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Una finanza per l’equo e solidale

A Bologna apre il salone del biologico: come sostenere i piccoli produttori del Sud del mondo nel mercato globale? Esperti a confronto l’8 settembre a Sana

di Francesco Maggio

Fino a quando era solo un fenomeno di nicchia il commercio equo e solidale la ?sfangava? anche con pochi soldi. Ma oggi che le dimensioni raggiunte sono di tutto rilievo c?è bisogno di un salto di qualità e di una finanza dedicata. Allo scopo di favorire e promuovere una simile presa di coscienza, il consorzio Etimos, la Banca popolare etica e Fondazione culturale responsabilità etica, con l?università di Parma e Alce Nero&Mielizia hanno organizzato a Bologna per l?8 settembre, nell?ambito del salone alimentare Sana, il convegno internazionale La Finanza etica per lo sviluppo: quali prospettive in ambito rurale. L?evento, cui partecipano sia accademici che operatori , mira ad approfondire il ruolo dei piccoli produttori dei paesi in via di sviluppo all?interno del mercato globale delle commodities (caffè e cacao innanzitutto), sulla scorta dell?esperienza maturata da Etimos. «Il punto di partenza» spiega Marco Santori, presidente di Etimos, «è che il commercio equo e solidale in questi anni ha messo al riparo i piccoli produttori dalle oscillazioni dei prezzi sui mercati, senza però assicurare loro sbocchi sufficienti per commercializzare quantità rilevanti di prodotto». Da qui la loro duplice necessità «di interagire con il mercato ?convenzionale? e di elaborare strategie di caratterizzazione e certificazione del prodotto, in primis biologica, perché permette di spuntare buoni margini sul prezzo di vendita». Per sostenere i piccoli produttori in questo processo servono capitali consistenti. Bisogna infatti adeguare la filiera produttiva alle necessità del caso e favorire l?incontro tra produttori e importatori trasformatori. «La finanza solidale può fare molto in proposito» conclude Santori, «e il nostro intento, con il convegno, è proprio quello di mettere a fuoco le molteplici linee di intervento».


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