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Quella coop ad alta velocit

Val susa. A una impresa di Ravenna l’appalto per i lavori di perlustrazione della Tav

di Christian Benna

Prima era ?la banda del buco?, ora ?la coop calce e martello?. Tra il serio e il faceto, il popolo No Tav ha così battezzato la Cmc – Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna, capofila del raggruppamento d?imprese incaricato da Ltf – Lyon Turin Ferroviarie di scavare i primi dieci chilometri di cunicolo esplorativo, dal diametro di soli sei metri) a partire dal comune valsusino di Venaus, 984 abitanti su una superficie di 19,8 kmq. Un sondaggio, sorta d?apripista conoscitivo del tunnel che verrà, che terrà impegnati i martelli pneumatici per quattro lunghi anni. Al momento ancora non si sa con precisione chi metterà mano al salvadanaio per pagare l?intera costruzione dell?Alta velocità che nel 2018 collegherà in un soffio Venaus a Saint Jean de Maurienne. I fondi statali scarseggiano, e comunque sembrano essere insufficienti a coprire il costo plurimiliardario dell?opera, mentre i privati restano alla finestra in attesa di schiarite. Intanto il nome che scalda le piazze e innesca polemiche a non finire non è più quello della Rocksoil, società specializzata in geo-ingegneria intestata alla moglie e ai figli di Pietro Lunardi, il ministro per le Infrastrutture e i trasporti. La Rocksoil infatti opera solo sul versante francese della Tav. Al di qua delle Alpi, invece, ad aggiudicarsi l?appalto dei lavori di perlustrazione per 84 milioni di euro è un consorzio (Strabag AG, Cogeis, Bentini e Geotecna) capitanato proprio dalla Cmc. Si tratta della Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna, che oggi ha in affido insieme con Ltf gli 82 lotti di cantiere di Venaus posti sotto sequestro dalla magistratura di Torino in seguito ai tafferugli di dicembre. La coop rossa, nata nel 1901 e fresca di pubblicazione del suo secondo bilancio sociale, è un colosso made in Italy delle costruzioni. Mezzo miliardo di fatturato, un utile intorno a 8 milioni di euro e oltre 5.100 dipendenti. Questi i numeri attuali. E per il futuro gli ordini in portafoglio sono di assoluto prestigio (pari, fra l?altro, a un valore di 1,3 miliardi): si va dal Ponte di Messina, a un nuovo lotto della metropolitana di Milano, passando dall?autostrada Reggio Calabria-Salerno per arrivare fino all?ammodernamento della base militare Usa di Sigonella. Non brillano tuttavia i ricavi all?estero. Malgrado collaborazioni di lusso come quella con la Lafico di Gheddafi, per la realizzazione di un ?5 stelle? in quel di Karthoum (Sudan) e di altri alberghi in Algeria e in Mozambico, la quota dell?internazionalizzazione si attesta a circa un quarto del volume della produzione. I valligiani però masticano amaro e scaricano sul web (www.notav.it, www.notavtorino.org) una miscela di rabbia e impotenza, come stretti a tenaglia dalla compattezza del fronte politico e degli affari pro Tav. Sulla rete si lamentano gli interessi in gioco di entrambi i poli, e nello specifico si punta il dito sulla coop guidata da Massimo Matteucci, che è già stata rinviata a giudizio, assieme ad altre imprese, per danni ambientali alle falde acquifere al Mugello, nella tratta Alta velocità Bologna – Firenze. Un intreccio di interessi che ha scatenato gli animi dei Disobbedienti che guidati da Luca Casarini, hanno inscenato il 16 dicembre scorso una manifestazione davanti alla sede ravennate della coop, fino ad invaderne gli uffici. Locali che sono stati lasciati solo dopo che i ?barricadieri? sono stati ricevuti dallo stesso Matteucci. Che numeri La Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna è nata nel 1901 e negli ultimi due anni ha pubblicato il bilancio sociale. 500 milioni di euro di fatturato 8 milioni di euro di utile 5.100 dipendenti 1,3 miliardi di euro di ordini in portafoglio 84 milioni di euro gestiti per la costruzione del cunicolo esplorativo


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