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Vietare lo spinello? Un affare da mamma

«Tocca a me spiegare a mio figlio perché è meglio starne alla larga». Per Livia Turco se lo Stato si mette di mezzo finisce per sottrarre i genitori dalla loro responsabilità

di Redazione

Sanguigna lo è sempre stata. Ma Livia Turco in questo dialogo con Vita è voluta andare al di là degli slogan barricaderi da campagna elettorale. I messaggi al veleno recapitati a questo governo, dalla legge sulle droghe all?immigrazione, non sono mancati, ma la responsabile welfare del Ds e possibile futuro ministro del Lavoro in un eventuale governo dell?Unione, li ha voluti collocare in una visione dello Stato sociale moderna, diversa anche da quella che ispirò il suo vecchio ministero delle Politiche sociali. Vita:Partiamo dalla legge sulle tossicodipendenze e dal principio della sanzione amministrativa su cui si fonda. Come la giudica? Livia Turco: Uno Stato che applica la sanzione amministrativa commette due gravi errori: esonera il genitore dalla sua responsabilità, assoluta e insostituibile, e penalizza un comportamento che va semplicemente prevenuto e aiutato a non ripetere più. È da illusi pensare che sanzionare il consumo di droga basti a risolvere il problema. A mio figlio faccio una ?capa tanta? perché non si sogni neppure di fumare uno spinello, perdo tempo a spiegargli perché è importante non farlo. È una fatica educativa che devo fare io da genitore. È una mia responsabilità insostituibile. Oltre a questo, ritengo che il testo Giovanardi-Fini sia irricevibile, è una questione pregiudiziale di ordine etico: le pare che si tratti una materia così rilevante in un decreto legge di fine legislatura? È la più vergognosa delle leggi-vergogna di questo governo che è inadempiente anche su altri fronti. Vita: Quali? Turco: Il reddito minimo di inserimento, per esempio, non l?ha fatto. E poi i livelli essenziali di assistenza che sono il cuore della legge 328. Completamente abbandonata per un falso artificio: quello per cui, in base al titolo V della Costituzione che delega ogni responsabilità alle Regioni, il governo non avrebbe più alcuna facoltà di legiferare in materia sociale. È una falsità, perché il titolo V mette in capo allo Stato la funzione di definire i livelli minimi di assistenza. Vita: Che tipo di welfare ha in mente per il nostro paese? Turco: Un welfare della capacità e del rispetto, come suggeriscono Amartya Sen e Richard Sennet. Il che significa investire su ciò che le persone sono in grado di fare e non limitarsi ad erogare prestazioni. Penso a un welfare degli obiettivi, dei risultati e della promozione del benessere. È un capovolgimento significativo: vuol dire che il piano sociale e il piano sanitario non si fanno solo indicando i servizi e le prestazioni da erogare, ma indicando, prima di tutto, obiettivi di salute. Per esempio l?obiettivo della tolleranza zero nei confronti della povertà minorile, oppure il raddoppio dell?inserimento lavorativo delle persone disabili. Vita: Il welfare come bene che va prodotto e non solo erogato? Turco: Serve il concorso di tutti gli attori economici e sociali. Dire che le politiche sociali sono politiche di sviluppo significa riconoscere che non bastano più risorse pubbliche, ma che bisogna chiedere a tutti di fare la loro parte per promuovere questi obiettivi di salute. Vita: Compresi i privati? Turco: Non c?è dubbio. Ma non in una logica caritativa o di spot pubblicitario, e neppure in quella di Maroni secondo cui la responsabilità sociale d?impresa sostituisce l?intervento pubblico. Puntiamo a raddoppiare l?inserimento lavorativo dei disabili? Le imprese devono partecipare nell?ambito di un progetto e di una programmazione condivisa. Se vogliono essere considerate parte della classe dirigente, devono concorrere al bene della comunità. Vita: Il servizio civile obbligatorio può essere uno degli attori del nuovo welfare? Turco: Sono sempre stata per un servizio civile obbligatorio, perché credo che bisogna promuovere l?idea del prendersi cura di una parte della cittadinanza: io faccio con te un patto per cui dedichi parte del tuo tempo agli altri. Vita: Parliamo di lavoro, e di precarietà. Cosa avete in mente? Turco: La vera sfida è accettare la flessibilità e combattere la precarietà. La legge Biagi, a questo proposito, è un punto di partenza perfettibile: lavoriamo a una flessibilità che sia dotata di un corredo di diritti. Abbiamo elaborato una Carta dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e abbiamo previsto una riforma di tutto il sistema della formazione, dall?apprendistato ai contratti di formazione-lavoro, fino al sostegno delle persone che perdono il lavoro nell?età matura. Puntiamo alla possibilità di avere una posizione assicurativa e pensionistica unica e un?estensione della maternità e della paternità. Vita: Come pensate di affrontare la questione immigrazione? Turco: Nei primi 100 giorni del governo dell?Ulivo ci devono essere tre proposte: diritto di voto agli immigrati, riforma della legge sulla cittadinanza e legge sul diritto d?asilo. La Bossi-Fini deve essere abrogata, va ripristinato il meccanismo delle espulsioni che era in vigore con il centrosinistra. Quanto ai Cpt, vogliamo che diventino centri di identificazione con una permanenza massima di una settimana. Vita: Che ne sarà del 5 per mille? Enrico Letta ha dichiarato che potrebbe essere confermato dal centrosinistra. Turco:Non sono per abrogare tutte le cose che questo governo ha fatto: se c?è qualcosa di buono salviamolo pure, è talmente poco…


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