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Ddl prostituzione la proposta-contro di don Benzi

Nel luglio scorso il Governo ha presentato un disegno di legge C. 3826.

di Carmen Morrone

Secondo le stime disponibili, le prostitute in Italia sarebbero 15mila. Altre fonti arrivano a ipotizzare la presenza di oltre 50mila donne schiave nel nostro Paese, controllate da organizzazioni criminali che hanno trovato nell?attività di sfruttamento della prostituzione la principale fonte dei loro guadagni. Per fronteggiare il fenomeno, nel luglio scorso il governo ha presentato un disegno di legge (C. 3826) volto alla modifica della legge 20 febbraio 1958 n. 75 , più nota come legge Merlin. Il testo, in discussione alla Camera, è fortemente criticato da don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, che ha depositato una proposta d?iniziativa popolare di contenuto differente. Vita l?ha approfondita con don Benzi. Le modalità con cui l?iniziativa governativa, a firma dei ministri Bossi, Fini e Prestigiacomo, vuole combattere il fenomeno non è piaciuta all?associazione Papa Giovanni XXIII. Di qui la stesura di una proposta concorrente, d?iniziativa popolare, che nel giro di qualche settimana, è stata sottoscritta da più di 100mila persone. La pdl è stata presentata alla Camera il 2 gennaio scorso (C. 4591), ed è ora in attesa di essere assegnata in commissione. I due testi si differenziano per impostazione e per metodi di contrasto al fenomeno della prostituzione. Quello governativo in parte si innesta sulla legge Merlin, in parte sul Codice penale. L?esercizio della prostituzione è vietato in luoghi pubblici o aperti al pubblico e il contravventore è punito con una sanzione da 200 a 3mila euro e, solo se recidivo, con arresto (da 5 a 15 anni) e ammenda (da 200 a mille euro). Non è punibile chi risulti essere stato indotto a prostituirsi mediante violenza e minaccia. Il disegno di legge Bossi-Fini-Prestigiacomo sposta poi l?attenzione sui ?clienti?. Chiunque compia atti diretti ad avvalersi delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico è punito con una sanzione pecuniaria da 200 a mille euro (2mila – 4mila euro se reiterata). Diverso l?approccio per la pdl popolare secondo cui chiunque procura a sé o ad altri, o comunque si avvale, di prestazioni sessuali in cambio di denaro o altra utilità economica commette un reato, e non una semplice contravvenzione, ed è punito con la multa da mille a 5mila euro. Se il fatto poi è compiuto in luogo pubblico o aperto al pubblico, la pena prevista è quella della reclusione sino a due anni. La proposta popolare, quindi, mira a punire direttamente i clienti, mentre le ragazze che si prostituiscono non sono destinatarie di sanzioni. ” Sono tutte vittime”, spiega don Benzi. “Chi va punito è il cliente, che noi consideriamo alla stregua dello sfruttatore. Noi infatti non vogliamo liberare le strade, ma le donne dalla schiavitù”. La scelta del governo, invece, è diretta a punire cliente e prostituta. Stefania Prestigiacomo, ministro per le Pari opportunità e firmataria del ddl ha illustrato così le ragioni e gli obiettivi del provvedimento: “Si è deciso di proporre il divieto della prostituzione sulle strade perché è lì che si manifesta l?attività coatta delle donne. A chi esercita liberamente all?aperto, resterà l?alternativa di continuare a farlo in casa al riparo da forme di sfruttamento per le quali sono inasprite le sanzioni”. Quest?ultimo punto è fortemente criticato dalla Papa Giovanni XXIII. “è una sciagura nazionale”, dice don Benzi. “Così si favorisce la prostituzione. Le ragazze saranno sempre in mano ai criminali che ora affitteranno le case addirittura protetti dallo Stato. Tutto ciò è incompatibile con la persona umana”.


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