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Famiglia & Minori

Anfaa: “Perché diciamo no alle adozioni da parte dei gay”

Pubblichiamo un contributo dell'Associazione famiglie adottive e affidatarie sul dibattito nato dal "caso Spagna", dove le adozioni saranno consentite agli omosessuali

di Benedetta Verrini

In Spagna infuria la polemica sulla riforma del diritto di famiglia: un difficile confronto civile, politico e religioso, nel quale confluiscono problemi importanti come il matrimonio, la filiazione, le nozze gay, la questione femminile. Una nuova legge nazionale, che consentirà non solo il matrimonio fra omosessuali ma anche l’adozione di figli, deve ancora completare il suo iter parlamentare. Alcuni Parlamenti regionali (Navarra, Province Basche, Aragona, Catalogna) hanno già approvato modifiche in tal senso. “Ogni decisione sulla legislazione familiare spetta ovviamente agli Spagnoli, chiamati a decidere alla luce delle trasformazioni, sociali e ideali, avvenute nell’attuale fase di sviluppo storico della loro società”, scrive oggi in un comunicato stampa Donata Micucci, presidente nazionale di Anfaa-Associazione famiglie adottive e affidatarie. “Su un punto però l’Anfaa sente il dovere di intervenire, portando nel dibattito la sua esperienza ultraquarantennale per dissentire sull’adozione da parte delle coppie gay”. “Si può affrontare il tema dell’adozione da due punti di vista opposti: partendo da quello degli adulti o da quello dei bambini senza famiglia”, prosegue Donata Micucci. “Se partiamo dagli adulti, riconoscendo un loro ?diritto? al figlio a tutti i costi, arriviamo a concedere l’adozione a tutti quanti la vogliono”. “Se partiamo invece dalle esigenze affettive ed educative del bambino dichiarato adottabile perché privo di assistenza morale e materiale da parte dei familiari, sovente già segnato dagli abusi e dalle violenze subite, dobbiamo chiederci quali genitori lo Stato debba dare loro avendo la possibilità di scegliere; infatti per ciascun bambino adottabile in Italia ci sono 15/20 domande di adozione da parte di coniugi aventi i requisiti previsti dalla legge n. 184/1983 e successive modifiche”. “Vi è quindi un’ampia possibilità di scelta, che consente di individuare i genitori aspiranti adottivi che danno le migliori garanzie dal punto di vista affettivo ed educativo. Numerosissime sono anche le domande relative ai bambini stranieri, tanto che migliaia di coppie, che hanno ottenuto il decreto di idoneità dal Tribunale per i minorenni non riescono ad avere il bambino”. “In base ai dati sopra citati non ci sembra il caso di estendere le possibilità di adozione ad altri gruppi di adulti. D’altra parte, sotto il profilo affettivo ed educativo, è sicuramente preferibile che i bambini adottabili siano accolti da una mamma e da un papà, se possibile con altri fratelli o sorelle, e cioè da una famiglia come quella della maggioranza dei loro coetanei”. “L’Anfaa, pur ritenendo che debbano essere eliminate le discriminazioni che gli omosessuali ancora oggi subiscono, ribadisce che i diritti dei bambini in stato di adottabilità sono prioritari, devono essere tutelati e non devono essere utilizzati per legittimare la convivenza degli omosessuali. Segnaliamo su questo tema l’importante dichiarazione di Paolo Hutter, noto esponente dell’Arcigay, che già dieci anni fa, nel 1994, ha affermato: «L’adozione non è da intendersi come un diritto dei cittadini aspiranti genitori ma come un diritto dei bambini abbandonati, il diritto di avere dei genitori. Anche secondo noi per un bambino abbandonato – dichiarato legalmente in stato di adottabilità – è meglio avere un padre e una madre. E oltretutto ciò è addirittura ovvio in Italia dove per ogni bambino dichiarato adottabile ci sono decine di coppie eterosessuali (non solo, ma anche benestanti, quarantenni, ecc.) che attendono da anni un bambino da adottare». “Come ha anche ricordato Fabrizio Papini, vice-presidente dell’Anfaa fiorentina «l’adozione non è un’opera buona, né un rimedio contro la sterilità e neppure un modo per appagare il desiderio di posterità degli adulti. L’adozione è il mezzo per rendere operante il diritto di ogni bambino abbandonato ad avere una famiglia. Ne deriva che non esiste un diritto all’adozione per gli adulti (per nessun adulto), sono viceversa i bambini ad avere ?diritto? a una famiglia». Ricordiamo anche che l’attenzione nei confronti dell’infanzia disagiata può trovare una positiva risposta anche attraverso il sostegno di progetti di solidarietà che molte Associazioni e Organizzazioni non governative promuovono nei Paesi in via di sviluppo”.


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