vita a milioni di uomini, donne e bambini; scandalosi sono i budget per operazioni il più delle volte inefficaci (come nel caso del contingente Monuc in Congo, guerra a cui dedichiamo la copertina di questo numero); imbarazzanti i fantasmi del passato anche recente, Rwanda, Srebrenica; il peso dell?impotenza che costringe a lasciare la mano come per le crisi in Bosnia, Kosovo, l?Afghanistan, l?Iraq. Dovremmo quindi concluderne che davvero le Nazioni Unite sono un vecchio arnese, un residuo di un mondo che ormai non c?è più? Un?istituzione divenuta inutile dopo la dissoluzione dell?ordine mondiale pattuito a Yalta, dopo la fine dell?era della contrapposizione dei due blocchi? Così vorrebbe una vulgata che annovera sempre più numerosi fans e che curiosamente raccoglie consensi sia tra i neo colonialisti che tra gli ex comunisti. Da una parte c?è la schiera di coloro che non si stancano di ripeterci: ?Arrendetevi ai dati di fatto. La realtà è che comanda l’America, l’Onu è morta e l’Europa non è capace di fare politica. Ricominciate da qui, please?. Più che realisti, sono supini: il nuovo ordine mondiale per loro è garantito dalla potenza imperiale Usa. Adattatevi, prendetene atto, ripetono Giuliano Ferrara, Ernesto Galli della Loggia. Dall?altra ci sono gli utopisti, come Mario Capanna che nel suo nuovo libro ?Verrò da te?, propone un?alternativa alla pentarchia dell?Onu: ?Il Parlamento dei popoli, che delibererà sulle macro questioni fondamentali: pace-guerra, disarmo, sviluppo compatibile, diritti della persona e dei popoli, biotecnologie. Sostituendo l?Onu il Parlamento mondiale elegge un presidente che sarà a tutti gli effetti il Presidente del Mondo e lo rappresenta nei confronti degli Stati. L?elezione? Seguendo la rotazione dei fusi orari in 24ore è bell?è fatta. Un seggio ogni 6 milioni di persone, il parlamento mondiale sarà fatto da mille deputati?. Alternative, quelle disegnate dai supini e dagli utopisti, che poggiano sullo stesso presupposto: la liquidazione dell?Onu. Che, sarà utile ricordarlo, è comunque l?unica istituzione politica internazionale in cui gli egoismi e le prepotenze possono essere affrontate, giudicate alla luce di una tavola di valori consolidata e condivisa. Perciò, in questi giorni, di fronte alla vulgata anti Onu, ci è parsa molto più realista e ricca di buon senso la posizione di Andreotti che ha detto: ?L’Onu è certamente appesantito, ha difficoltà però guai a metterla in crisi o ad accentuarne la crisi prima di aver creato un modello nuovo. Con le scarpe vecchie si cammina meglio, dicono. Non so se sia vero, ma certamente senza scarpe si cammina peggio”. Anche per queste considerazioni abbiamo deciso di iniziare con questo numero una serie di quattro puntate dedicate a capire cosa sia l?Onu e a quale può essere il suo futuro (in edicola da venerdì la prima e prossimamente disponibili online per i soli abboanti al magazine). Un?iniziativa che dedichiamo soprattutto ai giovani, affinché alle sirene dello stare supini o del praticare le utopie, scelgano il realismo della politica. Come in questo numero dice Lula: ?Non dite mai che non amate la politica, perché chi non ama la politica è comunque governato da chi la ama. E se quelli che amano la politica sono i cattivi, la maggior parte della gente buona sarà governata da quella malvagia. E anche quando vi trovate in momenti di sfiducia totale, quando niente va bene, nessun partito politico, nessun candidato vi sembra andare bene, anche allora non perdete l?amore per la politica. Perché il politico perfetto che desiderate non è dentro gli altri, ma è dentro di voi.?


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