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Attivismo civico & Terzo settore

I 700 pasti di Papà Borioli

Una storia. Alla mensa dell’Opera san Francesco

di Antonietta Nembri

Papà Riccardo, mamma Pia, i figli Carlo e Paolo, i cognati Anna ed Ezio, la cugina Daniela, la nonna Cicci con la sorella Adriana. E in più l?amica Pinuccia.La famiglia Borioli a Natale ha un modo strano di fare festa. Si trovano tutti a servire alla mensa dell?Opera di San Francesco per i poveri, a Milano. Gestiscono la cucina, lo scodellamento, le pulizie prima e dopo il pranzo natalizio. E servono 700 pasti. Il primo atto di questa storia risale a quattro anni fa. Riccardo Borioli, 55 anni, imprenditore, lo ricorda così: «Mia moglie fa volontariato all?Istituto dei Tumori, i miei figli (27 e 24 anni) sono da sempre negli scout: non volevo certo aspettare la pensione per darmi da fare e così ho cercato un luogo che fosse per me». E la scelta è caduta sull?Opera San Francesco per i poveri, una realtà conosciuta e apprezzata da quasi cinquant?anni a Milano. Riccardo Borioli si è iscritto al corso di formazione. «Al termine ci hanno fatto fare ?il giro? dei servizi: uffici, guardaroba, docce… e io sono rimasto letteralmente affascinato dalla mensa. Quando ho compilato il modulo per l?assegnazione del servizio ho scritto: ?mensa sempre disponibile?». Turno assegnato: giovedì, dalle ore 9 del mattino. «Vengo la mattina e aiuto a preparare. In fondo mi diverto e questo va oltre lo spirito cristiano che mi induce a sentire la spinta per aiutare il prossimo», spiega mostrando con orgoglio il suo grembiule targato ?Riccardo 2002?, nome di battesimo e anno di ?arruolamento? in servizio. «Fare volontariato non è solo lavorare gratis, ma è operare con spirito caritatevole.Se poi in questo uno riesce, in un certo senso, anche a divertirsi, è tutto di guadagnato», osserva. Fino a tre anni fa la mensa rimaneva chiusa il giorno di Natale. «Nel 2003 la signora Tiziana (la responsabile di questo servizio dell?Opera San Francesco) mi chiese se ero disponibile con la mia famiglia ad assumermi questo turno». Una proposta spiazzante, «ma in casa l?hanno presa bene, come anche l?idea di un Natale alternativo: così ho esteso l?invito alla suocera, a una zia, a cugini e cognati. E poi si sono aggregati anche degli amici». Così, anche quest?anno si replica: 25 dicembre, mensa aperta. «Altri amici si sono bloccati perché c?era il problema del tradizionale pranzo con tutta la famiglia», racconta papà Borioli, «ma anch?io faccio Natale con la mia famiglia…»


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